GRANDISSIMI FIGLI DI PUTIN – I RACCONTI DA BRIVIDI DI ANDREY MEDVEDEV, EX MERCENARIO DELLA BRIGATA WAGNER CHE È RIUSCITO A FUGGIRE DAL FRONTE UCRAINO: “CHI SI RIFIUTAVA DI COMBATTERE VENIVA UCCISO DAVANTI ALLE NUOVE RECLUTE COME FORMA DI INTIMIDAZIONE DA UN’UNITÀ SPECIALE CHIAMATA MED - CI HANNO MANDATO ALLO SBARAGLIO: PARTITI IN TRENTA, SIAMO TORNATI VIVI IN 4. NON C’ERA TATTICA, ANDAVAMO CONTRO I CARRI ARMATI COL..."

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Estratto dell’articolo di Anna Lombardi per “la Repubblica”

 

GRUPPO WAGNER - EX COMANDANTE DI PLOTONE ANDRIY MEDVEDEV GRUPPO WAGNER - EX COMANDANTE DI PLOTONE ANDRIY MEDVEDEV

«Mia madre è morta quando avevo 12 anni, non ho conosciuto mio padre. Sono cresciuto in un orfanotrofio di Tomsk, Siberia. Nel 2018 sono finito qualche mese in carcere ma non ne voglio parlare. Mi sono arruolato nella Wagner a Luglio 2022 perché tanto in Russia, quelli come me erano reclutati comunque e almeno i mercenari pagavano meglio: 240mila rubli (3500 euro) al mese, tre volte più dell’esercito regolare. Ho ucciso, ma mai i civili».

 

Andrey Medvedev, 26 anni, l’ex comandante del gruppo paramilitare russo Wagner fuggito in Norvegia il 13 gennaio scorso, si racconta davanti all’ennesima birra a un tavolo di Olivia, ristorante italiano nel nuovo quartiere di Tjuvholmen. Parla in russo senza guardare nessuno. Se incrocia uno sguardo, abbassa subito gli occhi. Copre e scopre il volto col cappuccio della felpa nera.

 

GRUPPO WAGNER - EX COMANDANTE DI PLOTONE ANDRIY MEDVEDEV GRUPPO WAGNER - EX COMANDANTE DI PLOTONE ANDRIY MEDVEDEV

[…] «Nel contratto c’è scritto che ti impegni a “proteggere siti strategicamente importanti e a raccogliere informazioni”» dice. «Invece ci hanno mandato allo sbaraglio fin dalla prima missione: partiti in trenta, tornammo vivi in quattro. So che è difficile credermi ma mi sono arruolato convinto che stavamo davvero proteggendo i russi del Donbass. In una settimana ho invece capito di essere finito in una situazione insensata. Non c’era tattica. Ci comunicavano la posizione dell’avversario dandoci ordini stupidi. Dovevamo pianificare tutto al momento».

 

ANDREY MEDVEDEV ANDREY MEDVEDEV

Per carità, ci tiene a dirlo: «Ho visto atti eroici da entrambe le parti». I problemi più gravi sono iniziati quando le fila del battaglione sono stato riempite di ex galeotti. Carcerati arruolatisi nei miliziani con la promessa di veder cancellata la loro pena: «Il loro arrivo ha segnato una svolta: siamo diventati tutti carne da macello. Mandati contro i carri armati col solo fucile in mano. E poi vessati al campo. Se qualcuno prendeva che so, un telefonino dal cadavere di un nemico e non lo consegnavano ai capi, gli spezzavano due dita della mano. E chi rifiutava di combattere veniva “terminato” davanti alle nuove reclute come forma di intimidazione da un’unità speciale chiamata Med».

Yevgeny Prigozhin Yevgeny Prigozhin

 

Un acronimo che non sa decifrare ma sospetta che a formare la squadra fossero ufficiali in pensione dell’Fsb, sì, insomma i servizi segreti: ex Kgb. «Durante quei mesi è accaduto una decina di volte. Io ho assistito solo a due, perché poi mi allontanavo. Quell’uccidere insensato dei nostri mi disgustava. Ammazzavano così pure agli ucraini che si arrendevano. Ne ricordo quattro a Klinovoe: non erano un pericolo, ma il Med li “terminò” lo stesso. Nessuno di noi interagiva con loro: si diceva che portava sfiga anche solo rivolgergli la parola».

 

putin Yevgeny Prigozhin putin Yevgeny Prigozhin

A quella “sfiga” Medvedev sente ancora di dover sfuggire. La sua paura più grande, è fare la stessa fine del soldato Yevgeny Nuzhin, galeotto volontario di 55 anni adibito all’umile compito di trasportare i cadaveri. Catturato o forse arresosi agli ucraini, era tornato nei ranghi dopo uno scambio di prigionieri. E qui massacrato a colpi di martello, la sua morte atroce ripresa da un video circolato poi sui canali Telegram di Wagner.

evgheny prigozhin nell obitorio 1 evgheny prigozhin nell obitorio 1

 

[…]Ma i problemi restano. «Sospetta di tutti, pure di chi gli sta dando una mano. Ha già revocato il suo avvocato Brynjulf Risnes più volte salvo poi richiamarlo, tanto che ormai ne ridiamo. Poco fa, dopo aver bevuto non so quante birre, mi ha fatto una scenata terribile, accusandomi di occuparmi di lui per mero interesse».

MERCENARIO DEL GRUPPO WAGNER MERCENARIO DEL GRUPPO WAGNER

Per fortuna è intervenuto un anziano: «Un ex militare norvegese lo ha riconosciuto, gli ha dato del coraggioso. Quel riconoscimento gli ha fatto bene. Ma non basta. Per gestire tanta aggressività assimilata, persone come lui avrebbero bisogno di un aiuto speciale. Bisognerà creare un organismo internazionale per curarli: perché è certo, ne arriveranno altri».

 

Nella lobby del Karl Johan Hotel dove prendono il caffè, Medvedev nel frattempo ritrova il sorriso: «Chiedo scusa per quel che ho fatto. Non ho mai ucciso civili. Sto iniziando a cercare Dio. Spero che la mia testimonianza porti alla condannare dei veri criminali».

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