calabresi della loggia mieli sofri

INTELLETTUALI E TERRORISMO – GALLI DELLA LOGGIA: ‘’COME GIÀ ACCADDE DOPO LA FINE DEL FASCISMO, ANCHE QUESTA VOLTA È STATA RIMOSSA UNA FASE CRUCIALE DELLA STORIA DEL PAESE: LA COLLUSIONE DELLE ÉLITE INTELLETTUALI CON BRIGATE ROSSE, LOTTA CONTINUA, POTERE OPERAIO – E VITTORIO FELTRI RICORDA L’IGNOBILE MANIFESTO FIRMATO DA 800 INTELLETTUALI PUBBLICATO DALL’ESPRESSO NEL 1971 CONTRO IL COMMISSARIO CALABRESI, “UNA SPECIE DI SENTENZA CAPITALE CHE POI QUALCUNO PROVVIDE AD ESEGUIRE” – FRA I NOMI DEI FIRMATARI SI TROVANO SCALFARI, PAOLO MIELI, BERNARDO VALLI, FURIO COLOMBO, UMBERTO ECO, DACIA MARAINI. OLIVIERO TOSCANI, DARIO FO, INGE FELTRINELLI, ALBERTO MORAVIA, PIER PAOLO PASOLINI E TIZIANO TERZANI…

paolo mieli ernesto galli della loggia angelo panebianco massimo teodori

QUELLA RIMOZIONE SUI TERRORISTI ROSSI

Ernesto Galli Della Loggia per il “Corriere della Sera”

 

pagina-lotta-continua - delitto luigi calabresi

Che cosa fu il terrorismo italiano? Che cosa accadde davvero nell' Italia negli «anni di piombo»? Sono queste le domande che pone il libro di Mario Calabresi sull' assassinio di Carlo Saronio Quello che non ti dicono con la discussione che ne è nata anche in seguito a un' intervista con Aldo Cazzullo. Domande allora e poi rimaste almeno in certo senso senza risposta.

delitto luigi calabresi

 

In verità di terrorismi, come si sa, in quegli anni ce ne furono due, uno nero e uno rosso. Ma del primo - tranne i suoi rapporti in parte tuttora oscuri con apparati deviati dei servizi di sicurezza, ciò che vale anche per l' altro - ormai sappiamo tutto quello quel che importa di sapere.

 

il commissario luigi calabresi

È vero, su alcuni episodi anche gravissimi come l' attentato alla stazione di Bologna restano dei dubbi soprattutto circa eventuali collegamenti internazionali, ma in generale conosciamo i fatti e i nomi dei responsabili e dei loro referenti. Il terrorismo nero fu opera di gruppi di giovani militanti delle organizzazioni neofasciste e neonaziste e di alcuni loro capi, ma fatto salvo quanto ho detto sopra, dietro di esso socialmente c' era il nulla ed esso non ha lasciato nulla.

 

Cosa ben diversa fu il terrorismo rosso. Perché dietro il terrorismo rosso ci fu un ambiente. Ci furono infatuazioni intellettuali diffuse, collusioni personali in buon numero, e un frequente voltarsi di molte «persone normali» da un' altra parte per poter dire di non aver visto né sentito. Tutto si svolse come in un crescendo.

mario calabresi quello che non ti dicono

 

Prima degli atti terroristici veri e propri, infatti, e a lungo intrecciata con essi, ci fu una vasta e dura violenza di strada. Auspicata, preparata ed esaltata dai gruppi dirigenti extraparlamentari di Potere operaio, Lotta continua, Avanguardia operaia, il Movimento studentesco.

 

La violenza dei cortei con le spranghe, con i caschi e i passamontagna, con le molotov; la violenza del ritornello «basco nero, basco nero, il tuo posto è al cimitero» gridato contro i carabinieri. Rapidamente nei luoghi sociali più inaspettati la legalità sembrò divenuta un optional.

 

adriano sofri

Tutto ciò che appariva contestazione, rottura delle regole, eversione iconoclasta, venne divulgato dai cataloghi delle migliori case editrici, approvato da stuoli d' intellettuali influenti, predicato da cattedre autorevoli. La rivoluzione insomma assurse a fatto di moda, e come si sa una rivoluzione senza almeno un po' di violenza non s' è mai vista.

 

Fu questo clima che preparò la successiva omertà nei confronti del terrorismo che ci sarebbe stata per tutti gli anni a venire. La quale è stata sì, anche un' omertà generazionale, come ha scritto Giampiero Mughini, ma assai di più, mi pare, è stata un' omertà sociale e culturale.

ovidio bompressi giorgio pietrostefani

 

Un' omertà che ha visto protagonisti specialmente ambienti significativi di borghesia democratica laica e cattolica di alcune città simbolo del nostro Paese - Milano, Roma, Firenze, Torino - , la quale, direttamente o per il tramite dei propri figli, si trovò in varia misura a costeggiare fatti o protagonisti dell' eversione rossa.

 

E anche a condividerne il retroterra ideologico; talvolta non sapendo né vedere né capire; più spesso, invece, vedendo e capendo benissimo ma restando zitta perché incapace di dirsi contro o perché percorsa dal pericoloso brivido della complicità.

omicidio luigi calabresi a milano 17 maggio 1972

 

È a causa dell' atteggiamento di questi settori della classe dirigente - incaricata assai spesso di importanti ruoli di direzione culturale e intellettuale - che ha preso piede un meccanismo di rimozione di questo passato. E così, come già accadde dopo la fine del fascismo, anche questa volta è stata rimossa una fase cruciale della storia del Paese.

 

È stato rimosso il deposito di suggestioni e di modi di pensare che negli anni 60 e 70 numerose élite intellettuali e molti esponenti di una certa borghesia colta fecero propri sotto l' influenza della sinistra di orientamento marxista.

 

adriano sofri, il suo avvocato massimo di noia e giorgio pietrostefani

E insieme è stata rimossa tutta una serie di comportamenti conseguenti, vale a dire i molti casi di una condotta compiacente o benevolmente accomodante, quando non concretamente collusa, con la violenza e con lo stesso terrorismo, con le giustificazioni e gli attori dell' uno e dell' altro.

pasolini dacia maraini moravia

 

Ma la rimozione evidentemente non poteva che valere per tutti.

 

Per chi stava negli studi professionali, nelle aule universitarie o nei salotti, come per chi invece frequentava da militante le strade e le piazze. Nessuna meraviglia dunque se - come si legge nelle parole del figlio del commissario Calabresi che ha rifiutato di stringere la mano ad alcuni di loro incontrati casualmente - nessuna meraviglia, dicevo, se da molto tempo ci troviamo in mezzo a noi capi e sottocapi dei gruppi extraparlamentari i quali a suo tempo si fecero banditori di violenza o in vario modo non si tirarono indietro neppure davanti al terrorismo.

eugenio scalfari paolo mieli foto di baccopaolo mieli corriere della sera

 

Non solo indisturbati e magari con ruoli importanti in questo o quel settore (di preferenza giornalistico-culturale), ma magari anche pronti a farci lezioni di moralità e di civismo, a spiegarci le regole della democrazia.

 

Naturalmente senza essere stati mai costretti a ricordare nulla, senza aver mai ammesso nulla, senza aver chiesto mai scusa di nulla. Fiduciosi per l' appunto nella generale rimozione scesa dall' alto sul passato della Repubblica. Un passato che tuttavia chi ha buona memoria e conserva in casa qualche libro e qualche giornale ricorda ancora benissimo.

luigi calabresi delitto luigi calabresi

 

OGNI TERRORISTA E’ FINITO AL ROTARY

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”

 

Mario Calabresi, già direttore de La Stampa e de la Repubblica, recentemente ha dichiarato di non aver stretto la mano a tre signori che in qualche modo avrebbero collaborato a uccidere suo padre, il famoso commissario vittima di un attentato terroristico ordito dai militanti di Lotta Continua negli anni Settanta.

 

adriano sofri giorgio pietrostefani e ovidio bompressi

Ha ragione il nostro illustre collega, che delle proprie faccende familiari ne sa più di noi e ha il diritto di discuterne pubblicamente, manifestando sentimenti e perfino rancori. Il mio babbo morì giovane nel letto di un ospedale e non ho motivo di prendermela con alcuno, il destino è insindacabile, mentre gli assassini non possono essere dimenticati, tantomeno perdonati.

 

Al posto di Calabresi sarei ancora più arrabbiato di lui, e oltre ai tre farabutti a cui giustamente ha rifiutato un saluto tradizionale, ce l' avrei anche con tutti coloro, numerosi, che all' epoca firmarono un documento ostile a suo papà, una specie di sentenza capitale che poi qualcuno provvide ad eseguire.

luigi calabresi ferma un manifestante

 

Si trattava di intellettuali veri o presunti, ovviamente di sinistra spinta, i quali erano persuasi che l' onesto agente fosse responsabile del suicidio di Pinelli, un anarchico sospettato della strage di piazza Fontana, gettatosi, o gettato, dalla finestra della questura. Ovvio che il poliziotto non fosse colpevole, tuttavia a quel tempo le accuse alle forze dell' ordine si dispensavano un tanto al chilo, evitando con cura di dimostrarle.

paolo e mario calabresi con la madre gemma

 

Cosicché Calabresi passò, complici giornali e giornalisti, per malvivente quando invece aveva la coscienza linda. E dopo un po', sulla spinta delle maldicenze che lo colpirono, fu ammazzato all' uscita di casa. Vabbè, transeat.

 

Ora conviene rammentare che i firmatari del citato documento contro il commissario dovrebbero vergognarsi, invece continuano a concionare badando bene di non rievocare che sull' omicidio del funzionario pesarono i loro giudizi sommari.

 

Ciò che va segnalato è il fatto menzionato ieri sul Corriere da Galli della Loggia, e cioè che i mandanti morali del delitto ancora oggi sono sulla cresta dell' onda, gente che ha saltato il fosso transitando dal filoterrorismo al Rotary, che occupa posti importanti nel settore della comunicazione e in quello politico, seguitando a predicare. Naturalmente non faccio nomi, però chi volesse approfondire il tema è in grado di recuperare su Internet il verdetto sottoscritto dalla banda filocomunista per additare al pubblico ludibrio l' eroico uomo dello Stato. Al cui figlio, rispettosamente, consiglio di allargare la cerchia dei brutti ceffi a cui non stringere la mano.

delitto luigi calabresiGemma Capra (c), vedova del commissario Luigi Calabresi, durante i funerali nel 1972 a MilanoIL COMMISSARIO LUIGI CALABRESI

 

adriano sofri - lotta continuaADRIANO SOFRIGiorgio Pietrostefani adriano sofriGianni Cuperlo e Adriano Sofri adriano sofri nella redazione di lotta continuaADRIANO SOFRI GIORGIO PIETROSTEFANI OVIDIO BOMPRESSI OVIDIO BOMPRESSI E ADRIANO SOFRI Adriano Sofri Adriano Sofri Emanuele Macaluso IL CORPO DI LUIGI CALABRESI

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?