“COSÌ DI BATTISTA CI METTE IN DIFFICOLTÀ” - IL CERCHIO MAGICO DI LUIGI DI MAIO NON HA APPREZZATO L’IPOTESI DI UNA CRISI DI GOVERNO SVENTOLATA DA “DIBBA” - NEL MOVIMENTO NON ALIMENTANO DUALISMI E LE GERARCHIE SONO CHIARE MA CHE COSA ACCADREBBE INVECE SE ALLE EUROPEE IL M5S FINISSE PERICOLOSAMENTE A RIDOSSO DEL 20%? DI BATTISTA RESTEREBBE IN PANCHINA ANCHE IN QUEL CASO?

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Francesco Lo Dico per “il Messaggero”

 

di maio di battista di maio di battista

Dentro il Movimento lo giurano in tanti: «Non è una sorpresa. Alessandro ce lo aveva anticipato che sarebbe tornato in campo. Ne era al corrente anche Luigi». Il problema è però che tra Alessandro, nel senso di Dibba, e Luigi, nel senso di Di Maio, i patti non erano questi. C' era prima da mettere in sicurezza l' alleanza con la Lega e scollinare la montagna delle Europee.

 

alessandro di battista e luigi di maio alessandro di battista e luigi di maio

Fino ad allora il terzo avvento di Dibba avrebbe dovuto restare una carta coperta. E invece, «quella voglia di fare politica che avevo prima» ha giocato un brutto scherzo a Di Battista, ma anche e soprattutto al capo politico stellato. Che ha accolto con non poca irritazione la crisi di governo evocata dall'amico redivivo, proprio nel momento in cui Di Maio è invece impegnato a scongiurare la rottura con l' alleato leghista. Non si tratta però soltanto di un problema di timing.

 

alessandro di battista e luigi di maio 1 alessandro di battista e luigi di maio 1

Il vero punto è che la sortita di Dibba rischia di logorare anzitempo la leadership del capo politico, che al tavolo delle Europee ha puntato quasi tutte le sue fiches per restare al timone del Movimento. Il momento è delicato. C'è bisogno di fare squadra. E perciò tra gli uomini vicini al vicepremier grillino, è giocoforza esorcizzare il fantasma del rivale pronto a tornare già da «settembre o ottobre». «Il governo assicura il sottosegretario alla Pa del M5s, Mattia Fantinati - durerà altri 4 anni, come ha detto Di Battista. La sua disponibilità a ricandidarsi mi rende felice perché Alessandro è una forza della natura». Blindare il leader per blindare il governo, dunque.

 

«Non c' è nessun derby tra Ale e Luigi assicura il senatore Gianluigi Paragone se Dibba ha voglia di rimettere gli scarpini può farlo in ogni momento perché il M5S è casa sua». Eppure la domanda di fondo resta ancora inevasa. Che cosa accadrebbe invece se dopo le Europee il M5S finisse kaputt? Dibba resterebbe in panchina anche in quel caso?

«Non alimentiamo stupidi dualismi. Un capo politico già ce l' abbiamo chiude Fantinati - e, soprattutto, siamo l' unico movimento politico dove i leader sono a servizio delle idee, non viceversa. A noi interessano i valori del M5s. Non c' è tempo da perdere nei personalismi».

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 3 luigi di maio e alessandro di battista in auto 3

Il punto vero però è che i leader politici sono come gli allenatori di calcio: dipendono dai risultati. E lo sa bene anche Luigi Di Maio. «Se il 26 maggio dovessimo prendere poco più del 20% ed essere superati dal Pd ragionano fonti vicine al capo politico saremmo in presenza di un verdetto politico sulla leadership di Luigi. Che è bravissimo e ha dato tanto, ma sarebbe comunque colui che ci ha portato in pochi mesi dal 40 al 20%. Il rimpasto sarebbe inevitabile, il governo diventerebbe a trazione leghista. Impossibile non essere messi in discussione, dopo un risultato del genere».

 

Ecco dunque spiegata la brusca sterzata a sinistra decisa dal capo politico dopo il forum di Verona: il tentativo di una remuntada a sinistra, dopo mesi di silente pascolo a destra che hanno foraggiato solo i consensi leghisti.

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 4 luigi di maio e alessandro di battista in auto 4

«Nel M5S spiegano fonti interne non ci sono leadership personalistiche come in Forza Italia. Se Casaleggio e il popolo di Rousseau reputassero che la figura di Luigi non è più adatta a guidare il M5s, e che è più consona alle necessità quella di Di Battista o magari di Conte, il cambio della guardia avverrebbe senza colpo ferire. Le nostre sono leadership create in provetta. Da noi non conta il direttore d' orchestra, ma solo la persona più adatta a suonare lo spartito». Sarebbero di certo note di sinistra, a quel punto. E Dibba, «a differenza degli ortodossi che ci vogliono logorare, è comunque fedele alla linea con Casaleggio», riflettono i dimaiani. Il Grande ritorno non entusiasma gli ortodossi. «Poteva pensarci prima dice la senatrice Elena Fattori i problemi del M5S non si risolvono con un cambio di uomini, ma con un cambio di metodo».

 

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