“SU PIEMONTE E BASILICATA NON CI SIAMO” - CONTE, DOPO LA VITTORIA DELLA PENTASTELLATA TODDE IN SARDEGNA, DETTA LE CONDIZIONI AL PD – “RICORDO CHE PRIMA E DURANTE LA CAMPAGNA DEL 2022 NEL PD C’ERA CHI LAVORAVA PER ELIMINARE IL M5S. OGGI IL CLIMA È DIVERSO" - QUANTO INCIDERÀ IL VOTO DELLE EUROPEE SULLA SCELTA DEL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO? “NULLA, PERCHÉ HA LOGICHE E FINALITÀ DEL TUTTO AUTONOME” - CALENDA APRE A ALLEANZE LOCALI CON PD E M5S? "IL MIO NUMERO CE L’HA" – L’ACCUSA DI ESSERE "UN POPULISTA MITE": “NON LA CONSIDERO UN’OFFESA” – VIDEO

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Matteo Pucciarelli per la Repubblica - Estratti

 

giuseppe conte alessandra todde elly schlein giuseppe conte alessandra todde elly schlein

Chi si aspettava un Movimento 5 Stelle pronto a (ri)battezzare la (ri)nascita del fronte progressista dopo la vittoria di Alessandra Todde si sbagliava, perché Giuseppe Conte dice e non dice, di sicuro non certifica nulla. «Si vince se si è competitivi con alleati affidabili, compagni di viaggio che ti consentono di realizzare i programmi per i cittadini», spiega il presidente del M5S, che ieri come mezzo partito ha invaso pacificamente tv e radio, c’era da rivendicarsi il trionfo sardo.

 

Comunque, traduzione per il futuro prossimo delle sue parole: in Basilicata e in Piemonte non è assolutamente detto che Pd e 5 Stelle trovino una convergenza com’è stato invece in Sardegna e in Abruzzo, in quest’ultimo caso addirittura con Carlo Calenda in coalizione.

 

giuseppe conte alessandra todde elly schlein giuseppe conte alessandra todde elly schlein

In via di Campo Marzio ancora si ricordano i tempi dell’alleanza stabilizzata, quando era tutto un vertice tra Conte ed Enrico Letta alla sede dell’Arel, prima della caduta del governo di Mario Draghi: un Movimento che i sondaggi davano all’8-9 per cento e che si sentiva costretto a ingoiare bocconi amari di continuo. «Se nel Pd ci danno per scontati ci rimettiamo e basta, meglio affrontare i passaggi elettorali uno ad uno, ognuno con la propria autonomia », ragiona un big del M5S. Ed è esattamente ciò che pensa Conte.

 

Quindi nessun campo largo ma un “campo giusto”, da costruire di volta in volta, in base ai programmi ma pure delle candidature. Per fare qualche esempio, in Basilicata lo spazio per un accordo ci sarebbe anche, ma per il Movimento il nome di Angelo Chiorazzo non va bene. L’imprenditore cattolico ha mille affari, dalla sanità privata all’accoglienza dei migranti, in passato è stato lambito da qualche inchiesta, per i 5 Stelle locali è indigeribile e nonostante l’amicizia con Roberto Speranza che lo sponsorizza Conte non se la sente: «Non consentiremo mai, come M55, una contaminazione fra politica e affari.

giuseppe conte alessandra todde elly schlein giuseppe conte alessandra todde elly schlein

 

Per noi sono cose separate. Se, a destra, a sinistra, ti metti a fare affari e pensi che la politica sia uno strumento per seguire interessi di partito personali con noi non ti puoi alleare», le sue parole a Porta a porta , che qualcuno ha letto anche col retrogusto lucano e non solo come riferimento a Matteo Renzi. Oppure in Piemonte, dove le ruggini con i dem arrivano da lontano, dai tempi della guerra senza quartiere del Pd torinese all’allora sindaca Chiara Appendino, oggi vicepresidente del Movimento.

 

(...)

 

 

CONTE

Monica Guerzoni per il Corriere della Sera – Estratti

 

In Sardegna si è esibito al pallone e ha cantato, strimpellando la chitarra: «Tanto l’aria s’ha da cagna’...».

giuseppe conte alessandra todde elly schlein 1 giuseppe conte alessandra todde elly schlein 1

 

Quanto è felice, Giuseppe Conte? E basta una regione per affermare che l’aria sta cambiando nel Paese?

«Sono molto felice. La vittoria straordinaria di Alessandra Todde è il segno di un nuovo vento che inizia a soffiare dalla Sardegna e che si potrà diffondere in tutta Italia. È anche la vittoria di tutti gli italiani che non hanno mai creduto alle facili promesse di Giorgia Meloni e di quelli che in buona fede ci avevano creduto, ma sono rimasti fortemente delusi. I cittadini cominciano a stufarsi».

 

È la vittoria del campo largo, o del M5S?

«È la vittoria del campo giusto. Ed è la prima regione che il M5S conquista. Una grande soddisfazione per il nuovo corso del M5S e perché Todde è la prima donna presidente della Sardegna».

Meloni ha fatto i complimenti alla neopresidente. Lei non apprezza?

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«È riapparsa dopo essere sparita per quasi 24 ore, in cui ha mandato avanti il buon Truzzu che si è preso la colpa della sconfitta. In realtà lo ha imposto lei agli alleati, con quell’atteggiamento tracotante che non porterà giovamento alla maggioranza».

 

E lei, pensa di aver fatto un passo nella scalata alla guida dell’opposizione?

«L’emozione più grande è aver partecipato alla costruzione di un progetto politico competitivo, di cui il M5S è stato protagonista. Abbiamo fornito una candidata credibile, che ha dimostrato serietà e accettato il rischio, rinunciando al ruolo di parlamentare e alla vicepresidenza del M5S. Abbiamo fatto un lavoro serio con le altre forze progressiste, costruendo un progetto autentico sulle esigenze dei territori, mettendo da parte ambizioni di singoli partiti e scacciando via la tentazione di affidarsi a un mero cartello elettorale acchiappavoti».

giuseppe conte alessandra todde elly schlein giuseppe conte alessandra todde elly schlein

 

Dove vi porta metaforicamente il volo per Cagliari che ha preso con Schlein?

«A costruire un primo mattone che va a scalfire il castello di giravolte e false promesse costruito da Giorgia Meloni. È una grande sconfitta per lei, che ha voluto guidare in prima persona la coalizione con arroganza, imponendo il suo candidato più fedele. Parla tanto di meritocrazia, ma ha scelto uno dei meno amati tra i sindaci e lo ha spinto con una campagna personalizzata, in cui giganteggiavano manifesti con la sua foto e la scritta “Forte e fiera”».

 

Meloni c’ha messo la faccia.

«Sì, ci ha messo la faccia in un comizio finale dai toni sprezzanti e senza aver dedicato un attimo a parlare con i cittadini sardi. Meloni in Sardegna l’ha persa, la faccia. Ma la gente non ne può più dei tradimenti di un governo che sta facendo danni, dall’economia alla politica estera».

giuseppe conte alessandra todde elly schlein 2 giuseppe conte alessandra todde elly schlein 2

Come si deciderà la leadership del campo progressista?

«Il metodo Sardegna ha funzionato. Prima si coltiva un confronto che porti a un progetto ben strutturato, poi si sceglie il candidato più idoneo per attuarlo».

Volete decidere voi quali candidati pd vi stanno bene?

«Non è il nostro criterio, non ci siamo mai posti con atteggiamenti egemonici».

In Basilicata e Piemonte farà l’accordo col Pd, o no?

«La vittoria di Todde dimostra che non esistono alleanze forzate, ma solo alleanze costruite sulla base di progetti credibili e concreti. Ogni regione ha la sua specificità. In Basilicata e Piemonte registriamo maggiore distanza su temi e interpreti, ma il dialogo è ancora aperto».

Quanto inciderà il voto delle Europee sulla scelta del candidato premier?

«Nulla, perché ha logiche e finalità del tutto autonome».

Ha letto Sechi? Scrive che divisi Pd e M5S hanno perso le Politiche, mentre uniti potete battere la destra...

giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di bacco giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di bacco

«Ricordo che prima e durante la campagna del 2022 nel Pd c’era chi lavorava per eliminare il M5S. Oggi il clima è sicuramente diverso. Partiamo da qui, ma dobbiamo consolidare il metodo e costruire un’alternativa credibile».

 

(...)

Calenda apre e lei chiude?

«Il mio numero è sempre lo stesso. Ma il tema non è parlarsi al telefono, è trovare condivisione su progetti per noi qualificanti».

Il Pd ha preso il doppio dei vostri voti. Preoccupato?

«L’obiettivo non è prendere un voto più del Pd, è fare buona politica. Oltre al nostro risultato bisogna tenere conto della lista Todde e delle liste civiche che abbiamo sponsorizzato».

 

CONTE SCHLEIN CONTE SCHLEIN

Le manganellate agli studenti hanno pesato?

«Difficile dirlo. Sicuramente questo governo persegue un clima repressivo contro il dissenso, che si ricollega a un’impronta ideologica di cui Meloni è pervasa».

Quale impronta?

«Per l’ultimo Mattinale di FdI l’uso dei manganelli a Pisa significherebbe affermare lo stato di diritto. Niente affatto. Quel foglio parlamentare dimostra solo una grave carenza di cultura democratica».

Lei si sente un populista mite?

«Mi hanno definito populista gentile, oggi mite. Vanno bene entrambi. Nella sua accezione più alta, di vicinanza ai bisogni e alle sensibilità dei cittadini, non è un’offesa».

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