“IL PREZZO PAGATO DALLA MELONI È MOLTO ALTO: È L’ESAURIRSI DI QUELLA STRANA MALÌA NELL’OPINIONE PUBBLICA” - FOLLI: “ERA INEVITABILE CHE L’INCANTESIMO, CHIAMIAMOLO COSÌ, DEI PRIMI MESI SAREBBE FINITO. MA ORA CHE È ACCADUTO, NESSUNO SA BENE COSA DIRE A DESTRA. AL PUNTO DA CANCELLARE LE PRESENZE TELEVISIVE PER COMMENTARE LA SARDEGNA. INTANTO SI AVVICINA L’ABRUZZO: UNA SECONDA SCONFITTA SAREBBE PERSINO PIÙ GRAVE” - MASSIMO FRANCO: “L’OBIETTIVO DI PALAZZO CHIGI È DI DECLASSARE A ‘ANOMALIA’ L’INCIAMPO DELLA SARDEGNA. MA SENZA UN’ANALISI DELLA ‘SPLENDIDA SCONFITTA’ DI DOMENICA, ALTRE DELUSIONI POTREBBERO ARRIVARE…”

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1 - PER LA DESTRA È TEMPO DI SCEGLIERE

Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Non è un titolo d’onore, ma uno degli sport preferiti dai conformisti consiste nel bastonare il cane che affoga. Ossia schernire e insultare l’avversario o comunque il potente ormai a terra. Nemmeno Matteo Salvini sfugge alla regola che ha illustri precedenti. Bisogna dire che stavolta il capo della Lega è meno colpevole che in passato: in fondo in Sardegna ha difeso un presidente in carica di basso livello, ma chi lo ha sostituito, il cagliaritano Truzzu imposto da Giorgia Meloni, non era migliore. Così si è verificato il cortocircuito. E ora a destra, come si usa dire, volano gli stracci.

 

matteo salvini e giorgia meloni matteo salvini e giorgia meloni

Succede quando il collante che tiene insieme una coalizione non è un’idea del paese […] La sconfitta […] produce solo il rimpallo delle responsabilità. Si dirà che l’unica in grado di avviare un ripensamento è la presidente del Consiglio […] Il problema è che in Sardegna il centrodestra non ha perso per colpa di Salvini. […] il meccanismo letale è stato innescato proprio dalla premier. L’obiettivo, come è noto, era eliminare un passo dopo l’altro il leghista dal tavolo da gioco.

 

matteo salvini e giorgia meloni matteo salvini e giorgia meloni

Ma lo schema prevedeva il progressivo rafforzamento di FdI in parallelo con la decadenza di Salvini. Viceversa abbiamo avuto il crollo della Lega, e probabilmente la fine politica del suo capo, ma il prezzo pagato dalla Meloni è molto alto: è l’esaurirsi di quella strana malìa nell’opinione pubblica […]

 

Una donna che ha la Thatcher tra i suoi miti politici, ma che alla fine non è riuscita a scegliere tra incarnare una posizione radicale, circondandosi di pochi vecchi amici fidati; oppure imboccare senza indugi la via di una forza conservatrice liberale, come appunto la figura idealizzata della premier inglese suggerirebbe.

matteo salvini giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni

 

Era inevitabile che l’incantesimo, chiamiamolo così, dei primi mesi sarebbe finito. Ma ora che è accaduto, nessuno sa bene cosa dire a destra. Al punto da cancellare le presenze televisive per commentare la Sardegna. Intanto si avvicina l’Abruzzo e con esso la prova del nove. Una seconda sconfitta sarebbe persino più grave della prima: indicherebbe una tendenza che si consolida. […]

 

giorgia meloni e matteo salvini 3 giorgia meloni e matteo salvini 3

Il centrodestra dovrà imboccare una strada convincente prima dell’europee […] Cosa vuole essere questa destra? Un insieme di radicalismi e di personalismi tenuti insieme dai livori reciproci? Ovvero una forza di governo fondata su un progetto in grado di stimolare la fantasia di un elettorato in cerca di stabilità […]? […]

 

2 - IL TENTATIVO DI DECLASSARE LA SCONFITTA AD ANOMALIA

Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

La dichiarazione congiunta dei tre leader della destra rappresenta il primo tentativo di reagire con compattezza alla sconfitta in Sardegna. E insieme riflette l’urgenza di evitare che quel risultato a sorpresa peggiori i rapporti già tesi nella maggioranza di governo. Esprimere all’unisono «rammarico» e voglia di «imparare dalle sconfitte» significa trasmettere un’immagine di unità tutt’altro che scontata. […]

salvini meloni salvini meloni

 

L’obiettivo di Palazzo Chigi è di declassare a «anomalia» l’inciampo della Sardegna. Si vuole dimostrare fin dalle prossime elezioni regionali in Basilicata e Abruzzo che si è trattato di un caso isolato. Può darsi. Ma senza un’analisi della «splendida sconfitta» di domenica, altre delusioni potrebbero arrivare. Lo schema della popolarità del leader o della leader nazionali, che si proietta virtuosamente sui candidati locali è stata smentita da tempo. Non sembra, tuttavia, che abbia portato consiglio.

 

Eppure, sono anni che l’elettorato mostra una volatilità vistosa. Non significa solo che si aggrappa di volta in volta a chi appare «nuovo». Vuol dire anche che nessuno può pensare di sfruttare una posizione di rendita. Non convince troppo neanche Matteo Salvini quando sostiene che «cambiare un candidato in corsa» è stato un errore: educato rimbrotto alla premier. Ma siamo solo all’inizio di una traiettoria dalla quale la destra può uscire più forte e coesa, o prigioniera di una narrativa consolatoria che copre lotte intestine suicide.

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

 

 

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