ponte genova

MA ALLORA L'ITALIA PUÒ DIVENTARE COME IL GIAPPONE: BASTA ELIMINARE LA BUROCRAZIA - IL PONTE DI GENOVA PROCEDE SPEDITO E SARÀ FINITO A TEMPI RECORD. I CANTIERI NEL RESTO DEL PAESE SONO PARALIZZATI. TUTTO MERITO DELLE NORME EMERGENZIALI CHE PERMETTONO A RENZO PIANO E AI SUOI INGEGNERI DI FOTTERSENE DELLA MONTAGNA DI LEGGI CHE REGOLANO LE GRANDI OPERE - MARCO BUCCI DA BIETOLONE DELLA POLITICA A EROE DEI LIGURI

ponte di genova

Marco Imarisio per il ''Corriere della Sera''

 

Anche oggi verrà montata una trave da cinquanta metri, tempo permettendo. Ma cosa vuoi che sia, in fondo si tratta solo dell’impalcato sulle pile 16 e 17, al principio del lato di levante, poco visibile, poco scenografico. Poi è lungo appena la metà di quello che giovedì alle 14 in punto è stato issato a quaranta metri d’altezza, sopra il pilone numero 9, proprio quello che il 14 agosto di due anni fa si sbriciolò come un grissino trascinando sotto alle sue macerie le vite di 43 persone. Quindi, se ne parlerà poco o nulla, così come sta passando sotto silenzio l’imminente completamento delle diciotto arcate di calcestruzzo alte novanta metri dalle fondamenta.

 

ponte di genova

Alle cose fatte bene ci si abitua in fretta. Così la costruzione del nuovo ponte di Genova e il costante avanzamento dei lavori stanno diventando una normalità inedita ma non per questo meno piacevole. Alla quale fa da contrappunto la cassa di risonanza che deriva dalle occasioni speciali, come la posa delle tre travi da cento metri che messe una in fila all’altra restituiranno a Genova il filo dell’orizzonte sparito in quella piovosa e tragica mattina di mezza estate. Già ieri faceva una certa impressione passare da via Fillak, la strada che scorreva sotto il ponte Morandi, e rivedere dal basso non più il cielo, ma di nuovo una striscia di asfalto e cemento armato. Non è vero che tutto deve per forza cambiare sempre, a volte è più bello quando le cose tornano come erano prima.

 

 

Inizio di marzo

La seconda trave sarà decisiva. Perché è quella che attraversa il Polcevera, che ricongiunge il levante al ponente e riempie lo spazio vuoto. L’appuntamento è per l’inizio di marzo. Quasi una soglia psicologica. La metà esatta dell’opera, che segna l’attraversamento del luogo del disastro, del greto del fiume pieno di macerie così enormi che sembravano piramidi. In quel momento, quando l’impalcato verrà fissato in alto, il ponte «sarà di nuovo», come dice Francesco Poma, il direttore dei lavori, dopo una assenza che tutti pensavano sarebbe durata molto di più.

ponte di genova

 

Per quanto in corso d’opera, questa impresa forse può già raccontare qualcosa che riguarda tutti noi. Dopo la fase dell’utopia, e degli slogan buoni per i social network, i protagonisti di questa storia hanno intrapreso una strada diversa, che prevede poche parole e molti fatti. Ancora lo scorso ottobre, qui era tutto un annuncio. «Inaugurazione entro marzo 2020!» «Traffico aperto alle auto per fine gennaio» «Posa definitiva dei 1067 metri di impalcato entro Natale 2019!» Per fortuna di tutti, si sono spente le luci dei riflettori, che solleticano le vanità e inducono a lanciare promesse impossibili da mantenere. Anche se quella di Marco Bucci sulla primavera del 2020 come termine ultimo rimane ancora in piedi.

 

 

Tagli promozionali

marco bucci renzo piano

Quando la polvere delle celebrazioni e dei troppi tagli di nastro a scopo auto promozionale si è invece posata, non è rimasto altro che sfruttare al meglio una legislazione che più speciale di così non poteva essere. Il celebre decreto-Genova, diventato legge dello Stato il 15 novembre 2018 dopo 77 modifiche, cambi di cifre, riscritture di articoli interi, rappresenta davvero un unicum, una specie di Gronchi rosa dei poteri speciali affidati in ultima istanza a una sola persona, il commissario alla ricostruzione.

 

Nemmeno per i terremoti sono state concesse tante e tali deroghe alle procedure ordinarie. Non è questa la sede per stabilire se davvero si tratta di un caso di ultra-liberismo legislativo entrato nel nostro ordinamento a cavallo dell’onda emotiva generata dalla tragedia del ponte Morandi.

giovanni toti marco bucci

 

Ma il taglio di ogni burocrazia si è rivelato lo strumento più importante per fare in fretta un’opera che doveva essere fatta in fretta, oltre che bene. All’epoca della sua nomina nessuno poteva immaginare che Marco Bucci si rivelasse la persona perfetta per un incarico così gravoso. Il commissario nonché sindaco di Genova è davvero uno dei primi post-politici italiani.

 

Nel senso che di politica, e di diplomazia, non ne sa nulla. In una delle sue prime uscite dopo l’elezione, ebbe un vistoso momento di imbarazzo quando gli venne chiesto cosa pensasse di Paolo Emilio Taviani, che è stato solo il più importante uomo politico genovese dal dopoguerra a oggi. Non lo conosceva.

GIOVANNI TOTI RENZO PIANO MARCO BUCCI

 

Di scuola americana

A Bucci sfugge il significato di tutto quello che alimenta il dibattito pubblico e in tal senso è davvero una specie di alieno. Si considera un manager, di scuola americana. La fissità del suo sguardo rivela spesso una determinazione che qualcuno trova ottusa, ma nel caso di specie funziona. In questi mesi ha condotto un pressing esasperante sul Consorzio PerGenova. Le sfuriate del sindaco che grida, come lo chiamano i dipendenti di palazzo Tursi, si sono abbattute anche sulle aziende incaricate della ricostruzione.

 

salini conte de micheli ponte genova

L’uomo che dietro le spalle veniva etichettato come un vincitore per caso, un mister Magoo della politica, è diventato un Re Mida osannato dall’entourage leghista e da Giovanni Toti il presidente regionale uscente che lo ha «inventato» commissario e ora si gioca la riconferma a colpi di selfie in sua compagnia. Perché conta solo il ponte, niente altro. Il 65 per cento dei liguri lo considera la cosa più importante. E comunque la primavera finisce il 21 giugno.

a genova il varo del primo impalcato del nuovo ponte

Ultimi Dagoreport

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…