Estratto dell'articolo di Christian Raimo per “la Repubblica – ed. Roma”
Ieri sono usciti i risultati del bando biennale dell’estate romana. Dei 40 progetti finanziati con circa 35-40 mila euro l’uno, nove sono nel primo municipio; in molti municipi di periferia viene finanziato un solo progetto, spesso a soggetti che non hanno la loro base sul territorio.
Al primo municipio, il più ricco di Roma, quello che da mesi è invaso da turisti, quello in cui ci sono la maggior parte dei musei cittadini, quello che vive di una solida possibilità di economie private, andranno per il 2023/2024 altri 600mila e passa euro, mentre le economie ordinarie di municipi di periferia sono, nella maggioranza dei casi, sotto i 60mila euro annuali.
Ma questa non è la macchia più grossa nella distribuzione dei fondi pubblici sulla cultura per la prossima estate. L’eccezione che squalifica le regole sono i soldi concessi senza bando alle tre arene del cinema America: 250mila euro su 300mila richiesti, o meglio pretesi, per piazza san Cosimato, Casale la Cervelletta e Ostia.
roberto gualtieri foto mezzelani gmt 224
Il budget è in linea con i finanziamenti delle precedenti edizioni, che erano sostenuti – anche lì, senza bandi – dalla regione Lazio, oltre che dal ministero della cultura e da numerosi sponsor privati, dalla gadgettistica del cinema America, e dallo scollettamento.
Questi fondi regionali, con la nuova giunta di centrodestra, era previsto che non sarebbero arrivati, ma nel frattempo Valerio Carocci, presidente dell’associazione, e i cosiddetti “ragazzi del cinema America” hanno comunque messo su un programma ampio, di alto livello e quindi presumibilmente molto costoso.
Il cinema America è una realtà ormai affermata, tanto da gestire un cinema come il Troisi, e da dichiarare un paio di settimane fa l’offerta di 2 milioni e mezzo di euro per acquistare la vecchia sede del cinema America.
La domanda davvero elementare sarebbe: perché il cinema America, che oggi è una fondazione con molte risorse – che addirittura le può impegnare per comprare una seconda sala cinematografica –, deve avere soldi pubblici, e senza bando? Ma anche qui questo non è il nodo più problematico della vicenda.
Ieri c’è stata una conferenza stampa in cui Valerio Carocci c’ha tenuto a chiarire che le voci per cui avrebbe occupato il Campidoglio e telefonato ai dirigenti del Pd per forzare quest’assegnazione di fondi sono false. È la parte meno interessante e squalificata della vicenda, mentre è molto singolare il suo ragionamento pubblico: “Il costo umano per noi è stato troppo elevato significa paura, ansia, stress. La consapevolezza di avere organizzato una spesa e di non vedere le tempistiche rispettate”.
Carocci parla, oltre che di costo umano, anche di una promessa che gli era stata fatta da parte del sindaco Gualtieri di un finanziamento. Che cosa significa, “promettere” dei soldi?
E perché da parte del cinema America non c’è stata una battaglia verso la Regione per avere continuità del finanziamento e invece si è preferito battere cassa in modo insistente con il comune?
E questo vuol dire che il Comune rinuncia alla sua prerogativa di indirizzare un pezzo importante delle sue politiche culturali e le dà in appalto a un privato?
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