covid coprifuoco

CON LA SCUSA DEL VIRUS CI FOTTONO PER SEMPRE UN PEZZETTO DI LIBERTÀ - NON LO DICONO I COMPLOTTISTI DELIRANTI MA LO STORICO FRANCIS FUKUYAMA: "IL COVID È STATO USATO DAI GOVERNI PER ESPANDERE LA LORO AUTORITÀ ESECUTIVA. UNA PERDITA CHE NON SARÀ SOLO MOMENTANEA: MOLTI NON VOGLIONO RINUNCIARE A QUESTI NUOVI POTERI" - "DALLA PANDEMIA PUÒ VENIRE ANCHE QUALCOSA DI BUONO. HA MESSO A NUDO LA POCHEZZA DI ALCUNI LEADER POPULISTI E SOVRANISTI CHE SEMBRAVANO INVINCIBILI..."

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera

 

FRANCIS FUKUYAMA

«La democrazia liberale è sotto grave stress da un decennio e la pandemia che, come tutte le crisi, ha conseguenze impreviste, riduce ulteriormente gli spazi di libertà.

 

L'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 ha spinto gli Stati Uniti a combattere due guerre che nessuno voleva, mentre il crollo finanziario del 2008 ha alimentato il populismo e i movimenti anti establishment. Stavolta il coronavirus è stato usato dai governi per espandere la loro autorità esecutiva, riducendo di fatto la libertà dei cittadini in tempi d'emergenza sanitaria. Una perdita che non sarà solo momentanea: molti leader non vogliono rinunciare a questi nuovi poteri».

 

LO STORICO FRANCIS FUKUYAMA

Incontro Francis Fukuyama, lo storico di Stanford autore del celebre e discusso La fine della storia e di molti altri saggi in un bar all'aperto fuori dall'ateneo della Silicon Valley, ancora off limits per i visitatori.

 

I suoi giudizi tranchant di un tempo sono stati rimpiazzati da riflessioni più pacate e anche da qualche reticenza autoironica. È convinto che il successo di Biden non sia un fuoco di paglia, ma non si sbilancia nei giudizi sull'Europa: «A giugno dello scorso anno ero convinto che si stesse aprendo un nuovo ciclo ancora dominato dall'influenza di Angela Merkel. Previsione sbagliata, meglio non farne altre».

 

E sul conflitto tra Israele e palestinesi?

israele attacca la striscia di gaza 20

«Lo studio da 40 anni: da quando lavoravo al Dipartimento di Stato durante la presidenza Reagan. Ho visto quei rapporti deteriorarsi sempre più con Israele che, moltiplicando gli insediamenti nei Territori occupati, ha reso ormai di fatto impossibile una soluzione basata su due Stati. Con l'accelerazione degli ultimi 4 anni, avvenuta con la benedizione di Trump, Israele si è privato di un'opzione di accordo politico per arginare la crisi. È rimasto solo l'uso della forza: non vedo vie d'uscita».

 

donald trump bolsonaro

Solo conseguenze negative dalla pandemia?

«No, può venirne anche qualcosa di buono. La sottovalutazione del virus e la pessima gestione dell'emergenza sanitaria ha messo a nudo la pochezza di alcuni leader populisti e sovranisti che sembravano invincibili: vale per Stati Uniti, Brasile, India e anche Messico. Senza il Covid Trump avrebbe vinto le elezioni. Invece ora Biden sta avviando un nuovo ciclo, fatto di ritorno del welfare e di investimenti pubblici in infrastrutture e ambiente. Ecco: l'altro grosso effetto della pandemia è il rilancio del ruolo dello Stato. Come investitore e come regolatore».

 

joe biden

Potrebbe essere una svolta di breve respiro: molti si aspettano una riscossa repubblicana alle elezioni di mid term, tra un anno e mezzo.

«Non credo ma qui bisogna distinguere: sul piano economico il pendolo ha sicuramente cambiato direzione. Nel Dopoguerra abbiamo avuto un forte ruolo dello Stato, tra investimenti e protezione sociale. Poi con Reagan, dal 1980, il pendolo si è mosso in direzione opposta: verso il capitalismo liberista, darwiniano. Ora stiamo tornado all'interventismo statale e all' attenzione per il welfare. È importante il ruolo di Biden pressato dalla sinistra democratica, ma il pendolo ha cambiato direzione anche per i repubblicani: Trump col suo populismo aveva già imposto la virata. Il nuovo presidente ha un'autostrada davanti, anche se il Congresso non approverà per intero il suo piano che prevede una spesa complessiva di 6 mila miliardi. Biden sta, però, commettendo un grave errore».

 

Joe Biden

Quale?

«Le politiche di spesa sono popolari e sono ormai accettate anche a destra, ma lui dovrebbe riequilibrarle rassicurando i conservatori su altri terreni: non dando spazio alla cosiddetta woke culture della sinistra radicale e alla pressione per tagliare i fondi per le polizie o per cancellare di retaggi storici controversi. I miei amici che votano repubblicano non amano Trump ma temono queste derive ideologiche della sinistra».

 

Recep Tayyip Erdogan

Lei ha appena scritto un saggio sull'ascesa della Turchia di Erdogan, divenuta potenza regionale grazie alla tecnologia dei droni. Da dove nasce questo suo interesse?

«Nel tempo libero mi diverto con l'hobby dei droni e da quando ho cominciato a usarli, dieci anni fa, mi sono reso conto che questa tecnologia, allora nelle mani di Stati Uniti e Israele, prima o poi sarebbe stata usata anche da altri Paesi, cambiando i rapporti di forza e la natura stessa dei conflitti terrestri. La Turchia, che ha ottenuto la tecnologia dei droni da Israele e poi ha sviluppato una sua industria, oggi, usando mezzi poco costosi e senza rischiare le vite dei piloti è intervenuta con efficacia in vari conflitti. A Idlib, in Siria, ha bloccato l'offensiva delle truppe di Assad appoggiate dalla Russia. In Libia ha bombardato la base aerea del generale Haftar, alleato degli Emirati. In Somalia ha riempito il vuoto lasciato dal minor impegno degi Usa. E a settembre Erdogan è intervenuto nel conflitto per il Nagorno Karabakh a fianco dell'Azerbajian, contro l'Armenia. I droni turchi hanno distrutto 200 carri armati, 90 autoblindo e 182 pezzi d'artiglieria».

 

recep tayyp erdogan

L'ha studiata a fondo! Conclusioni che vadano oltre il ruolo della Turchia?

«Questa tecnologia sta obbligando gli stati maggiori a ripensare i conflitti terrestri, l'occupazione del territorio, l'impiego di truppe e mezzi blindati. Vedremo qualcosa di simile a quello che è accaduto nei mari quando l'arrivo delle portaerei rese obsolete e vulnerabili le corazzate, fino ad allora cuore di ogni flotta. E la stessa Turchia sta vendendo i suoi droni all'Ucraina che li userà per respingere gli attacchi dei tank russi».

FRANCIS FUKUYAMAFRANCIS FUKUYAMA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”