IL GRANDE RITORNO DEL DIAVOLO IN CHAMPIONS – STASERA IL MILAN AFFRONTERÀ IL LIVERPOOL, UNA SFIDA CHE NEGLI ANNI È DIVENTATA UN CLASSICO DELLA COMPETIZIONE – IL MILAN SI RITROVA IN UNO DEI GIRONI PIÙ COMPLICATI, CON ATLETICO MADRID E PORTO A COMPLETARE IL QUARTETTO – CONFERMATA L’ASSENZA DI IBRA, RIMASTO A MILANO PER UN'INFIAMMAZIONE AL TALLONE D'ACHILLE – PIOLI “UN'OPPORTUNITÀ PER DIMOSTRARE CHE A QUESTO LIVELLO POSSIAMO STARCI”

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Carlos Passerini per il "Corriere della Sera"

 

Camminare da soli a volte è l'unica cosa che si può fare. L'importante, esattamente come dice la famosa ballata che i tifosi del Liverpool cantano a squarciagola prima d'ogni partita sulle gloriose tribune di Anfield Road fin dai tempi di Bill Shankly, uno dei più unici e coinvolgenti spettacoli che il calcio possa riservare a chi lo ama, è farlo «a testa alta e senza paura del buio». 

 

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Più o meno quello che Zlatan Ibrahimovic ha detto ai suoi compagni prima che nel tardo pomeriggio di ieri s' imbarcassero da Malpensa sul volo che li avrebbe portati, senza di lui, in questo pezzo d'Inghilterra profonda dove tutto sa di musica e pallone. Nulla è impossibile, ma una cosa è certa: più complicato di così, il ritorno in Champions a sette anni dall'ultima volta era difficile immaginarselo. 

 

Già il girone è durissimo, visto che a completare il quartetto ci sono Atletico Madrid e Porto, in più questo debutto di fuoco in casa dei Reds - prima volta in assoluto per il Milan nella sua storia - s' è maledettamente complicato a causa dell'assenza di Ibra, rimasto a casa per via di un'infiammazione al tallone d'Achille, un problema sorto già domenica durante il 2-0 alla Lazio. Se il dolore calerà, domenica contro la Juve potrebbe essere già disponibile. 

 

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«Pensavamo bastasse il riposo di lunedì, poi ha provato con la squadra e aveva male, meglio non rischiare» ha ammesso Stefano Pioli, che sarà quindi costretto a ridisegnare il reparto d'attacco. Tornato ad allenarsi solo da un paio di giorni dopo la positività al Covid, Olivier Giroud non può essere al meglio della condizione: nelle gambe non ha più di un tempo, solo stamane il tecnico deciderà cosa gli conviene, se cioè mettere il francese dall'inizio per sfruttarne esperienza e presenza scenica in avvio, oppure partire con Rebic e poi dargli il cambio nella ripresa. 

 

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L'ipotesi più probabile è la seconda. Comunque sia, al Diavolo toccherà camminare solo. Non sarà né la prima né l'ultima volta: andando lo svedese verso i quaranta, traguardo che taglierà il 3 ottobre, infortuni dell'ultim' ora come questo vanno messi in conto. Nel calcio come nella vita bisogna essere realisti, poi però è l'ottimismo che aiuta ad andare oltre: vero che la serie A è una cosa e la Champions un'altra, ma negli ultimi tempi, quando ha dovuto fare a meno del suo leader, il Milan ha sempre risposto alla grande. 

 

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L'assenza peserà, questo è innegabile, ma il secondo posto conquistato con merito nell'ultimo torneo nonostante Ibra abbia giocato solo la metà delle partite è lì a dimostrare che le qualità per sopperire ci sono, anche se il livello si alza. Questo è ciò che il campione svedese ha detto ai suoi compagni e questo è ciò di cui i suoi compagni devono convincersi, se vogliono uscire a testa alta dalla «Fortress», la Fortezza, come la chiamano i tifosi della mitica curva Kop. 

 

«Questa è per noi una grande opportunità per dimostrare che a questo livello possiamo starci, vogliamo iniziare a scrivere la nostra storia» ha ribadito Pioli, che stasera a 55 anni debutta da allenatore in Champions e che a centrocampo spera di poter contare su Tonali, l'uomo del momento, alle prese però con un po' di febbre. Se ce la fa, Sandrino sarà in coppia con Kessie. 

stefano pioli stefano pioli

 

L'incrocio con Henderson, Fabinho e Keita, il terzetto di mezzo scelto da quella volpe di Jurgen Klopp, sarà uno dei punti chiave del match: fondamentale non perdere la sfida nel cuore del gioco, per evitare quelle verticalizzazioni fulminanti che innescano Salah, Jota e Mané. Un tridente portentoso che leverebbe il sonno a molti, non a Simon Kjaer: «Non siamo venuti in vacanza, è un anno che lavoriamo per essere qua». Già, così: a testa alta, senza paura del buio.

 

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