Giampiero Mughini per Dagospia
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Caro Dago, ancora una volta la scena teatrale offerta da un campo di football si dimostra ineguagliabile a qualsiasi altra. E ti confesso che l'estasi innanzi a una tale bellezza, a una tale imprevedibilità, al fatto che ogni partita è diversa da tutte le altre, è in me in questo momento maggiore che non l'amarezza per la sconfitta della Juve. In nessun altro sport una tale partita avrebbe avuto alla fine un tale risultato sul tabellone. Una partita che la Juve aveva controllato e dominato. Una partita che era stata illuminata da uno dei gol più belli che io abbia visto durante una vita passata a guardare football. Dopo quel gol - Ronaldo che scatta a "dettare" il passaggio, Bonucci che lo vede e manda, Ronaldo che al volo impatta e fulmina, il portiere del Manchester che in tutto e per tutto muove la testa un tantino verso l'indietro - il cerimoniale sembrava concluso, finito, che non ci potesse essere un'ulteriore emozione o accadimento dopo una tale meraviglia.
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Tanto che gli stessi giocatori della Juve sembravano a loro volta in estasi, e hanno mancato una o forse due botte a colpo sicuro. Dall'altra parte una punizione tirata a meraviglia con un giocatore del Manchester che finta e l'altro che pennella, e poco dopo un pallone che spiove in area e dopo due o tre rimpalli fa goal, ossia entra in rete. Il calcio, te l'ho detto. Il più gran teatro del mondo. Peccato che ci siano di mezzo alcune centinaia di milioni di euro, e guai se la Juve li avesse compromessi con questo risultato. Ma no, semmai ha acquisito un credito verso la sorte, anch'essa grande protagonista del teatro verde di un campo di calcio. Alla prossima recita, dunque.
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GIAMPIERO MUGHINI 
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