ARTE TAROCCA – RIELLO RACCONTA LA PARABOLA DELL’ARTISTA CANADESE MORRIS BLANCHARD, CHE MILLANTAVA UN'APPARTENENZA AL POPOLO DEI NATIVI AMERICANI: “IL FRATELLO ALLEN BLANCHARD HA RIVELATO CHE IN FAMIGLIA NON HANNO NESSUN ASCENDENTE NATIVO AMERICANO. UNA 'SÒLA'. E PURE UN DISASTRO ECONOMICO, VISTO CHE NESSUNO VUOLE PIÙ I SUOI QUADRI. MA POSSIBILE CHE UNA (FASULLA) NARRAZIONE SIA COSÌ POTENTE DA SUGGESTIONARE OLTRE AL PUBBLICO GENERICO ANCHE ESPERTI DI ESTETICA E CRITICI D'ARTE?”

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Antonio Riello per Dagospia

 

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Morris Blanchard è un artista Canadese di circa sessanta anni che ha, almeno nel suo paese, una certa notorietà.

 

Nel 2018 è stato insignito perfino del "Kingston Mayor's Arts Awards". Blanchard si definisce (senza falsa modestia): pittore, cantastorie, consigliere spirituale, guaritore, erborista. Esordisce sempre richiamando  l'attenzione sulla sua appartenenza al popolo dei Nativi Americani del Canada.

 

Più precisamente sostiene di discendere dalla tribù degli Ojibwe e che il suo "vero nome" nella lingua autoctona sia Onaagottoay. E non smette di raccontare che il suo  talento creativo è un vero e proprio (miracoloso) "regalo" da parte del suo Dio aborigeno.

 

riello tarocca una panda riello tarocca una panda

Esiste un movimento culturale, molto forte nel mondo accademico del Nord America, che cerca di ritrovare e valorizzare la produzione culturale dei popoli che abitavano queste terre prima della colonizzazione Europea.

 

Missione di recupero che è ovviamente per molti aspetti più che legittima. Non è solo una questione di "risarcimento culturale", ma (almeno in parte) anche di genuina scoperta di giacimenti artistici poco esplorati.

 

Questo atteggiamento sta massicciamente guidando scelte editoriali e curatoriali su tutti i fronti e a tutti i livelli. Strano ma vero per il 2021: sembra che i nostri lontani antenati possano influenzare la nostra carriera professionale ben di più che nel recente passato.

 

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Ovviamente quando si tratta di bisnonni e trisavoli qualche furbone in agguato c'è sempre. In passato c'erano figure che vantavano (false) discendenze rispetto ai Padri Pellegrini (negli Stati Uniti) o alla nobiltà britannica o francese (in Canada) allo scopo di incrementare il rango sociale e le proprie occasioni professionali.

 

Oggi c'è invece chi si costruisce ad hoc elaborate parentele (più o meno strette) con capi tribù e sciamani; gli scopi non sono affatto diversi da quelli dal passato. La "sala dei ritratti degli antenati" di aristocratica memoria si è riempita di foto di capitribù (quasi sempre taroccate con Photoshop). Ci sono stati in qualche caso anche degli approcci di chirurgia plastica per rendere più credibili le proprie radici etniche.

 

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Blanchard (o meglio Onaagottoay) era uno di questi taroccatori d'identità e, solo pochi giorni fa, è stato totalmente sputtanato. Complici i social media lo sanno ormai tutti in Canada, la stessa BBC ne ha dato notizia sul proprio sito con una notevole enfasi.

 

Il fratello Allen Blanchard (che forse non gli vuole così tanto bene...) in una lunga intervista ha rivelato che in famiglia non hanno nessun ascendente nativo Americano. Pura razza bianca anglosassone, per giunta anche ben educata. Il tutto ben documentato da foto. Un perfido impostore/millantatore insomma. Una "sola" come si dice a Roma. E pure un disastro economico: il perno su cui aveva costruito il suo personaggio si è completamente dissolto.

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Nessuno vuole più i suoi quadri. E nemmeno le sue tisane. Non parliamo poi dei suoi consigli a pagamento. Potrebbe consolarsi un po' guardando i CD di vecchi film (non sono più trasmessi alla televisione da tempo in Canada) dove le Giubbe Rosse combattevano vittoriosamente i "selvaggi" (oggi definiti Aboriginal  Canadian).

Rimane comunque una domanda. Se i suoi quadri (molto naif peraltro) prima piacevano così tanto, come mai gli stessi identici dipinti dopo la rivelazione del fratello improvvisamente non piacciono più? Cosa li rendeva interessanti e pregevoli? Possibile che una (fasulla) narrazione, da sola, sia così potente da suggestionare oltre al pubblico generico anche esperti di estetica e critici d'arte? La risposta (un po' preoccupante) almeno questa volta è: SI'.

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ANTONIO RIELLO ANTONIO RIELLO ANTONIO RIELLO ANTONIO RIELLO Riello Riello

 

 

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