leandro bassano

L’ARTE? UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA! MENTRE ALLA FONDAZIONE CINI DI VENEZIA SI DIBATTE SULLA RISCOPERTA DI LEANDRO BASSANO, PASSA DI MANO TRA FAMIGLIE DI AREA LOMBARDA UN “ANNUNCIO AI PASTORI” DEL PADRE JACOPO E, FORSE DEL FIGLIO LEANDRO -  GLI “ESPERTI” DISCUTONO SE NELLE BOTTEGHE DEL RINASCIMENTO SI PUO’ DISTINGUERE, O MENO, LA MANO DEL PADRE (JACOPO) DA QUELLA DEI NUMEROSI FIGLI, ALLIEVI O IMITATORI - INTANTO IL MERCATO ANTIQUARIO RISENTE IN MANIERA ESAGERATA DI QUESTE “POSSIBILI” ATTRIBUZIONI: UN BASSANO PUO’ VALERE DA POCHE MIGLIAIA DI EURO A  OTTO MILIONI DI DOLLARI...

Articolo di Pierluigi Panza per il “Corriere del Veneto”

 

Annuncio ai Pastori Jacopo e forse Leandro Bassano

Il periodo più tardo dell’attività di Jacopo da Ponte detto Bassano, uno dei maggiori pittori della Serenissima nel Cinquecento, coincide con la partecipazione a bottega dei numerosi figli, i più importanti dei quali furono Francesco e Leandro al quale oggi, per la prima volta, viene dedicato un convegno per merito della Fondazione Cini.

 

Dopo la morte di Jacopo, Leandro prese in mano il ramo veneziano della bottega ampliando i rapporti con i clienti in laguna e nel resto d’Europa. Quello dei Bassano fu un lavoro di equipe tanto che spesso, come ricorda il maggior studioso di Jacopo, Alessandro Ballarin, a seguito della caotica attività della bottega “troppo faticoso riesce il distinguere la mano e la maniera dei diversi membri della famiglia”.

 

Lo dimostra un “Annuncio ai pastori” - il soggetto di maggior successo della bottega – recentemente passato di mano tra famiglie dell’area lombarda tramite una casa d’aste come intermediario, molto simile a quello esposto a Palazzo Pitti, ma più piccolo nelle dimensioni (38 x 50 con cornice cinquecentesca).

 

Come scriveva lo storico dell’arte Wilhelm Suida, dovevano esistere un gran numero di “Annunzio ai pastori” realizzato o abbozzati da Jacopo che servivano per il lavoro di bottega (A. Ballarin, “Jacopo Bassano, Scritti 1964-1995”). Anche riguardo a questa replica è forse possibile intuire, a fianco del soggetto di Jacopo, una mano di Leandro nel tratto più nitido dei contorni e il cauto notturnismo.

 

Autoritratto Jacopo da Bassano

Portiano all’evidenza questo caso in occasione del convegno - che s’innesca sull’ultima importante discussione pubblica dei Bassano occorsa nel 2010 nella città natale (la mostra “Lo stupendo inganno dell’occhio”, a cura di Ballarin e Ericani, catalogo Electa), poiché questo consesso si propone di colmare le sporadiche riflessioni dedicate a singoli aspetti della attività di Leandro, fino a oggi oscurata dalla personalità del padre Jacopo.

 

Spiegano i curatori Sabine Engel (Gemäldegalerie di Berlino) e Giorgio Tagliaferro (Università di Warwick): «Leandro fu l’unico, tra i discendenti di Jacopo, a discostarsi in modo significativo dal linguaggio artistico del padre, presso il quale si era formato insieme ai fratelli. Nonostante avesse assorbito e continuasse ad attingere dal bagaglio tecnico e dal vocabolario figurativo appresi nella bottega di famiglia, egli sviluppò precocemente una propria maniera distinta e riconoscibile”.

 

fondazione cini

Sul giovane Leandro, però, bisogna essere molto cauti poiché è casa-bottega: appare, a volte, specioso insistere nel cercare l’attribuzione all’uno o all’altro dei Bassano nei soggetti biblici, quasi si fosse scoperta una web-cam all’interno della bottega capace di osservare chi, un determinato giorno, tracciava una determinata pennellata.

 

Ciò sembra più finalizzato a far oscillare le quotazioni delle opere, che vanno attualmente da poche migliaia di euro a otto milioni di dollari (“Adorazione dei pastori”, da Christie's a New York). Forse entrambi gli estremi dovrebbero guardare verso una mediana virtù nell’attribuire un prezzo all’opera di ideazione bassanesca.

 

La distinta produzione del Leandro (Bassano 1557 – Venezia 1622) affrancato dalla famiglia annovera opere di vario genere e formato sparse in collezioni di tutto il mondo e talvolta in situ: da pale d’altare conservate in chiese non solo venete (anche nell’Italia meridionale) a cicli decorativi come quello nella Cappella della Visitazione a San Cassian, dai dipinti monumentali di tema storico realizzati per Palazzo Ducale al disegno per il mosaico della “Cena in Emmaus” nella Basilica di San Marco alla pala del Rosario nel Duomo di Bassano, del cui restauro parlerà Antonella Martinato.

 

dettaglio della Pala del Rosario DI Leandro Bassano

Leandro fu anche ritrattista al servizio di dogi, ambasciatori, cardinali, patriarchi, sovrani, nonché di scienziati di fama come Galileo Galilei e Prospero Alpini. In virtù dei suoi meriti artistici ricevette dalla Repubblica di San Marco, unico della sua famiglia, il titolo di Cavaliere di San Marco e l’onore di essere sepolto nella chiesa veneziana di San Salvador.

jacopo da ponte 02jacopo da ponte san valentino battezza santa lucillajacopo da ponte 05

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…