UNA BORSA SENZA SOLDI - DOPO LA QUOTAZIONE-MONSTRE DI Enel Green Power (risultato inferiore al previsto), GRAN PARTE DELLE AZIENDA RINUNCIANO AL DEBUTTO A PIAZZA AFFARI: DALLA KOS DI DE BENEDETTI ALLA Giochi Prezioni - ANCHE i traghetti Moby di Onorato avevano deciso di mettere macchina indietro di fronte ai marosi di Borsa, così come la Fideuram, la società di risparmio gestito del gruppo Intesa-Sanpaolo. E PRADA TENTENNA...

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Francesco Manacorda per la Stampa

C\'è vita in Borsa dopo Enel Green Power? La maxi-offerta di azioni della società energetica - la maggiore Ipo in Europa da due anni a questa parte - che si è appena conclusa in piazza Affari avrebbe dovuto dare almeno tre miliardi all\'Enel e fungere anche come barometro per indicare le condizioni dei mercati ad altri soggetti che intendevano battere la stessa strada.

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Ma l\'Enel si deve ora accontentare di un risultato inferiore al previsto - le azioni debuttano giovedì a Milano e Madrid a 1,6 euro, ossia il limite minimo della forchetta di prezzo fissata, e la casa madre incasserà un po\' più di 2 miliardi e mezzo - mentre il barometro di Borsa segnala che il bel tempo non è ancora arrivato. Anche il 2011, così, rischia di essere un anno di scarsi debutti.

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Ha appena deciso di far rotta in direzione opposta a piazza Affari, ad esempio, la Kos - il business delle case di riposo della Cir guidata da Rodolfo De Benedetti - che alla quotazione ipotizzata ha preferito le accoglienti braccia di un fondo. Axa Private Equity valuta l\'intera società 243 milioni e ne prende il 41,1% con la possibilità di salire fino al 46,7% in tre anni. Per la Cir, che mantiene il 51% della Kos, la Borsa resta un\'opzione «di medio-lungo periodo», dunque nel futuro immediato non se ne parla proprio.

Stessa strada anche per la Giochi Prezioni di Enrico Preziosi: lo sbarco dei Gormiti nella magica terra delle Ipo era atteso da tempo, ma adesso il patron del Genoa - ha scritto il Mondo - ha deciso di dare mandato a Bofa-Merrill Lynch per un\'asta tra fondi che subentrino agli investitori (tra di loro il fondo Clessidra di Claudio Sposito, Unicredit, Intesa-Sanpaolo e De Agostini) che vorrebbero uscire dal capitale, possibilmente guadagnandoci.

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E già da qualche mese i traghetti Moby dei Vincenzo Onorato avevano deciso di mettere macchina indietro di fronte ai marosi di Borsa, così come la Manutencoop, che gestisce immobili, e che ormai da due anni è congelata sulla soglia della quotazione.

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Fideuram, la società di risparmio gestito del gruppo Intesa-Sanpaolo e altra maxi-operazione per piazza Affari, è da tempo in rampa di lancio per un debutto, anzi un ritorno, sul listino. A spingerla soprattutto la scelta della banca guidata da Corrado Passera di dismettere alcune attività che non considera strategiche per focalizzerai sul business bancario. Ma passata la prima finestra possibile, a metà 2010, tutto adesso appare congelato. La banca conferma che l\'Ipo è sempre in programma, ma a questo punto non se ne parlerà certamente nell\'anno in corso.

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E sempre Intesa-Sanpaolo è interessata, sebbene in modo marginale visto che possiede un 5% del capitale, a un\'altra possibile operazione che riguarda Prada. Il brand del lusso guarda da anni alla quotazione e negli ultimi mesi sta pensando di nuovo all\'Ipo, esaminando come alternative Milano o Hong Kong.

famigliafamiglia prada - Patrizio Bertelli e Miuccia Prada coi figli Lorenzo e Giulio (1999)

Il vantaggio della piazza asiatica sarebbe quello di essere più vicini ai tanti clienti - magari anche piccoli investitori - che venerano il marchio milanese. Ma i banchieri più vicini al patron Patrizio Bertelli stanno lavorando per convincerlo che in fondo non conviene andare a quotarsi su un mercato assai lontano di cui non si conoscono a fondo protagonisti e regole. Si vedrà se questa volta la voglia di Ipo di Prada durerà più di una collezione autunno-inverno. E qualche speranza c\'è anche per la quotazione - ma la vorrebbero i fondi più che il patron e azionista Remo Ruffini - dei giacconi Moncler.

 

 

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