IL DESTINO DELLA TV ITALIANA SI DECIDE DOMANI IN LUSSEMBURGO - LA SENTENZA CHE RISCHIA DI RIMESCOLARE LE CARTE È ATTESA PER DOMANI MATTINA, QUANDO I GIUDICI DELLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL' UNIONE EUROPEA SI PRONUNCERANNO SUL RICORSO DI VIVENDI CONTRO LA NORMATIVA ITALIANA CHE NE HA BLOCCATO LA SCALATA IN MEDIASET

-

Condividi questo articolo


 

Marco Bresolin per ''La Stampa''

 

Nei giorni caldi della fusione tra Tim e Open Fiber, si riaccendono i riflettori su un' altra delicata vicenda per il mondo delle telecomunicazioni in Italia, quella che vede contrapposte Mediaset e Vivendi (che detiene il 23,94% del capitale di Tim). Ieri il tribunale di Amsterdam ha bocciato il progetto «MediaForEurope» di Mediaset, accogliendo il ricorso della società di Vincent Bolloré. Ma si tratta di un verdetto dagli effetti pratici pressoché irrilevanti, trattandosi di un' operazione già naufragata. La sentenza che rischia invece di rimescolare le carte è attesa per domani mattina, quando i giudici della Corte di Giustizia dell' Unione europea si pronunceranno sul ricorso del gruppo francese contro la normativa italiana che ne ha bloccato la scalata in Mediaset.

BOLLORE BERLUSCONI BOLLORE BERLUSCONI

 

Tutto è possibile, anche se i presupposti non sono certo a favore dell' azienda della famiglia Berlusconi. A dicembre l' Avvocato generale dell' Ue aveva espresso il suo parere sul contenzioso, dando di fatto ragione a Vivendi. Un elemento da non sottovalutare, visto che nella stragrande maggioranza dei casi i giudici seguono le indicazioni dell' Avvocato Ue. Se così fosse, si riaprirebbe la partita che era stata bloccata nel 2017 dall' Agcom. E l' Italia sarebbe costretta a modificare la propria normativa.

 

Nel 2016 Vivendi aveva lanciato una campagna ostile per acquisire le azioni Mediaset, arrivando al 28,8% del capitale (pari al 29,94% dei diritti di voto). Ma la legge italiana vieta a una società di realizzare oltre il 20% dei ricavi complessivi del Sistema integrato di comunicazioni, anche indirettamente. Una percentuale che si riduce al 10% se la società in questione detiene già una quota superiore al 40% dei ricavi complessivi del settore delle comunicazioni elettroniche. Circostanza che si applica a Vivendi, vista la sua partecipazione in Tim. Per questo motivo, nel 2017, l' Agcom aveva bocciato l' operazione, costringendo Vivendi a parcheggiare in una società indipendente il 19,19% delle azioni Mediaset.

 

Il contenzioso è finito così di fronte alla Corte di Giustizia Ue. Secondo l' avvocato generale, le norme italiane che limitano la libertà di stabilimento in nome della tutela del pluralismo dell' informazione sono «sproporzionate» e dunque «contrarie al diritto dell' Unione». Il verdetto arrivato ieri dal tribunale olandese riguarda invece la bocciatura del progetto «MediaForEurope» che prevedeva la fusione in una holding di Mediaset e Mediaset España. L' azienda italiana aveva già annunciato il ritiro a luglio dopo una sentenza sfavorevole in Spagna.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…