L’ESPERANTO DELL’UNICREDIT. IL 65% DELLA BANCA E’ IN MANO A FONDI ESTERI: SOLO GLI ARABI DI AABAR HANNO L'EQUIVALENTE DI TUTTE LE FONDAZIONI - SCATTA LA RIVOLUZIONE MUSTIER E MONTEZEMOLO MOLLA LA VICEPRESIDENZA – LA QUOTA MEDIOBANCA NON SARA’ CEDUTA SOLO PERCHE’ IL TITOLO E’ SOTTO IL 18% DEL VALORE DI CARICO

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Da la Stampa

 

mohamed badawy al husseiny aabar mohamed badawy al husseiny aabar

Jean Pierre Mustier apre oggi la fase due della sua «rivoluzione» a Unicredit. In otto mesi, l' ex paracadutista francese ha vinto la sfida finanziaria, soprattutto portando in porto il maxi aumento da 13 miliardi, la più grande operazione del genere mai vista a Piazza Affari. Il suo primo effetto lo si avrà oggi in assemblea che vede, per la prima volta, le fondazioni finire in secondo piano (guidate da Crt e CariVerona, tutte insieme non superano il 5%) a favore dei fondi internazionali. Oltre il 65% del capitale è in mano a portafogli esteri con Aabar in prima fila col 5%, e nomi che spaziano da Société Générale a State Street tra le prime posizioni.

 

Con questa mutata mappa assembleare oggi Mustier potrà chiudere, almeno psicologicamente, il 2016 dedicato alla grande sterzata finanziaria e aprire un 2017 con due priorità: proseguire nell' attuazione del piano e completare la riforma della governance.

 

mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo

Non è solo una questione di semplificare la catena di comando. Se è per questo, dopo il passo di lato di Fabrizio Palenzona, che a inizio marzo si è dimesso da vicepresidente, oggi anche Luca Cordero di Montezemolo dovrebbe lasciare la medesima carica, secondo quanto egli stesso aveva preannunciato al comitato corporate governance (da lui guidato, peraltro) che, nell' autunno scorso, ha promosso la riforma che porterà il cda a dimagrire da 17 a 15 componenti, con un solo vicepresidente. Che già ora sarà solo Vincenzo Calandra Buonaura.

fabrizio palenzona fabrizio palenzona

 

Mustier vuole però andare oltre, alzando ulteriormente l' asticella in vista del rinnovo del cda previsto tra un anno. E così ha chiesto ai consiglieri di sondare gli azionisti per capire le loro istanze in termini di governo societario. La preoccupazione del capoazienda, infatti, è quella di far muovere Unicredit all' interno di un «campo da gioco livellato» al pari di quanto avviene negli altri Paesi. E dove oggi il processo di nomina del cda è molto diverso da quanto avviene in Italia.

 

VINCENZO CALANDRA BUONAURA VINCENZO CALANDRA BUONAURA

Il possibile punto di caduta? Qualcuno pensa a una lista di maggioranza messa a punto dal cda che sia «validata» da tutti gli azionisti - e non solo da una piccola parte di essi, come di fatto avviene ora - attraverso l' inserimento di un numero crescente di consiglieri indipendenti. A garanzia, appunto, di un azionariato che più internazionale non si può.

 

Governance a parte, archiviata la parte finanziaria del piano, per Mustier comincia una sfida altrettanto difficile. In un organismo complesso come quello di Unicredit dovrà cambiare il modo di lavorare delle persone, migliorarne l' interazione, trovare spazi di efficienza. Tutto per completare il progetto di trasformazione di Unicredit, una sfida che finora Mustier ha affrontato con determinazione.

mediobanca nagel mediobanca nagel

 

Per un po' operazioni straordinarie non ce ne saranno: nel corso del triennio del piano non ci saranno acquisizioni di rilievo e - dopo le dismissioni di Pekao e di Pioneer, oltre al 30% di Fineco - non sono previste altre cessioni, inclusa la quota di Mediobanca, che in Borsa tratta a un prezzo del 18% inferiore al prezzo di carico della banca. Vendere avrebbe un impatto negativo che a Piazza Aulenti vogliono evitare. [f. sp.]

 

 

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