generali leonardo del vecchio alberto nagel philippe donnet francesco gaetano caltagirone

GENERALI VA CONTRO DEL VECCHIO E CALTAGIRONE - DOPPIO ESPOSTO DEL CDA DEL LEONE, CHE CHIEDE ALL'IVASS E ALLA CONSOB DI VERIFICARE SE CALTAGIRONE, DEL VECCHIO E FONDAZIONE CRT HANNO AGITO D'ACCORDO TRA LORO - SE COSÌ FOSSE, GLI ARZILLI VECCHIETTI RISCHIEREBBERO DI VEDER CONGELATE LE QUOTE OLTRE IL 10 PER CENTO...

Francesco Spini per “La Stampa”

 

Donnet Caltagirone Del Vecchio

Lo scontro alle Generali tra il cda e i soci privati sale di livello e investe le autorità di vigilanza.

 

A passare all'attacco è il consiglio di amministrazione della compagnia, il quale sospetta che tra Francesco Gaetano Caltagirone (8% del capitale), Leonardo Del Vecchio (6,6%) e la fondazione Crt (1,7%) ci sia un concerto, insomma un vero e proprio asse, benché non dichiarato.

 

consob opa sts hitachi

Per questo anche dopo la recente uscita dell'imprenditore capitolino dal patto di consultazione con gli altri due azionisti il cda, a maggioranza - l'unico «no» è di Paolo Di Benedetto, indipendente considerato vicino all'ex vice presidente - decide di investire del caso l'Ivass, l'autorità che vigila sulle assicurazioni, e la Consob, che supervisiona il mercato.

 

All'Ivass, in particolare, viene indirizzato un quesito teso a chiarire «se la partecipazione complessivamente acquisita» dai due pattisti più l'ormai ex componente, pari al 16,309%, «sia soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%».

 

Il riferimento è all'articolo 68 del codice delle assicurazioni private che stabilisce la necessità del via libera dell'authority anche in caso, come si legge al comma 2 bis, dell'acquisizione «di partecipazioni da parte di più soggetti che intendono esercitare in modo concertato i relativi diritti sulla base di accordi in qualsiasi forma conclusi».

generali

 

Il rischio per i soci privati? In caso fosse ravvisato un concerto, quello di vedere congelati i diritti di voto oltre il 10%, vanificando acquisti durati mesi e che già alla formazione del patto li vedevano, tutti insieme, al 10,94%. Il cda del Leone va oltre e coinvolge anche la Consob, a cui chiede se «tale acquisizione», con riferimento al 16,3%, «sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato».

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Il riferimento è alla lista e alle indiscrezioni relative a un «contropiano». Ma un accordo su tali elementi era stato escluso da Caltagirone venerdì quando, uscendo dal patto di consultazione, aveva assicurato come «nessun impegno» sia mai stato assunto sulla «presentazione di liste di maggioranza o di minoranza né tantomeno riguardo al voto».

 

Ma come dietro il patto ci fosse solo una «più stretta collaborazione informativa», anch' essa venuta meno con l'uscita dell'imprenditore, che ora studia in solitaria la compagine da presentare all'assemblea del 29 aprile.

 

Sarà alternativa a quella allo studio da parte del cda che ricandiderà come ad Philippe Donnet e che è sostenuta, tra gli altri, da Mediobanca (primo socio col 12,82% ma al 17,25% in virtù di un prestito azionario) e da De Agostini, in uscita ma con voti pari all'1,44%.

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

 

Tra i soci privati c'è chi ora si chiede se tali due azionisti abbiano mai comunicato a Consob e Ivass di aver dialogato. E considera la mossa del cda come una violazione di una delle regole fondamentali - a suo giudizio - di una società quotata, che non denuncia mai i propri soci né li espone alle autorità. Quel che è certo è che da ieri il campo di battaglia si è allargato. Non solo l'assemblea e la conta degli azionisti, ma anche le autorità che dovranno dire se i soci privati del Leone hanno o meno violato le regole.

LEONARDO DEL VECCHIO NAGELsede generali milanogenerali generali 2

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…