HONDA ANOMALA – LA CASA AUTOMOBILISTICA GIAPPONESE CHIUDE LO STABILIMENTO INGLESE DI SWINDON: A RISCHIO 3500 POSTI DI LAVORO, SENZA CONTARE L’INDOTTO – IL QUARTIER GENERALE PER L’EUROPA RIMARRÀ IN GRAN BRETAGNA E LA SOCIETÀ DICE CHE LA BREXIT NON C’ENTRA, COME INVECE CREDONO GLI ABITANTI DELLA CITTÀ – CHISSÀ SE SI SONO PENTITI DI AVER VOTATO COMPATTAMENTE (55%) A FAVORE DELL’USCITA DAL REGNO UNITO NEL 2016

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Luca Fornovo per www.lastampa.it

 

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Nel comunicato stampa che annuncia la decisione di Honda di chiudere nel 2021 lo stabilimento di Swindon, in Gran Bretagna, che mette a rischio 3500 posti di lavoro, più altri migliaia di addetti dell’indotto, la scelta viene giustifica con i «cambiamenti senza precedenti nell’industria automotive globale» e si accenna alla necessità di riorganizzare la struttura produttiva a livello mondiale (sempre nel 2021 sarà sospesa la produzione della Civic in Turchia) per affrontare nuove sfide rappresentate dall’elettrificazione.

takahiro hachigo ceo honda takahiro hachigo ceo honda

 

Per i 180 mila abitanti della città nello Wiltshire, nel sud-ovest dell’Inghilterra, che nel referendum del 2016 hanno contribuito, con il loro 55% delle preferenze, all’uscita del Regno Unito dall’Europa, la decisione è legata proprio alla Brexit e, forse soprattutto, ai rischi che diventano giorno dopo giorno più reali di un addio alla comunità europea senza rete.

 

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E questo nonostante il quartier generale per l’Europa della multinazionale giapponese resterà in Gran Bretagna. Il presidente di Honda Motor Europe, Katsushi Inoue, ha assicurato che la decisione non è stata «presa alla leggera», esprimendo dispiacere per l’impatto «sconvolgente» che l’annuncio avrà sui lavoratori dell’azienda.

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Anche il manager non ha mai fatto riferimento alla Brexit ma è chiaro che Honda deve reggere una concorrenza globale. Nissan, infatti, solo poche settimane fa ha deciso di cancellare il progetto di costruzione del Suv di ultima generazione negli stabilimenti di Sunderland, nel nord est dell’Inghilterra.

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Al ministro britannico dell’Industria, Greg Clark, fa gioco avvalorare la tesi della Honda di una scelta solo «commerciale basata su cambiamenti senza precedenti nel mercato globale» ma tuttavia «è un decisione devastante per Swindon e per il Regno unito».

 

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Dal suo punto di vista si tratta di «un colpo particolarmente duro per le migliaia di dipendenti qualificati e scrupolosi che lavorano alla fabbrica, per le loro famiglie e tutti quelli impiegati nella filiera». Il ministro ha annunciato la convocazione di una task force con le autorità locali e i rappresentanti dei sindacati e del mondo dell’impresa «per assicurare che siano conservate le competenze e l’esperienza della forza lavoro e che questi dipendenti di grande valore abbiano un nuovo impiego».

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Si vedrà. Quel che è certo che molti abitanti intervistati dai media locali si sono detti convinti che alle origini della scelta della casa automobilistica giapponese sbarcata a Swindon nel 1989 ci sia «la Brexit» anche se «non lo ammettono» e anche «l’incertezza per quello che succederà». Ma al di dà delle cause c’è una certezza diffusa: «Sarà un disastro per la città».

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