castellucci possetti

“LA NOSTRA LOTTA PER LA REVOCA DELLA CONCESSIONE AD AUTOSTRADE PER L'ITALIA NON È UNA VENDETTA: E' GIUSTIZIA” - NEL MIRINO DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DEL MORANDI L'INTERCETTAZIONE IN CUI L’EX RESPONSABILE DELLE MANUTENZIONI PARLA DEI “CAVI DEL MORANDI ORMAI CORROSI”: “ALTRO CHE GIUSTIZIALISMO. SONO COSE MOLTO GRAVI. COME SIA POSSIBILE CHE QUESTA SOCIETÀ POSSA USCIRE A TESTA ALTA E TASCHE PIENE DALLA TRATTATIVA CON LO STATO?” - QUANDO CASTELLUCCI FECE CADERE IL PLASTICO DEL NUOVO PONTE - VIDEO

 

Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

giovanni castellucci

 

Era il 7 settembre del 2018, neppure un mese dopo la tragedia del ponte Morandi, che costò la vita a 43 persone. Sul tavolo dell' Auditorium della Regione Liguria erano esposto il modellino del nuovo viadotto. C' era già tutto quel che poi verrà costruito, molto più della semplice idea. Il progetto era di Renzo Piano, che lo illustrava affiancato dai tecnici di Fincantieri e dalle autorità locali, il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti.

incontro con renzo piano toti bucci castellucci 1

 

Ma in sala non c' era alcun entusiasmo, si respirava anche tra tecnici e ingegneri una sensazione di posticcio, come se ci fosse qualcosa che non andava. C' era un ospite ingombrante. Era Giovanni Castellucci, l' amministratore delegato di Autostrade per l' Italia, uno dei manager più potenti del nostro Paese, da quasi vent' anni alla guida dell' azienda che gestisce gran parte della nostra rete autostradale e ora sotto accusa per quel disastro, anzi era la principale se non unica imputata. Anche lui sembrava in imbarazzo, quasi fosse consapevole di avere addosso gli occhi di tutti.

 

Alla fine della conferenza stampa, si avvicinò al plastico del nuovo ponte, e lo urtò involontariamente, facendolo cadere. Ci fu un lungo momento di gelo, fino a quando Renzo Piano tentò di sdrammatizzare, allargando le braccia e dicendo che portava fortuna.

 

giovanni castellucci con il plastico del ponte morandi a porta a porta 1

C' era già tutto, dell' opera che avrebbe ridato respiro a Genova. Sarebbe bastato togliere Castellucci e l' azienda da lui rappresentata, come chiedeva a gran voce il governo di allora. E fu così che andò. All' inizio di agosto ci siamo emozionati con l' inaugurazione, abbiamo raccontato la rinascita di una città, con il sottinteso che il capitolo di quella vergogna italiana fosse chiuso una volta per tutti, bene bravi e che non se ne parli più. «Noi quel giorno non c' eravamo, e il senso della nostra assenza era proprio quello, lo abbiamo detto anche al presidente Mattarella, che ha incontrato una nostra delegazione. Il nuovo ponte non poteva essere una toppa a una storia di sciatteria, di cattiveria umana, di avidità».

giovanni castellucci 1

 

Egle Possetti ha sempre ripetuto che sua sorella, suo cognato, i suoi due nipotini, «che io non ho avuto figli, e insomma, sarebbe stato bello vederli crescere», e tutti gli altri, sono stati i martiri di un sistema che dovrebbe essere cancellato. Lei è diventata portavoce delle famiglie suo malgrado, perché non credeva di essere la persona giusta, perché reagiva male alle accuse di eccessiva politicizzazione della tragedia.

 

incontro con renzo piano toti bucci castellucci 5

«Credo che la risposta migliore, anzi peggiore, sia il contenuto di quelle intercettazioni. Adesso tutti potranno leggere. E magari qualcuno capirà che la nostra lotta per la revoca della concessione ad Autostrade per l' Italia non è una vendetta. Non è neppure qualcosa che facciamo in quanto parenti delle vittime, ma come cittadini. E dovrebbe riguardare tutti».

 

L' inchiesta che ha portato all' arresto di Castellucci non riguarda in modo diretto la loro vicenda. Ma certo, l' intercettazione dove Michele Donferri Mitelli, ex responsabile delle manutenzioni, parla dei «cavi del Morandi ormai corrosi» e intanto chiede a un suo collega di «portare un trolly grosso» per far sparire le carte sul viadotto crollato, non aiuta a tenere separati i piani. «Sono cose molto gravi, che però non ci stupiscono. Il compito della giustizia è proprio quello di fare luce su ogni singolo aspetto. Però questa giornata conferma la nostra totale mancanza di fiducia in Aspi, che è stata trattata con i guanti bianchi, dalla politica in primo luogo. Adesso io mi chiedo come sia possibile che questa società possa uscire a testa alta e tasche piene dalla trattativa con lo Stato».

Egle Possetti

 

Oggi a Genova non parla nessuno, ed è un silenzio eloquente. Solo lei, solo loro, spesso trattati come gente che voleva guastare la festa della ricostruzione, rompiscatole che pretendevano di mettersi in mezzo al discorso tra governo e Aspi. «Noi siamo cittadini che si informano, come gli altri. Quello che sta uscendo, e che era già uscito, sarebbe sufficiente per farsi un' idea sulla questione, invece di andare avanti per 27 mesi con sottili distinguo carichi di ipocrisia. Il re è nudo, altro che giustizialismo».

 

E così tutti torniamo indietro, come forse è giusto che sia, non basta un lavoro fatto bene per cancellare una storia che gronda ignavia e superficialità, nel migliore dei casi. «Bisogna avere il coraggio di guardarsi allo specchio» conclude Egle Possetti.

 

michele donferri mitelli

Dunque torniamo a quella piovosa vigilia di Ferragosto, a quelle grida incredule, che sostenevano l' impossibile, è venuto giù il Morandi. Ai giorni concitati che seguirono.

 

Quell' immagine così definitiva della riproduzione in scala del nuovo modellino mandato in frantumi da Castellucci non era solo un crudele scherzo del destino, ma un presagio. Perché in realtà la carriera del manager marchigiano, che prima di Autostrade per l' Italia aveva guidato per un anno anche un altro gigante nostrano come la Barilla, era già finita il 14 agosto 2018. Quando all' improvviso crollò il ponte che teneva unita Genova. E si aprì una ferita che molti pensavano di richiudere in fretta, ma invece resta difficile da rimarginare.

egle possetticrollo ponte morandiPONTE MORANDI GENOVAIL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDIponte morandi genova 7ponte morandi genova 5ponte morandi genova 6Egle Possetti

 

Per i familiari delle vittime, per la città, e forse per l' Italia intera.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...