fosse ardeatine giorgia meloni ignazio la russa

LINGUA DI LEGNO IN FASCI DI VELLUTO - IGNAZIO LA RUSSA E GIORGIA MELONI, RICORDANDO LE 335 VITTIME DELLE FOSSE ARDEATINE, PER IL TERZO ANNO DI FILA, OMETTONO CHE LA STRAGE DEL 1944 È STATA PERPETRATA SÌ DAI NAZISTI, MA CON L'AIUTO DEI FASCISTI - IL QUESTORE PIETRO CARUSO AIUTÒ A COMPILARE LA LISTA DEI 335 ITALIANI UCCISI COME RAPPRESAGLIA ALL'ATTACCO DI VIA RASELLA, IN CUI MORIRONO 33 SOLDATI DELLE SS (CHE PER 'GNAZIO ERANO "UNA BANDA DI SEMI-PENSIONATI") - L'ATTACCO DAL PD: "RILETTURA INACCETTABILE"

Estratto dell’articolo di Serena Riformato per "La Repubblica"

 

fosse ardeatine

Per il terzo anno di seguito, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni cancella le responsabilità dei fascisti dal ricordo delle Fosse Ardeatine. Ancora una volta, la nota ufficiale di Palazzo Chigi – che pure definisce la carneficina «una delle ferite più laceranti inferte a Roma e all’Italia intera» – si limita a parlare di un eccidio «perpetrato dalle truppe naziste di occupazione, come azione di rappresaglia per l’attacco partigiano di via Rasella».

 

giorgia meloni ignazio la russa - foto lapresse

Omesso l’aggettivo “fascista”, omesso qualsiasi riferimento alla collaborazione colpevole dei repubblichini: in testa il questore Pietro Caruso, che aiutò a compilare le liste dei 335 italiani uccisi, perlopiù prigionieri politici, ebrei, oppositori del regime. Cinque conteggiati per errore e trucidati comunque.

 

Come la premier, anche il presidente del Senato Ignazio La Russa – che nel 2023 fa aveva derubricato i soldati delle Ss colpiti in via Rasella a una «banda di semi-pensionati» – ricorda solo le mani sporche di sangue dei nazisti nel massacro «tra i più atroci della nostra storia».

 

fosse ardeatine

Rimozioni che scatenano la reazione furiosa dell’Anpi: «Parole indegne per altissime cariche della Repubblica nata dalla Resistenza», commenta il presidente Gianfranco Pagliarulo: «Vorrebbero riscrivere la storia nascondendo i crimini del fascismo, ma non ci riusciranno».

 

Segue la stessa traccia Federico Fornaro, deputato Pd e autore di saggi sul regime mussoliniano: «Fu una strage nazifascista », rimarca il dem puntando il dito contro «una rilettura inaccettabile da parte di chi ricopre oggi due delle maggiori cariche dello Stato». Tanto più alla luce dei fatti vidimati dalle ricostruzioni storiche: «I fascisti agli ordini del questore Caruso – ricorda – collaborarono attivamente con i nazisti a quella che rimane una delle pagine più tragiche della nostra storia». [...]

 

giorgia meloni ignazio la russa guido crosetto festa delle forze armate foto lapresse

Meloni e La Russa, invece, replicano il copione degli ultimi due anni, rinfocolando una polemica annunciata, resa più acuta dal recente scontro sul Manifesto di Ventotene, di cui la presidente del Consiglio ha fatto carta straccia in Parlamento mercoledì scorso. E dunque se l’aspettava, forse, la segretaria del Pd Elly Schlein che già al mattino, nel ricordare la strage, dice che «presidiare la memoria oggi è ancora più un dovere, di fronte ai tentativi di riscriverla, e non di onorarla, quella storia». Una storia, sottolinea la leader dem, «nata dalla Resistenza e dalla lotta dei partigiani contro i nazisti e i fascisti».

 

Il presidente M5S Giuseppe Conte, invece, attualizza l’omaggio ai martiri d elle Fosse Ardeatine legandolo alla critica contro ogni forma di bellicismo: «Non basta custodire il ricordo e la memoria, – dice l’ex premier – ma bisogna agire ogni giorno per rafforzare la democrazia, per allontanare dal nostro futuro gli autoritarismi, per un’Europa e un’Italia in cui le parole di odio e di guerra vengano seppellite da visioni e strategie di pace e solidarietà ». [...]

ignazio la russa giorgia meloni alessandro sallusti festa per i 50 anni del giornale ignazio la russa sergio mattarella lorenzo fontana guido crosetto cerimonia commemorativa anniversario eccidio fosse ardeatine 7erich priebke il boia delle fosse ardeatineignazio la russa giorgia melonisergio mattarella cerimonia commemorativa anniversario eccidio fosse ardeatine 3

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…