
“ARCOSANTI, IN ARIZONA, È UNA VENERABILE RELIQUIA DI UNA UTOPIA” - L’ESPLORAZIONE DI ANTONIO RIELLO NELLA CITTÀ SPERIMENTALE DEL NON-CONSUMO IDEATA DALL'ARCHITETTO-URBANISTA ITALIANO, PAOLO SOLERI: “L'IDEA ORIGINARIA PREVEDEVA UNA CITTÀ CON 5000 ABITANTI CON UN CONGLOMERATO DI STRUTTURE CAPACI DI ESSERE ENERGETICAMENTE AUTONOME E IN SINTONIA CON L'AMBIENTE NATURALE. MA QUALCOSA NON HA FUNZIONATO. ORA QUI VIVONO MENO DI 50 PERSONE E FATICANO AD ANDARE AVANTI PER…”
Antonio Riello per Dagospia
Il paesaggio ricorda Zabriskie Point. In realtà siamo in Arizona. E precisamente in un'area desertico-rocciosa che si stende lungo la Interstate 17, diverse miglia a Nord di Phoenix, in direzione di Sedona.
Una interminabile stradina sterrata, dopo un bel po' di curve, arriva al suo termine. Un cartello arrugginito, celato tra cespugli rinsecchiti, ci accoglie: "Welcome in Arcosanti".
Sembra, a prima vista, uno di quei villaggi desertici che si vedono in "Star Wars" (le riprese del film di Lucas erano state comunque fatte in Tunisia). Oppure una distopica cittadina della saga di Mad Max. Insomma una di quelle visioni dove passato arcaico e futuro tecnologico cercano di stabilire una certa mutua confidenza.
Arcosanti, un nome che adesso non dice granché a molti di noi. Nacque, alla fine degli anni '60, come una città sperimentale ideata dall'architetto-urbanista italiano Paolo Soleri (Torino 1919 - Cosanti 2013). Soleri si era trasferito negli Stati Uniti e aveva frequentato lo studio del grande Frank Lloyd Wright (Wright d'inverno spostava il suo studio al caldo, a Scottsdale - Arizona - e Soleri si era stabilito a Cosanti poco lontano).
La sua idea di Architettura era piuttosto radicale e rifletteva l'idea che un progetto, per essere degno di questo nome, doveva affrontare (e rinnovare) dinamiche sociali ed ambientali. Nella sua visione la ceramica era il materiale primigenio e decisivo che definiva la Storia dell'Umanità (l'unico edificio che realizzò in Italia fu una fabbrica di ceramiche a Vietri). Nel 2000 gli fu assegnato dalla Biennale di Venezia il leone d'oro per l'Architettura.
Il suo pionierismo ambientale lo aveva reso una figura quasi leggendaria.
Per Arcosanti, Soleri coniò l'espressione "Arcologia": un conglomerato di strutture - di piccole dimensioni - capaci di essere energeticamente autonome e in sintonia con l'ambiente naturale. L'idea originaria prevedeva una città ideale con circa 5000 abitanti. Poi per ragioni economiche le dimensioni furono ridotte, si arrivò ad un villaggio di circa 600 persone.
Non ci furono importanti investitori nel senso tradizionale del termine. Soldi pubblici? Zero. Tutto fu faticosamente costruito con piccole donazioni e lavoro volontario. Una vocazione ecologica importante ed esemplare: energia solare passiva e massimo utilizzo delle (magre) risorse locali. Vera Avanguardia, all'epoca quasi fantascienza.
Siamo di fronte alla venerabile reliquia di una utopia. Soleri ne progettò il corpo fisico e lo adattò alle coordinate geografiche. E' un'utopia con, al proprio all'interno, due grandi anime della cultura occidentale.
Da una parte il culto della Natura, un'invenzione che si allaccia ad una tradizione tipicamente anglosassone del XIX Secolo: Walt Withman, Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau in America e in Inghilterra William Wordsworth e gli altri poeti romantici. L'ambiente naturale come un luogo pieno di energie positive. Un rifugio e una promessa di libertà.
La risposta alle ansie della civiltà: vivere nella Natura voleva dire anche autonomia da sistemi burocratici e costrittivi. Un atteggiamento che aveva una valenza politica molto precisa: il ritorno ad una vita semi-bucolica, lontani dalle grinfie del potere costituito e delle convenzioni sociali. Autarchia ambientale con un pizzico di - forse ingenua - anarchia. La "Sostenibilità" dei nostri giorni, storicamente, fa i suoi primi passi partendo da questa temperie culturale.
L'altra anima fa diretto riferimento all'organizzazione della Società. O meglio all'idea che la condivisione all'interno di piccole comunità consenta una gestione ideale e libertaria del vivere, contrapposta al sistema tradizionale della Famiglia e dello Stato. Una forma di democrazia diretta che solo le comunità relativamente piccole si possono permettere. Negli stessi anni andavano per la maggiore le famose "Comuni" degli Hippy.
In realtà si mirava ad una forma di socialismo soft ed evoluto (decisamente diverso dal socialismo di stampo marxista). Un cocktail culturale che partiva dalle antiche origine comunitarie del Cristianesimo (anche attraverso le esperienze monastiche) e arrivava alla rivolta - i movimenti studenteschi del '68 - contro il bigotto-consumismo del secondo dopoguerra. L'Autosufficienza (condita da un po' di "Peace&Love") come atto rivoluzionario contro il sistema.
Ad Arcosanti l'energia era catturata dal Sole attraverso tecniche "dolci" e tradizionali (i nativi americani se ne intendevano di sopravvivenza in climi aridi). Una piccola sorgente d'acqua permetteva di soddisfare i bisogni primari. L'Architettura, immaginata per affrontare il clima arido, era assolutamente "bio" e costruita con materiali locali impiegando gli sforzi di tutta la collettività. La maggior parte delle attività erano incentrate sulla produzione di cibo (orti e pollai) e manufatti ceramici.
Esisteva una piccola officina di fabbro per costruire e riparare utensili. Le mansioni erano condivise da tutti i membri e non esisteva una vera e propria specializzazione del lavoro. I piccoli venivano fatti crescere assieme in una specie di kindergarden. C'è un ampio teatro-anfiteatro dove chiunque si può esibire e una serie di altri spazi comunitari. Per molti aspetti un piccolo paradiso terrestre.
Ma qualcosa non ha funzionato (purtroppo accade spesso nei paradisi). Ora qui vivono meno di 50 persone e faticano ad andare avanti, solo un po' di distratto turismo consente di sopravvivere. La maggior parte delle strutture versano in uno stato di avvilente semi-abbandono.
Il primo problema era stato la scarsa performance energetica. Oggi con i pannelli solari da alta resa le cose sarebbero decisamente diverse, ma allora la sfida ambientale alla lunga mise a dura prova i - pur motivati - abitanti di Arcosanti. La produzione di ceramica non ebbe un mercato significativo (o almeno quello sperato). Poi l'edonismo degli anni '80 spinse rapidamente i giovani verso altri tipi di esperienze più competitive (e remunerative). Il luogo è veramente isolato e le regole quasi francescane del villaggio divennero incomprensibili e difficili da sopportare per molti.
Ma la cosa esiziale fu probabilmente la polemica che nacque intorno al suo ideatore e fondatore. Soleri viveva nella comodità a Scottsdale (villa con piscina) e si limitava a visitare più o meno spesso Arcosanti. Ma se non ci crede il "capo" perchè dovrei crederci io, che sono l'ultimo arrivato? Ma c'è di peggio.
La figlia di Soleri, Daniela, ha rivelato di essere stata molestata da bambina dal padre e di non poter escludere che episodi simili siano potuti avvenire tra le ragazze che vivevano nella comunità, dove il padre esercitava una grande influenza e godeva di una indiscussa autorità, stile "guru". Pochi, si sa, riescono a resistere all' oscura tentazione dell'abuso di potere.
Mentre si esce da Arcosanti viene tristemente da pensare di aver appena visitato lo scheletro di un grande dinosauro, letteralmente ricoperto di sabbia del deserto. Si tratta del "fossile" di un sogno che comunque fu possente, nobile e fascinoso. Un sogno che, malgrado tutto, continua ad avere senso e attualità.
Questo testo è al 100% NAI (Not Artificial Intelligence)
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