higuain

DOMANI SERA ANDRA’ IN SCENA IL FEUILLETON DELL’ANNO: HIGUAIN CONTRO IL NAPOLI! LO SCONTRO AVVIENE NEL MOMENTO IN CUI NESSUNO DEI DUE SENTE DI AVER FATTO UN AFFARE: LA SOCIETA’ DI DE LAURENTIIS HA PRESO 90 MILIONI MA ORA GIOCA SENZA ATTACCANTI E L’ARGENTINO, CHE SOTTO IL VESUVIO ERA UN TOTEM, A TORINO DEVE RIGARE DRITTO E TACERE

HIGUAIN GIUDAINHIGUAIN GIUDAIN

1 - CORE ’NGRATO

Gianni Mura per “la Repubblica”

 

Da alto gradimento ad alto tradimento, questo per molti napoletani è il percorso di Higuain. Non entro nel merito, sto alla larga da sentimenti e risentimenti, provo ad inquadrare la storia sotto il profilo tecnico-tattico. Protagonisti: Higuain, il Napoli (e il suo gioco), la Juve (e il suo gioco). Chi ci ha guadagnato? Non Higuain, non la Juve (non ancora, anzi), non il Napoli, mucchio di milioni a parte.

 

DYBALA HIGUAINDYBALA HIGUAIN

Calcisticamente parlando, Higuain era già Higuain prima di arrivare a Napoli. Ma a Napoli ha segnato come mai aveva fatto prima, e non può essere un caso. Il gioco di Sarri si è rivelato ideale, per i mezzi di Higuain, signore e padrone degli ultimi 20 metri. Nessuno andava nemmeno per sbaglio a calpestare le sue zolle. Il 4-3-3, come il 3-4-3, favorisce gli attaccanti centrali. Succedeva con Zeman, succede con Spalletti, succederebbe anche adesso con Sarri, se disponesse di un vero attaccante centrale.

EVRA DYBALA HIGUAINEVRA DYBALA HIGUAIN

 

Ma il solo che aveva, Milik, e che era partito molto bene con una media-gol che non faceva rimpiangere Higuain, si è rotto. Gabbiadini non è e non sarà mai una punta centrale, anche per questo è così nervoso. Sarri non rinuncia alla fanteria leggera e mette al centro dell’attacco Mertens, il meno negato al ruolo. Ma è un ripiego. Io ci avrei messo Hamsik. Più della partenza di Higuain, pagata il dovuto, il Napoli sconta l’assenza di Milik ma soprattutto, in panchina, di un centravanti di ruolo, di peso.

dybala e higuain 4af0 ab86 cf104d03fe78dybala e higuain 4af0 ab86 cf104d03fe78

 

Non necessariamente quel che si definisce un top player, andrebbe bene anche Lasagna. Si racconta a Napoli che Higuain mal sopportava la presenza di un’alternativa, sia pure giovane e poco esperta, qual era Zapata. La cui presenza risparmierebbe qualche mal di testa a Sarri. La cui assenza, sua o di uno come lui, suona a discapito degli operatori di mercato. Che un centravanti possa farsi male non è una bizzarria del caso, ma una triste realtà. Un imprevisto relativo, se si vuole. Un errore, da qualunque parte si guardi. Un doppione, con rose così larghe, bisogna averlo, provvedendo per tempo.

HIGUAIN IN PANCHINA 3HIGUAIN IN PANCHINA 3

 

Higuain è egoista, come molti grandi del ruolo. Sa essere altruista, quando vuole: tiene il pressing alto, si muove come serve alla squadra, ma quasi sempre si muove in funzione del gol suo. A Napoli aveva i partner ideali. Callejon, Mertens e Insigne sono vere ali, non centrocampisti o terzini riciclati. Sanno crossare e dribblare. A fornire eventuali tagli dentro provvedono i centrocampisti, da Hamsik a Jorginho, e pure i terzini, Hysaj e Ghoulam, hanno piedi accettabili. Il miglior gioco della serie A, si diceva del Napoli Higuaindipendente. Vero.

 

E anche semplice: quasi tutte le azioni conducevano allo stesso terminale: Higuain. Una pacchia, per lui e per tutti. Nessuna gelosia, massimo accordo. Come Lodetti non si lamentava di correre anche per Rivera («è giusto, se ci fa vincere e guadagnare dei soldi») così Callejon non s’è mai lamentato perché correva il triplo di Higuain ed era meno considerato (e pagato). Una squadra vive su certi equilibri, non è solo numeri e percentuali.

HIGUAINHIGUAIN

 

A Torino, Higuain si trova a convivere con un altro centravanti (Mandzukic, più forte di Zapata) e l’ombra lunga di un centravanti atipico, Dybala, ora infortunato ma costretto (o convinto) ad arretrare per non pestargli i piedi, o le amate zolle. A Torino Higuain segna meno perché gli arrivano meno palloni giocabili: è un problema suo, certamente, ma anche di Allegri, che in campionato non insiste su una formazione-tipo, come ha fatto Sarri, ma la cambia e rivolta in continuazione, senza frenesia ma anche senza fretta. A Napoli Higuain era il giocatore-simbolo, il totem.

 

higuain con  la pancettahiguain con la pancetta

A Torino ce ne sono altri, a partire da Buffon. A Napoli in campo Higuain brontolava spesso con i compagni, a Torino no, devono avergli spiegato che è comportamento sgradito. La Juve marcia per accensioni improvvise (Cuadrado, Khedira, l’ultimo Chiellini, poco Pjanic) ma non ha, forse non le interessa averlo in questo periodo, un gioco schiacciante. Alla prima vera partita insieme dall’inizio, un passaggio di Mandzukic a Higuain, uno da Higuain a Mandzukic. Non è il massimo della vita, né del calcio.

 

I TIFOSI DEL NAPOLI CONTRO HIGUAINI TIFOSI DEL NAPOLI CONTRO HIGUAIN

È evidente che Higuain non gradisce altre presenze nella sua zona. Ma è altrettanto evidente che la Juve, quando Dybala sarà guarito, non potrà permettersi il lusso di tenerlo più vicino al centrocampo che alla porta avversaria, anche perché lontano da lì gli avversari lo picchiano di più, senza rischiare pericolosi calci di punizione.

 

I TIFOSI DEL NAPOLI CONTRO HIGUAINI TIFOSI DEL NAPOLI CONTRO HIGUAIN

Ora che è tornato Marchisio le cose saranno più chiare, in mezzo, e forse Higuain riceverà più palloni, ma credo che la Juve sarà più forte quando Allegri avrà trovato la giusta posizione a Dybala: che non è a fianco di Higuain ma un pochino alle spalle. Un po’ come Baggino e Andersson nel Bologna. Un effettivo 4-3-3 come quello di Sarri difficilmente il galeoniano Allegri lo varerà, ma sarebbe più facile per Higuain segnare un sacco di gol. Solo che alla Juve gli interessi della Juve contano più di quelli di Higuain. Che a Napoli ha lasciato un buco e a Torino non l’ha riempito. C’è tempo. Ma domani mi sa che più di tutto conteranno i nervi.

 

2 - ETHOS, PATHOS E TRADIMENTO

Marino Niola per “la Repubblica”

 

Nove e non più nove. Il transfuga Gonzalo Higuain ha lasciato Napoli in una spirale di furore, rancore e livore. Perché i tifosi perdonano tutto fuorché il tradimento. E perfino in un calcio multinazionale, globalizzato, finanziarizzato, aziendalizzato, delocalizzato come quello di oggi, la passione per la propria squadra resta arcaicamente territoriale. In quanto significa, immediatamente e senza bisogno di parole, una storia, un’identità, un sentimento, una passione.

NICOLAS HIGUAINNICOLAS HIGUAIN

 

Blut und boden, blood and soil, sangue e terra. È l’algoritmo di quello ius soli che stringe in un legame indissolubile il campione ai simboli che rappresentano l’appartenenza locale. Prima di tutti la maglia, che rappresenta in estrema sintesi la fedeltà ai colori sociali. «Non sono io a portare la maglia ma è lei che porta me». Lo diceva il grande Patrick Vieira. Una frase che non sarebbe suonata stonata sulle labbra di un cavaliere della tavola rotonda.

 

ARRIVO DI HIGUAIN A TORINOARRIVO DI HIGUAIN A TORINO

E che sembra fatta apposta per una tifoseria come quella partenopea, i cui amori e umori affondano in un immaginario popolare dove il tradimento è la più grande, la più imperdonabile, la più disonorevole delle infamie o, meglio, delle infamità. È l’anima mediterranea di Napoli, quella per cui il codice dell’onore è più importante di quello della colpa, che alla fine rimane roba da protestanti. E l’onore, per un campione, significa restare fedele al suo ruolo. Che, lo dice la parola stessa, è quello di essere una parte che rappresenta tutti.

HIGUAIN ALLA JUVENTUSHIGUAIN ALLA JUVENTUS

 

Di fatto, il tradimento di Higuain ha infranto quella legge dell’onore che è alla base del patto non scritto su cui poggiano l’ethos e il pathos popolari. Baciare la maglia azzurra per poi rinnegarla, farsi fotografare mentre solleva quella juventina come una sindone, gioire scompostamente dopo aver segnato il primo gol in bianconero. Sono questi i capi d’accusa che la tifoseria imputa al Giuda da novanta milioni.

 

Altro che i trenta denari dell’Iscariota, che oggi al cambio farebbero appena 18 euro, anche se allora erano il prezzo di uno schiavo, o un mese di salario di un bracciante. In ogni caso l’opposto di Maradona, eroe e santo, beatificato dall’agiografia pallonara ed assurto ad esempio edificante per aver respinto con un fermissimo niet la corte dell’Avvocato che negli anni Ottanta avrebbe fatto carte false per portarlo sotto la Mole.

ARRIVO DI HIGUAIN A TORINO  ARRIVO DI HIGUAIN A TORINO

 

In questo senso il “falso nueve” juventino ha fatto uno sgarro che lo fa assomigliare al malamente della sceneggiata, del feuilleton e della canzone neomelodica, quello che calpesta tutte le sacre icone della comunità. Dimenticando la famiglia, la mamma, gli amici, il vicolo. E le creature, che so’ piezz’ ‘e core. Insomma è come se san Gennaro si mettesse a fare il miracolo per Torino. Non c’è più religione!

 

3 - LITIGI, RUGGINI E SCREZI LA ROTTURA COI COMPAGNI DIETRO L’ADDIO DEL PIPITA

Marco Azzi per “la Repubblica”

 

ARRIVO DI HIGUAIN A TORINO 3ARRIVO DI HIGUAIN A TORINO 3

Sussurri, allusioni, cose dette e non dette, lasciate strategicamente un po’ a metà. Il più diretto, se non altro nella forma, si conferma l’incorreggibile Maurizio Sarri: allungando la sua collezione di bip. «Certo che l’abbraccerò, ma come un figlio che mi ha fatto incazzare davvero molto». Nemmeno lui, però, si spinge a pronunciare la parola che nel Napoli si legge sulle bocche di tutti, alla vigilia del velenoso rendez- vous con Gonzalo Higuain: l’ex compagno d’avventura passato al nemico.

 

ARRIVO DI HIGUAIN A TORINO 5ARRIVO DI HIGUAIN A TORINO 5

Chiamarlo esplicitamente “traditore” sarebbe troppo, s’intuisce: anche se i tifosi lo fanno da tre mesi e nessuna voce s’è alzata a difesa del Pipita, dall’interno dello spogliatoio azzurro. «Sono fatti suoi». Tutti allineati in un gelido silenzio assenso, che la squadra ha utilizzato come uno scudo per non essere coinvolta in ulteriori polemiche.

 

Basta e avanza il danno subito sul campo: con la perdita di un cannoniere da 36 gol in serie A e la beffa di ritrovarselo domani da avversario, nella sfida di Torino contro la Juventus. «Più che un dispetto, gli darei uno schiaffo», ammicca Dries Mertens con un sorriso furbo. Certo che scherza, guai a chi pensa che stia facendo sul serio. Non erano sempre a cena insieme?

 

higuain nella monnezzahiguain nella monnezza

La vigilia del Napoli è fatta di accenni. «Higuain non ci invidia. Ci teme. Ho detto a Sarri di non preoccuparsi, di giocare sereno e far divertire il pubblico» le parole di ieri di De Laurentiis. In realtà sotto c’è una pentola in ebollizione. «Sapete cosa mi disse a febbraio Nicola Higuain? Che suo fratello era l’unico vero campione della nostra squadra e per questo Gonzalo stava pensando di cambiare aria», ha raccontato di recente il presidente, lasciando intendere di custodire altri retroscena sull’addio, ancora più piccanti.

 

«Meglio che resti zitto, ne va della serenità del nostro spogliatoio». La curiosità aguzza l’ingegno, però. E a furia di bussare alle porte blindate di Castel Volturno qualche versione comincia a saltare fuori. Il Pipita aveva rotto con alcuni compagni, al punto da spingersi a pronunciare la fatidica frase. O resto io, oppure loro.

 

PROTESTE CONTRO HIGUAINPROTESTE CONTRO HIGUAIN

Tutta colpa di una fronda nei confronti della società in cui l’argentino ha scoperto di colpo di ritrovarsi isolato, mentre Callejon firmava il rinnovo del contratto con il club e altri big (prima Albiol e poi Koulibaly) si convincevano quanto meno a rimandare il loro addio. «Abbiamo deciso di rimanere tutti per un altro anno, per cercare di vincere insieme lo scudetto. Lo farà anche Gonzalo, vedrete», disse dal ritiro del Belgio Mertens, alla vigilia degli Europei, rivelando così l’esistenza di un patto tra i giocatori.

 

Solo Higuain non lo ha (avrebbe?) rispettato. «Il valore di un uomo si capisce dalla sua parola… », scrisse in un criptico tweet Pepe Reina. Non ha mai svelato il destinatario. Era metà giugno e l’ipotesi dell’addio del Pipita pareva lontana. «Io sono molto tranquillo e anche i tifosi del Napoli devono esserlo», raccontava in quei giorni il campione dal ritiro dell’Argentina.

 

STRISCIONI CONTRO HIGUAINSTRISCIONI CONTRO HIGUAIN

Invece si trattava di un bluff, portato avanti fino alle visite segrete a Madrid e alla firma con la Juve, a fine luglio. Senza neppure una telefonata ai compagni e a Sarri, che aspettava con fiducia l’attaccante nel ritiro a Dimaro e ancora oggi non riesce a farsi passare l’incazzatura. «Da padre a figlio». Eppure poteva aspettarselo, il tecnico. Trapela infatti il racconto di un precedente attrito tra i due, che risale proprio alla vigilia della sfida scudetto a Torino, nello scorso febbraio.

 

bambola woodoo di higuainbambola woodoo di higuain

Storie di pallone, un rimbrotto severo dalla panchina, la ribellione del numero 9, l’allenamento interrotto e pure un seguito dentro lo spogliatoio. Cose che lasciano il segno. C’erano delle ruggini tenute ben nascoste, nella famiglia azzurra. Ma ora è arrivato il momento di giocare a carte scoperte. «Quello», come lo chiamano i suoi ex tifosi, avrà addosso la maglia bianconera. «E in campo non ci sono amici, solo avversari », dice Mertens. Scherzando naturalmente.

higuain sarrihiguain sarri

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