tirelli

PIU’ SARTE, PIU’ ARTE! - VIAGGIO NEL PAESE DELLE FORBICI, AGO, BOTTONI, STOFFE, CORSETTI, CAPPELLI, CABOCHON, GUANTI, ALLA RICERCA DELL'IMMAGINARIO VISIONARIO DI UMBERTO TIRELLI, L’ABITO FATTO UOMO, CHE HA VESTITO I SOGNI DEL NOSTRO CINEMA, DA VISCONTI A PASOLINI

umberto tirelli   augusto de luca photographerumberto tirelli augusto de luca photographer

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

 

Testo di Anna Cerefolini per Dagospia

 

"Arriverei a dire che per me, a volte la lunghezza della gonna di un'attrice, sopra o sotto il ginocchio, è più importante di un'idea di sceneggiatura"

Bernardo Bertolucci 

VIDEO - http://youtu.be/3FmxJnBS-mc 

 

"Nella vita hanno un grosso peso le concomitanze, le convergenze o quelle che, con un termine letterario, si potrebbero chiamare "affinità elettive".

Umberto Tirelli

 

Viaggio nel paese delle forbici, dell’ago e dei bottoni, tra stoffe, corsetti, cappelli, cabochon, guanti e spilli. Al centro del paese irrompe la Sartoria Artigiana Tirelli, sbucata a Roma ?il 30 novembre del 1964, dalla mente libera e visionaria di Umberto Tirelli, l’abito fatto uomo.

 

Questo omone sarcastico e sempre sorridente - il solo al mondo "capace di perdere la testa per un bottone dell'Ottocento" - ha vestito, abito dopo abito, i sogni e i bisogni del nostro cinema quando il grande schermo ospitava autori geniali che si chiamavano Visconti, Zeffirelli, Bolognini, Fellini, Pasolini.

stoffe della sartoria tirellistoffe della sartoria tirelli

 

Tirelli se n’è andato 26 anni fa, a 72 anni, ma il "tirellismo" è vivissimo. Basta fare un’incursione nella sede di Via Pompeo Magno dove al tavolo della tagliatrice c'è la signora Antonia, che lavora per la sartoria sin dall'inizio, e intorno a lei si muovono farfalle di taffetà intrise di melodramma e poesia nel ricordo dei desideri di Piero Tosi, Lila de Nobili, Gabriella Pascucci, Luciano Damiani, Danilo Donati, Gitt Magrini, Ezio Frigerio, Milena Canonero, Marcel Escoffier e Maurizio Monteverde, costumisti stellati.

sarte al lavoro per abito di milena canonero (2)sarte al lavoro per abito di milena canonero (2)

 

Oppure avventurarsi a Formello, un comune alle porte di Roma, dove dal 2007 troneggia il magazzino della Sartoria: una spazio immenso dove perdersi come Alice nel paese delle meraviglie in una selva fittissima di abiti e di bottoni, di cappelli e stivali, dove si misura la nostra vocazione all’abito come display della nostra identità e storia. "Realtà recuperata". Un passato di abiti silenti, sperduti, accatastati tra soffitte e bauli abbandonati, insardinati tra robivecchi e mercatini dell'usato, restaurati e consegnati a un destino di luce.

studio tirelli ora trappettistudio tirelli ora trappetti

 

Quattro secoli di moda, "un museo", frammenti di donne e uomini dal 1500 alla rivoluzione francese, dall'incoronazione di Elisabetta, imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria, in vestito rosa, perle, marabù bianco e lunghi guanti ideati da Worth, il sarto delle corti europee, al Novecento di madame Vionnet, Schiaparelli e Chanel.

 

Da emiliano estroverso - era nato a Gualtieri, una città in prossimità del fiume Po - Tirelli sapeva pensare alla moda con serietà. Certo, il termine “moda” evoca leggerezza, edonismo ed effimero stravagante. Ma l’eredità della Sartoria Artigiana Tirelli sollecita uno sguardo diverso: gli abiti svelano la storia dei popoli, i suoi codici e cortocircuiti con la società.

foto d archivio con luchino visconti  umberto tirelli  romolo valli  giorgio de lullo  osvaldo testafoto d archivio con luchino visconti umberto tirelli romolo valli giorgio de lullo osvaldo testa

 

Provate a visitare il Prado di Madridf o la Pinacoteca di Brera, puntando lo sguardo solo sui vestiti dei personaggi ritratti: ecco, è un viaggio nella storia della moda. Da collezionista ossessionato - "realizzatore di costumi e archeologo della moda", come amava definirsi - Tirelli lo sapeva benissimo quando creò a Roma il suo miracolo in cui elementi di bellezza, follia, stravaganza ci rapiscono da noi stessi.

 

maria callas in medea di pasolini dall archivio tirellimaria callas in medea di pasolini dall archivio tirelli

La sua opera dal 1990 è protetta con sommo amore dal socio e partner Dino Trappetti (nel 2010 è nata la Fondazione Tirelli Trappetti). L'incontro con Umberto, racconta Dino, nasce in occasione della messa in scena de "La locandiera" di Goldoni, per il ruolo del Conte di Albafiorita ha bisogno di un costume e si reca nel giugno del 1960 insieme al regista alla Safas di via Margutta, un incrocio di vite che si rivelerà un presagio di futuro, un identico avvenire, un identico cielo in cui riparare anche nel momento dell'assenza.

 

Dino Trappetti dopo quell'incontro lascia il posto fisso da impiegato e investe la liquidazione nell'avventura di Tirelli, restando però lontano dalla sartoria e lavorando prima come fattorino e autista al Festival dei Due Mondi a Spoleto e poi a fianco del maestro Giancarlo Menotti. L'allestimento di una grande mostra di paesaggi contemporanei a palazzo Collisola con opere di Warhol, Jasper Johns, Liechtenstein, Rauschenberg affidatogli dal maestro segnerà per sempre il suo percorso professionale. Solo il desiderio di continuità espresso nelle ultime volontà di Tirelli lo spinse poi a dedicarsi totalmente alla "Ditta".

 

magazzino abiti della sartoria tirellimagazzino abiti della sartoria tirellimagazzino tirelli costumi del 1700magazzino tirelli costumi del 1700

manichini della sartoria tirellimanichini della sartoria tirellidino trappettidino trappetti

L'Oscar a Gabriella Pescucci nel 1994, con i costumi per ‘L'età dell'innocenza’, quello di Ann Roth nel 1997 per ‘Il paziente inglese’ di Anthony Minghella o quello a Colleen Atwood per ‘Alice in Wonderland’ di Tim Burton segnano il legame con un passato di sublime bellezza, i cui tremiti di meraviglia ci attraversano oggi sfiorando le creazioni realizzate per la ‘Medea’ di Pasolini, il ‘Gattopardo’ e Ludwing di Visconti, ‘La Traviata’ di Zeffirelli, ‘La storia vera della signora delle Camelie’ di Bolognini e per opere liriche di infinito incanto dal ‘Don Carlo’ alla ‘Tosca’, dalla ‘Vedova allegra’ alla ‘Traviata’.

 

Il mondo di stoffa della Sartoria Tirelli appartiene alla storia d'Italia, e un bel giorno se ne accorgerà magari i nostri musei e fndazioni della capacità di Dino, Laura, Alessandro, Luigi e di tutte le persone che ogni giorno lavorano con umiltà e generosità, della loro capacità di trasformare la memoria in pura bellezza.

 

 

 

 

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