POLLI UNIPOL - IL "CORRIERE" SCODELLA LE AFFETTUOSE INTERCETTAZIONI TRA CONSORTE E IL MAGISTRATO FRANCESCO CASTELLANO (CHE ASSOLSE BERLUSCONI NEL PROCESSO SME) - NEL MIRINO C'E' LA SCALATA BNL DELLA FINANZA ROSSA?...

Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"


Oltre 15 telefonate, dal 5 luglio sino a pochi giorni fa. Ad un capo del filo, sia da Roma (da un telefono del «Consiglio di presidenza della giustizia tributaria», il Csm dei giudici del fisco) sia da Milano (da un cellulare amministrativamente intestato alla Procura di Milano), c'è il neopresidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano e ex vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati, Francesco Castellano, l'anno scorso presidente del collegio del processo Sme a Silvio Berlusconi e Cesare Previti. Dall'altro capo del telefono il presidente dell'Unipol, Giovanni Consorte.

E' il supermanager delle Coop (già rinviato a giudizio dalla magistratura milanese per un presunto insider trading di Unipol nel 2002) ad avere il telefono sotto controllo nell'inchiesta lombarda sulla scalata «occulta» dell'amministratore delegato della Banca Popolare Italiana Gianpiero Fiorani e dei suoi alleati alla Banca Antonveneta. Ed è a ruota sul telefono di Consorte che questi viene intercettato mentre racconta ad alcuni suoi collaboratori i contatti con il magistrato come se questi gli avesse prospettato prima propositi e poi esiti tranquillizzanti (ma non si sa se reali, se artefatti dal manager, o se millantati dal magistrato) a seguito di presunti interessamenti di Castellano presso la Procura di Roma.

Su cosa? Sull'inchiesta che il procuratore aggiunto capitolino Achille Toro (presidente della stessa corrente di toghe, Unicost, della quale Castellano è stato dirigente di spicco) sta conducendo sui filoni di competenza romana di Antonveneta, Bnl e Unipol. Insieme ad atti riguardanti la scalata Bnl, alcune «relazioni di servizio» su Unipol circa appunto possibili interferenze nell'indagine figurano tra i documenti inviati ieri «per quanto di competenza» (cioè senza indicazioni di eventuali ipotesi di reato) alla Procura di Roma dalla Procura di Milano, che nello spirito di collaborazione che sta collegando i due uffici ha subito accolto la richiesta dei pm capitolini di disporre degli elementi raccolti a Milano sul comportamento dei vertici di Banca d'Italia nell'affare Antonveneta.

La procedura della trasmissione degli atti da Milano alla Procura di Roma anziché a quella di Brescia (competente per legge a valutare eventuali ipotesi di reato a carico di toghe milanesi) segnala comunque che nelle telefonate dirette Castellano-Consorte, così come nei racconti di sponda Consorte-collaboratori, non emergono evidentemente secche ipotesi di reati addebitabili al magistrato a Milano; mentre è la natura degli interessamenti a Roma (almeno per come Consorte li espone ai suoi manager Unipol, in chiave confortante rispetto ai timori sull'inchiesta capitolina) ad essere sottoposta alla valutazione dei magistrati romani.

A chiarire i contorni del rapporto tra i due avrebbe forse potuto contribuire una gestione più tempista della vicenda. Ma alla notizia captata, «in diretta», è seguito un approfondimento della notizia «in differita». Sono infatti trascorsi almeno 10 giorni senza che la Guardia di Finanza segnalasse in tempo reale, alla magistratura dalla quale aveva ricevuto delega a intercettare alcuni protagonisti dell'affare Antonveneta, che nelle telefonate captate era capitato anche di «ascoltare» il tandem Castellano-Consorte. E la sfasatura comunicativa, non favorendo il rapido sviluppo di accertamenti efficaci quali ad esempio servizi di osservazione di un incontro tra i due, neppure avrebbe valorizzato per tempo la telefonata nella quale il fresco capofila della «scalata» alla Bnl si dava un appuntamento di persona con il giudice che (prima di assumere dall'inizio di luglio la responsabilità sui 6.600 detenuti delle 13 carceri lombarde) ha presieduto per anni la prima sezione penale del Tribunale di Milano.

Fonti non ufficiali della GdF accreditano l'idea che le telefonate non siano state immediatamente ben soppesate per una serie di motivi. Primo: per l'ingorgo del troppo lavoro di migliaia di telefonate intercettate, che dal 24 giugno si sarebbero via via ammassate, costringendo le Fiamme Gialle a scegliere di trascrivere e trasmettere subito ai magistrati soltanto quelle più rilevanti.



Secondo: perché per la GdF l'interlocutore non sarebbe stato, almeno nei primi tempi, di immediata identificazione. Terzo: perché, in ogni caso, il tenore dei colloqui del magistrato (seppur forse valutabile sotto il profilo disciplinare) non sarebbe apparso integrare palesi estremi di reato, e dunque sarebbe passato in secondo piano rispetto alle urgenze del nocciolo dell'indagine (quella per aggiotaggio nel «concerto» Fiorani-Gnutti-Ricucci su Antonveneta).

Già nella prima telefonata del 5 luglio, tuttavia, il magistrato si presentava con nome e cognome: circostanza che, unita al telefono di partenza (il «Consiglio di presidenza della giustizia tributaria»), avrebbe in realtà consentito una agevole identificazione, essendo notorio e facilmente verificabile che proprio il magistrato milanese con quel nome e cognome è anche giudice tributario componente il Consiglio.

Un'informativa-lampo, inoltre, non c'è stata neanche quando il contatto con Consorte è avvenuto da una utenza intestata (dal punto di vista della bolletta) alla Procura, circostanza che si sarebbe immaginata di per sé già potenzialmente allarmante. E quando la Guardia di Finanza ha ritenuto di comunicare la circostanza all'autorità inquirente, l'ha fatto accennando in un primo tempo all'esistenza di tre telefonate, mentre già a quel punto le telefonate tra i due erano di più, fino ad attestarsi complessivamente almeno a una quindicina.


CASTELLANO SPIEGA IL CONTENUTO DELLE SUE TELEFONATE CON CONSORTE
(ANSA) - Il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Francesco Castellano, cosi' commenta la trasmissione alla Procura di Roma di una relazione della Guardia di Finanza su alcune telefonate intercorse tra lui e il presidente di Unipol, Giovanni Consorte, la cui utenza era intercettata su ordine dei pm milanesi titolari dell'inchiesta sulla scalata Antonveneta.

''Ho appreso da notizie di stampa di intercettazioni sull'utenza telefonica del presidente di Unipol, Giovanni Consorte, che conosco da lunga data - spiega in una dichiarazione il magistrato che si trova a Bari per alcuni giorni di vacanza -. Consorte mi aveva esternato la sua determinazione in ordine alla possibilita' di acquisire la Bnl. Io, meravigliato, gli raccomandai vivamente soltanto la necessita' di attenersi a regole di assoluta trasparenza, tanto piu' che si trattava di un contesto caotico, come andavano riferendo tutti i mezzi di informazione''.

''Un consiglio - afferma Castellano - che da magistrato, come doveroso, avrei dato a qualsiasi cittadino: comportarsi secondo le regole''. A proposito del numero delle telefonate intercorse con Consorte (sarebbero una quindicina, nel periodo in cui sono state attivate le intercettazioni) il presidente Castellano ha spiegato: ''Si trattava di brevi telefonate con cui si fissavano o si rinviavano appuntamenti anche con amici comuni, in relazione agli impegni reciproci. Sono infatti buon conoscente di Consorte, in quanto abbiamo amici comuni a Bologna''.

Francesco Castellano e' stato a lungo presidente della prima sezione del Tribunale di Milano e davanti al suo collegio si celebro' il processo stralcio per la vicenda Sme che vedeva imputato il solo Silvio Berlusconi e che si concluse con l'assoluzione del premier e la dichiarazione di prescrizione per un reato.


Dagospia 29 Luglio 2005