NOUVELLE CUISINE TALEBAN - SPELLARE VIVI I PRIGIONIERI
Mimmo Candito, inviato a Islamabad per La Stampa
«La guerra? Ma caro amico, la guerra è già finita. Terminata. Chiusa». Come, finita? «Le racconto una storia, e allora capirà. Gli americani vanno dicendo che vogliono installare una base a terra, in Afghanistan, e non hanno ancora capito che è proprio quello che stanno cercando i taleban. Quando i commandos sovietici, vent´anni fa, furono calati sul terreno per combattere i mujaheddin, quattro di loro furono catturati sulla montagna. I mujaheddin gli tolsero la camicia, poi con la punta del coltello gli segnarono la pelle tutt´intorno alla vita, come se fosse una cintura. Non li uccisero, la ferita non era profonda; ma presero questa pelle dall'addome e dal fondo della schiena e la tirarono verso l´alto, come facciamo quando vogliamo spogliarci di una maglia. Li spellarono, e li appesero per i polsi ai rami degli alberi, lasciandoli vivi, in carne nuda. Dopo, chiamarono gli altri commandos, spiegandogli dov´erano i loro compagni».
E allora? «Allora i commandos di Breznev non si fecero più vedere sulle montagne. Lo stesso accadrà agli americani. Impareranno presto». Alcuni anni fa, quando il generale Zia Ul-Haq morì in un incidente aereo, diventò presidente del Pakistan un altro generale, Mirza Aslam Beg, che a quel tempo era capo delle forze armate di questo Paese. Qui la tradizione dei militari che fanno anche il presidente è una storia lunga quanto la stessa storia del Pakistan. Con Beg però fu diverso: lui decise di rompere con quel costume nazionale e chiamò il Paese al voto, facendo eleggere dopo 90 giorni il nuovo governo di Benazir Bhutto. Fu una scelta non facile, della quale il generale si dice orgoglioso ancora oggi che ha lasciato la divisa e studia strategie militari.
Piccolo, la voce bassa, l´abito occidentale e una camicia senza colletto, Beg non sarebbe uno da interviste. I generali non parlano, soprattutto quando sono stati comandanti in capo d´un esercito. Ma ora nel vecchio ufficio polveroso, davanti a una tazza di tè, racconta cose che sono importanti nella loro drammatica enormità, perchè sono le cose che davvero qui molti pensano e raccontano, in una sorta di delirio psicologico che gli americani farebbero bene a tener in gran conto, se mai vorranno vincere questa guerra. «Ma questa guerra, caro amico, l´hanno già vinta i taleban. E l´hanno vinta senza nemmeno combatterla».
Perchè? «Proprio perchè gli americani l´hanno persa. Gli americani avevano due obiettivi: uno era Osama, "vivo o morto" come dice Bush; l´altro era sostituire il governo di Omar con un governo amico loro. Non hanno preso e non prenderanno Osama, e il governo di Kabul è ora più forte di prima». Cioè i taleban hanno ora più appoggio di prima? «I taleban hanno vinto per varie ragioni. La prima è che erano soltanto una fazione e ora, invece, dopo queste stupide bombe, sono diventati il vero governo nazionale del loro Paese. Poi sono intelligenti, e sono anche rivoluzionari; e i grandi filosofi dicono che non bisogna sfidare i rivoluzionari, perchè un rivoluzionario non lo sconfiggi mai, a meno che non gli dai un´altra ideologia.
Infine gli afghani si uniscono sempre, quando c´è un´aggressione. E vincono, come nella jihad contro i russi vent´anni fa». Ma questa è una jihad, oppure una jihad solo dei taleban? «Quando un Paese musulmano è aggredito da un Paese d´infedeli, si dichiara la guerra santa. La 55.ma Brigada, che difende Bin Laden, non è affatto di taleban: sono quasi tutti sauditi e comunque arabi del Medio Oriente». Lo prenderanno mai Bin Laden? «Io vorrei che lo prendessero.
Ma è come cercare l´ago in un pagliaio. Basterebbe conoscere le montagne dell´Afghanistan, per capire subito che è impossibile». Però gli americani, che stanno perdendo l´appoggio dell´opinione pubblica, hanno bisogno di un successo. «E non lo avranno. Sono arrivati nel culo di un sacco. Sono così stupidi, così ignoranti delle cose dell´Afghanistan, che hanno deciso di appoggiare l´Alleanza del Nord ch´è fatta quasi soltanto di tagiki e uzbeki; e l´unico risultato che otterrano è che tutte le altre tribù appoggeranno i taleban. Se non fossero così stupidi nel loro orgoglio cieco, dovrebbe averlo saputo».
E i bombardamenti? «Sono soltanto un boomerang. Tutta questa guerra è un boomerang. La diplomazia e la guerra debbono marciare sempre sottobraccio. Questi invece hanno fatto la guerra senza nemmeno avere un piano diplomatico, senza nemmeno un piano politico. Che tonterìa. E ora si sono presi in trappola». Insomma, è proprio finita? «Sì, finita. Quello che c´è ora, è solo il prolungamento di un´agonia». I taleban sono coinvolti nell´attentato dell´11 settembre? «No, assolutamente. Non hanno la tecnologia né la cultura per questo tipo di operazioni». E´ stato Bin Laden? «No, penso di no. I taleban avevano offerto di far giudicare da un Paese terzo Bin Laden, e Bush non ha voluto. Io credo che toccherebbe all´Arabia Saudita, di farlo». Se non è stato Osama, nè i taleban, allora chi è stato? «Il ministro degli esteri indiano dice ch´è stata la Cia».
C´è tensione nell´esercito? «Certo. C´è tensione in tutto il Pakistan, e furore. Spero che gli americani capiscano - nonostante la loro stupidità - che stanno distruggendo Pakistan e Afghanistan insieme». Musharraf reggerà? «Le tensioni aumentano. Una cosa che unisce tutti è l´odio verso gli Usa, e l´odio cresce con la guerra che continua». E se si continua a bombardare anche durante il Ramadam? «Non fa differenza. Semplicemente, aumenterà l´odio». Se lei fosse il comandante Franks, che farebbe? «Accetterei la sconfitta in modo onorevole. Ma loro non hanno onore. Perdonare per essere perdonati è la formula». Siamo di fronte a un nuovo Vietnam? «No, questo non è il Vietnam. Questa è una cosa molto più rapida, che finisce nel giro di alcune settimane». Chi è il responsabile di tutta questa tragedia? «Allah lo sa».
Immagini tratte dal sito www.rawa.org
Dagospia.com 4 Novembre 2001
«La guerra? Ma caro amico, la guerra è già finita. Terminata. Chiusa». Come, finita? «Le racconto una storia, e allora capirà. Gli americani vanno dicendo che vogliono installare una base a terra, in Afghanistan, e non hanno ancora capito che è proprio quello che stanno cercando i taleban. Quando i commandos sovietici, vent´anni fa, furono calati sul terreno per combattere i mujaheddin, quattro di loro furono catturati sulla montagna. I mujaheddin gli tolsero la camicia, poi con la punta del coltello gli segnarono la pelle tutt´intorno alla vita, come se fosse una cintura. Non li uccisero, la ferita non era profonda; ma presero questa pelle dall'addome e dal fondo della schiena e la tirarono verso l´alto, come facciamo quando vogliamo spogliarci di una maglia. Li spellarono, e li appesero per i polsi ai rami degli alberi, lasciandoli vivi, in carne nuda. Dopo, chiamarono gli altri commandos, spiegandogli dov´erano i loro compagni».
E allora? «Allora i commandos di Breznev non si fecero più vedere sulle montagne. Lo stesso accadrà agli americani. Impareranno presto». Alcuni anni fa, quando il generale Zia Ul-Haq morì in un incidente aereo, diventò presidente del Pakistan un altro generale, Mirza Aslam Beg, che a quel tempo era capo delle forze armate di questo Paese. Qui la tradizione dei militari che fanno anche il presidente è una storia lunga quanto la stessa storia del Pakistan. Con Beg però fu diverso: lui decise di rompere con quel costume nazionale e chiamò il Paese al voto, facendo eleggere dopo 90 giorni il nuovo governo di Benazir Bhutto. Fu una scelta non facile, della quale il generale si dice orgoglioso ancora oggi che ha lasciato la divisa e studia strategie militari.
Piccolo, la voce bassa, l´abito occidentale e una camicia senza colletto, Beg non sarebbe uno da interviste. I generali non parlano, soprattutto quando sono stati comandanti in capo d´un esercito. Ma ora nel vecchio ufficio polveroso, davanti a una tazza di tè, racconta cose che sono importanti nella loro drammatica enormità, perchè sono le cose che davvero qui molti pensano e raccontano, in una sorta di delirio psicologico che gli americani farebbero bene a tener in gran conto, se mai vorranno vincere questa guerra. «Ma questa guerra, caro amico, l´hanno già vinta i taleban. E l´hanno vinta senza nemmeno combatterla».
Perchè? «Proprio perchè gli americani l´hanno persa. Gli americani avevano due obiettivi: uno era Osama, "vivo o morto" come dice Bush; l´altro era sostituire il governo di Omar con un governo amico loro. Non hanno preso e non prenderanno Osama, e il governo di Kabul è ora più forte di prima». Cioè i taleban hanno ora più appoggio di prima? «I taleban hanno vinto per varie ragioni. La prima è che erano soltanto una fazione e ora, invece, dopo queste stupide bombe, sono diventati il vero governo nazionale del loro Paese. Poi sono intelligenti, e sono anche rivoluzionari; e i grandi filosofi dicono che non bisogna sfidare i rivoluzionari, perchè un rivoluzionario non lo sconfiggi mai, a meno che non gli dai un´altra ideologia.
Infine gli afghani si uniscono sempre, quando c´è un´aggressione. E vincono, come nella jihad contro i russi vent´anni fa». Ma questa è una jihad, oppure una jihad solo dei taleban? «Quando un Paese musulmano è aggredito da un Paese d´infedeli, si dichiara la guerra santa. La 55.ma Brigada, che difende Bin Laden, non è affatto di taleban: sono quasi tutti sauditi e comunque arabi del Medio Oriente». Lo prenderanno mai Bin Laden? «Io vorrei che lo prendessero.
Ma è come cercare l´ago in un pagliaio. Basterebbe conoscere le montagne dell´Afghanistan, per capire subito che è impossibile». Però gli americani, che stanno perdendo l´appoggio dell´opinione pubblica, hanno bisogno di un successo. «E non lo avranno. Sono arrivati nel culo di un sacco. Sono così stupidi, così ignoranti delle cose dell´Afghanistan, che hanno deciso di appoggiare l´Alleanza del Nord ch´è fatta quasi soltanto di tagiki e uzbeki; e l´unico risultato che otterrano è che tutte le altre tribù appoggeranno i taleban. Se non fossero così stupidi nel loro orgoglio cieco, dovrebbe averlo saputo».
E i bombardamenti? «Sono soltanto un boomerang. Tutta questa guerra è un boomerang. La diplomazia e la guerra debbono marciare sempre sottobraccio. Questi invece hanno fatto la guerra senza nemmeno avere un piano diplomatico, senza nemmeno un piano politico. Che tonterìa. E ora si sono presi in trappola». Insomma, è proprio finita? «Sì, finita. Quello che c´è ora, è solo il prolungamento di un´agonia». I taleban sono coinvolti nell´attentato dell´11 settembre? «No, assolutamente. Non hanno la tecnologia né la cultura per questo tipo di operazioni». E´ stato Bin Laden? «No, penso di no. I taleban avevano offerto di far giudicare da un Paese terzo Bin Laden, e Bush non ha voluto. Io credo che toccherebbe all´Arabia Saudita, di farlo». Se non è stato Osama, nè i taleban, allora chi è stato? «Il ministro degli esteri indiano dice ch´è stata la Cia».
C´è tensione nell´esercito? «Certo. C´è tensione in tutto il Pakistan, e furore. Spero che gli americani capiscano - nonostante la loro stupidità - che stanno distruggendo Pakistan e Afghanistan insieme». Musharraf reggerà? «Le tensioni aumentano. Una cosa che unisce tutti è l´odio verso gli Usa, e l´odio cresce con la guerra che continua». E se si continua a bombardare anche durante il Ramadam? «Non fa differenza. Semplicemente, aumenterà l´odio». Se lei fosse il comandante Franks, che farebbe? «Accetterei la sconfitta in modo onorevole. Ma loro non hanno onore. Perdonare per essere perdonati è la formula». Siamo di fronte a un nuovo Vietnam? «No, questo non è il Vietnam. Questa è una cosa molto più rapida, che finisce nel giro di alcune settimane». Chi è il responsabile di tutta questa tragedia? «Allah lo sa».
Immagini tratte dal sito www.rawa.org
Dagospia.com 4 Novembre 2001