PRIMA DI WOODCOCK C'È STATO IL "MEROLONE". ANDRÀ A FINIRE CHE HENRY JOHN SPOSERÀ LA GREGORACI, COME IL BEL PM CHIONNA IMPALMO' ANITA CECCARIGLIA, EX DI "NON È LA RAI" ED EX DI GIGI SABANI? - IN ITALIA, STORIA, GIUSTIZIA E TV SEMPRE PIÙ SI CONFONDONO.
Fabio Butturi e Barbara Ciolli per "Diario", in edicola domani
In questa torrida stagione di intercettazioni, la storia ritorna, due volte come farsa. Lo scurrile turbinar di mutande che oggi coinvolge disinvolte soubrettes, aspiranti monarchi e volenterosi portavoce di An, ieri correva l'agosto 1996 si limitò al mondo dello spettacolo. Due giudici bellocci e appassionati di motori, oggi come allora, occupano il ruolo dell'accusa. Si chiamano Henry John Woodcock, sostituto procuratore a Potenza, e Alessandro Chionna, allora di stanza a Biella.
Il merolone. C'era una volta una piccola procura prealpina, un pubblico ministero non ancora trentenne e due divi della tv. Il 6 agosto 1996 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Biella, Edoardo Di Capua, su richiesta del pubblico ministero Alessandro Chionna, autorizzava l'arresto (domiciliare) per Raffaella Zardo, una biondona di 23 anni. Sognava di fare l'attrice. Fu accusata di induzione alla prostituzione da tre ragazze (una minorenne) che si accalcavano per accedere alle delizie del piccolo schermo. L'eco di Tangentopoli non si era ancora sopita. Varietopoli tornava come farsa.
Secondo l'accusa, la Zardo aveva sollecitato sprovvedute fanciulle di provincia a infilarsi nei letti del presentatore Valerio Merola (di cui era stata l'amante) e del popolare imitatore Gigi Sabani. Ma il teste chiave fu Giuseppe Pagano, ex autista factotum di Sabani, che dopo due mesi di carcere decide di vuotare il sacco. Nel novero degli amanti della Zardo, che aveva dichiarato con candore «bisogna saper scegliere i letti giusti», a un certo punto finì anche Vittorio Sgarbi. Per un'estate non si parlò d'altro. La Zardo, precorrendo i tempi, dichiarò: «Il successo finalmente! Mi avete reso famosa».
Poi, come spesso accade, l'affare si sgonfiò. Il 17 agosto, dopo undici giorni di clausura, la Zardo viene scarcerata. Poco dopo, il giudice per l'udienza preliminare, Paolo Bernardini, annuncia l'incompetenza territoriale della procura di Biella: l'inchiesta si trasferisce a Roma e viene archiviata il 26 ottobre con queste motivazioni: «Le giovani [.] non pattuivano né percepivano alcun compenso preciso [.] pur essendo finalizzata la loro disponibilità a ottenere, come contropartita, una parte in qualche spettacolo». Dopo aver ritrattato, Raffaella Zardo aveva denunciato Chionna per abuso d'ufficio. Seguiva procedimento disciplinare del guardasigilli Giovanni Maria Flick.
Galeotta fu l'udienza. A 29 anni il pm Chionna era bello e già brizzolato. Interrogando, s'innamorò. Di Anita Ceccariglia, 24 anni, ex di Non è la Rai, all'epoca impiegata alla Tim alla Malpensa ed ex fidanzata di Gigi Sabani, convocata alla procura di Biella in qualità di testimone. All'inizio di ottobre Novella 2000 li ritrae in affettuosa compagnia. Merola insorge: «È un fatto grave che getta un'ombra su tutta la conduzione dell'inchiesta». Nel marzo 1997, Chionna si accasa come giudice penale a Busto Arsizio, Varese, e può serenamente dedicarsi ai suoi amori. Ad aprile viene fotografato sulla pista di Monza a bordo di un'Alfa Romeo 155, Q4 16 valvole integrale per la prima gara del Campionato italiano velocità turismo nel Gruppo N3. A maggio imbocca alla guida di un'Alfa Gtv il cortile della chiesa di Sant'Alessio, sull'Aventino: Alessandro e Anita si sposano, di fronte a Dio e ai flash impazziti.
Al tribunale di Busto Arsizio, dieci anni dopo, parlano in pochi, fedeli alla consegna di tenere la stampa alla larga. Alessandro e Anita sono tuttora felicemente sposati. Lui è descritto come un giudice «schivo e irreprensibile», che «mantiene un profilo basso», fedele al motto «massima serietà e scarsa visibilità». «È presidente di un collegio e giudice monocratico penalista», raccontano nei corridoi, «ma niente casi eclatanti. Per intenderci, non è in Corte d'assise né ha seguito il processo alle Bestie di Satana. Per scelta, si tiene lontano dai riflettori». Lei, dicono, «fa la mamma». Al momento della visita, i Chionna sono in vacanza al mare con le due figlie. Unica traccia del tempo che fu sono i motori. Ancora oggi Chionna gareggia nel Campionato italiano turismo al volante di un'Alfa 147. Una passione, quella per i motori, che Chionna condivide con l'accusatore di oggi, Henry John Woodcock spesso fotografato al manubrio della sua Yamaha 500.
Divi di ieri e di oggi. Nel giugno scorso, indagando su un illecito locale con una squadra di sei vigili urbani, il pm di Potenza è arrivato addirittura al re mancato d'Italia, al fido braccio destro e al segretario particolare del capo di An (ed ex vicepremier) Gianfranco Fini, e a un nugolo di personaggi di contorno: un cantautore dalla zazzera tinta, una manciata di starlette tra cui spicca lei, Elisabetta Gregoraci, già valletta dei pacchi di Pupo assurta al ruolo di accompagnatrice di Flavio Briatore. Interrogata dal pm al pari della Zardo dieci anni fa la Gregoraci ha prima ammesso «bacini e tenere effusioni» scambiate con Sottile, poi ha parlato di «coccole» e infine, con i giornalisti, ha negato tutto, denunciando le pressioni subite da un magistrato spregiudicato, il Chionna di oggi.
Woodcock è un personaggio molto appetibile per i rotocalchi. Coetaneo di Chionna e, come Chionna, tenuto sotto osservazione dai superiori. Il suo capo, il procuratore di Potenza Giuseppe Galante, lo ha infatti segnalato al Csm con un appiglio: non avergli fatto firmare le tredici richieste di custodia cautelare sul Savoiagate (atto diventato obbligatorio dal 19 giugno, cioè venti giorni dopo l'inizio della procedura, chiusa il 16 giugno). Altra similitudine risiede nel rischio di trasferimento a cui soggiacciono le due inchieste. Diversi fascicoli dell'inchiesta di Potenza sono già stati trasferiti ad altre procure per «competenza territoriale»: il filone Sottile, per esempio, è passato ai pm di Roma.
Al di là degli esiti, resta la gloria. Che a volte, come dichiarò nel 1996 la Zardo, è il frutto più dolce. Dalla calda estate del 1996 alla calda estate del 2006, Valerio Merola ha cavalcato la sua onda vendendo gadget e scrivendo un libro sulla sua vicenda e poi spopolando a Cuba come conduttore. Gigi Sabani si è riabilitato. Ma lo spettacolo non è cambiato. In Italia, storia, giustizia e tv sempre più si confondono.
Dagospia 06 Luglio 2006
In questa torrida stagione di intercettazioni, la storia ritorna, due volte come farsa. Lo scurrile turbinar di mutande che oggi coinvolge disinvolte soubrettes, aspiranti monarchi e volenterosi portavoce di An, ieri correva l'agosto 1996 si limitò al mondo dello spettacolo. Due giudici bellocci e appassionati di motori, oggi come allora, occupano il ruolo dell'accusa. Si chiamano Henry John Woodcock, sostituto procuratore a Potenza, e Alessandro Chionna, allora di stanza a Biella.
Il merolone. C'era una volta una piccola procura prealpina, un pubblico ministero non ancora trentenne e due divi della tv. Il 6 agosto 1996 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Biella, Edoardo Di Capua, su richiesta del pubblico ministero Alessandro Chionna, autorizzava l'arresto (domiciliare) per Raffaella Zardo, una biondona di 23 anni. Sognava di fare l'attrice. Fu accusata di induzione alla prostituzione da tre ragazze (una minorenne) che si accalcavano per accedere alle delizie del piccolo schermo. L'eco di Tangentopoli non si era ancora sopita. Varietopoli tornava come farsa.
Secondo l'accusa, la Zardo aveva sollecitato sprovvedute fanciulle di provincia a infilarsi nei letti del presentatore Valerio Merola (di cui era stata l'amante) e del popolare imitatore Gigi Sabani. Ma il teste chiave fu Giuseppe Pagano, ex autista factotum di Sabani, che dopo due mesi di carcere decide di vuotare il sacco. Nel novero degli amanti della Zardo, che aveva dichiarato con candore «bisogna saper scegliere i letti giusti», a un certo punto finì anche Vittorio Sgarbi. Per un'estate non si parlò d'altro. La Zardo, precorrendo i tempi, dichiarò: «Il successo finalmente! Mi avete reso famosa».
Poi, come spesso accade, l'affare si sgonfiò. Il 17 agosto, dopo undici giorni di clausura, la Zardo viene scarcerata. Poco dopo, il giudice per l'udienza preliminare, Paolo Bernardini, annuncia l'incompetenza territoriale della procura di Biella: l'inchiesta si trasferisce a Roma e viene archiviata il 26 ottobre con queste motivazioni: «Le giovani [.] non pattuivano né percepivano alcun compenso preciso [.] pur essendo finalizzata la loro disponibilità a ottenere, come contropartita, una parte in qualche spettacolo». Dopo aver ritrattato, Raffaella Zardo aveva denunciato Chionna per abuso d'ufficio. Seguiva procedimento disciplinare del guardasigilli Giovanni Maria Flick.
Galeotta fu l'udienza. A 29 anni il pm Chionna era bello e già brizzolato. Interrogando, s'innamorò. Di Anita Ceccariglia, 24 anni, ex di Non è la Rai, all'epoca impiegata alla Tim alla Malpensa ed ex fidanzata di Gigi Sabani, convocata alla procura di Biella in qualità di testimone. All'inizio di ottobre Novella 2000 li ritrae in affettuosa compagnia. Merola insorge: «È un fatto grave che getta un'ombra su tutta la conduzione dell'inchiesta». Nel marzo 1997, Chionna si accasa come giudice penale a Busto Arsizio, Varese, e può serenamente dedicarsi ai suoi amori. Ad aprile viene fotografato sulla pista di Monza a bordo di un'Alfa Romeo 155, Q4 16 valvole integrale per la prima gara del Campionato italiano velocità turismo nel Gruppo N3. A maggio imbocca alla guida di un'Alfa Gtv il cortile della chiesa di Sant'Alessio, sull'Aventino: Alessandro e Anita si sposano, di fronte a Dio e ai flash impazziti.
Al tribunale di Busto Arsizio, dieci anni dopo, parlano in pochi, fedeli alla consegna di tenere la stampa alla larga. Alessandro e Anita sono tuttora felicemente sposati. Lui è descritto come un giudice «schivo e irreprensibile», che «mantiene un profilo basso», fedele al motto «massima serietà e scarsa visibilità». «È presidente di un collegio e giudice monocratico penalista», raccontano nei corridoi, «ma niente casi eclatanti. Per intenderci, non è in Corte d'assise né ha seguito il processo alle Bestie di Satana. Per scelta, si tiene lontano dai riflettori». Lei, dicono, «fa la mamma». Al momento della visita, i Chionna sono in vacanza al mare con le due figlie. Unica traccia del tempo che fu sono i motori. Ancora oggi Chionna gareggia nel Campionato italiano turismo al volante di un'Alfa 147. Una passione, quella per i motori, che Chionna condivide con l'accusatore di oggi, Henry John Woodcock spesso fotografato al manubrio della sua Yamaha 500.
Divi di ieri e di oggi. Nel giugno scorso, indagando su un illecito locale con una squadra di sei vigili urbani, il pm di Potenza è arrivato addirittura al re mancato d'Italia, al fido braccio destro e al segretario particolare del capo di An (ed ex vicepremier) Gianfranco Fini, e a un nugolo di personaggi di contorno: un cantautore dalla zazzera tinta, una manciata di starlette tra cui spicca lei, Elisabetta Gregoraci, già valletta dei pacchi di Pupo assurta al ruolo di accompagnatrice di Flavio Briatore. Interrogata dal pm al pari della Zardo dieci anni fa la Gregoraci ha prima ammesso «bacini e tenere effusioni» scambiate con Sottile, poi ha parlato di «coccole» e infine, con i giornalisti, ha negato tutto, denunciando le pressioni subite da un magistrato spregiudicato, il Chionna di oggi.
Woodcock è un personaggio molto appetibile per i rotocalchi. Coetaneo di Chionna e, come Chionna, tenuto sotto osservazione dai superiori. Il suo capo, il procuratore di Potenza Giuseppe Galante, lo ha infatti segnalato al Csm con un appiglio: non avergli fatto firmare le tredici richieste di custodia cautelare sul Savoiagate (atto diventato obbligatorio dal 19 giugno, cioè venti giorni dopo l'inizio della procedura, chiusa il 16 giugno). Altra similitudine risiede nel rischio di trasferimento a cui soggiacciono le due inchieste. Diversi fascicoli dell'inchiesta di Potenza sono già stati trasferiti ad altre procure per «competenza territoriale»: il filone Sottile, per esempio, è passato ai pm di Roma.
Al di là degli esiti, resta la gloria. Che a volte, come dichiarò nel 1996 la Zardo, è il frutto più dolce. Dalla calda estate del 1996 alla calda estate del 2006, Valerio Merola ha cavalcato la sua onda vendendo gadget e scrivendo un libro sulla sua vicenda e poi spopolando a Cuba come conduttore. Gigi Sabani si è riabilitato. Ma lo spettacolo non è cambiato. In Italia, storia, giustizia e tv sempre più si confondono.
Dagospia 06 Luglio 2006