COME "MUNGEVANO" ITALEASE - TUTTI I "TRUCCHI" DELLA TRUFFA SUI DERIVATI BY FAENZA & C: DECINE E DECINE DI MILIONI DI PERDITE DOVUTE A CONTRATTI CON 12 CLIENTI (QUASI TUTTI IMMOBILIARISTI).
Alberto Grassani per "Il Sole 24 Ore"
1 - BANCA ITALEASE, I SEGRETI DELLA TRUFFA SUI DERIVATI.
Con i derivati, c'è chi vince e c'è chi perde. Ma Banca Italease ci ha perso 778 milioni di euro: troppi per farsene una ragione. E, così, scavando fra contratti privi di logica economica e risalendo il fiume delle commissioni pagate a singolari procacciatori d'affari, la nuova gestione dell'istituto ha rintracciato le orme di quella che per i Pm di Milano è stata un'associazione a delinquere guidata dall'ex amministratore delegato Massimo Faenza.
La svolta è arrivata il 6 agosto grazie a un'analisi che il nuovo amministratore delegato di Italease, Massimo Mazzega, ha commissionato al consulente Paolo Gualtieri, ordinario di economia degli intermediari finanziari. Una perizia, acquisita dalla magistratura, che sfoltisce il ginepraio dello scandalo derivati facendo emergere la responsabilità della vecchia gestione e più di una prova indiziaria sulla presunta appropriazione indebita. Quella di cui oggi è accusato Faenza, colpito in settimana da un'ordinanza di custodia cautelare insieme a ex dirigenti, Massimo Sarandrea e Roberto Fabbri, e intermediari, Claudio Calza e Luca De Filippo.
La ricostruzione dell'advisor Gualtieri è partita da un dato di fatto: «Le enormi perdite causate dall'operatività in derivati di Banca Italease sono per oltre il 50% dovute ai contratti conclusi con appena 12 clienti», quasi tutti immobiliaristi di Roma, la città di Faenza. L'unico nome un po' conosciuto è quello di Radio Dimensione Suono. Le altre sono ragioni sociali poco (o per nulla) note: Immobilia Re, Wheelrent Autonoleggio, Gruppo Rarem, Nabucco Re, Eurologistica, Torre Spaccata, Immobiliare Europea, Parco dei Medici, Anagnina Property, Bb Parlamento, Cml International.
La pista per tentare il recupero di parte dei 778 milioni di perdite è partita da qui. Dall'operatività passata con queste sconosciute Pmi. «La Banca - spiega il documento dell'advisor consultato dal Sole 24 Ore - ci ha chiesto di esaminare l'operatività in derivati partendo dall'esame dei contratti conclusi con i 12 clienti che hanno generato gli importi di marked to market negativi più elevati e quindi le perdite maggiori». L'obiettivo di Gualtieri è stato quello di fare luce su un'operatività anomala, con «ammontari enormi rispetto al numero ridotto di clienti e alla loro modesta dimensione economico patrimoniale».
L'advisor di Italease non ha tardato ad accorgersi che«l'elemento di maggiore anomalia è costituito dalle modalità operative adottate per la conclusione e gestione dei contratti derivati, senza dubbio tese a fare guadagnare i clienti, ad avvantaggiare i procacciatori e a scaricare sulla banca gli effetti economici dei rischi assunti». Insomma, solo i soci di Italease hanno perso i soldi con lo scandalo dei derivati, mentre per i 12 grandi sottoscrittori e per gli intermediari quei contratti hanno generato guadagni.
Inutile dire che la perizia di Gualtieri ha un contenuto tecnico-finanziario, e non è entrata nel merito dell'eventuale spartizione di questi guadagni, su cui si è soffermata invece l'ordinanza d'arresto di Faenza, Fabbri, Sarandrea, Calza e De Filippo. La perizia spiega solo perché queste attività «abbiano deviato dalla normalità, senza alcun dubbio», perché «l'operatività in derivati di Italease sembri essere lo strumento tecnico per distrarre somme dalla Banca piuttosto che una reale attività di gestione dei rischi finanziari della clientela».
ASSURDITÀ CONTRATTUALI - A fronte delle perdite nette causate a Italease dai derivati - che nel momento della perizia ammontavano a oltre 665 milioni di euro - Gualtieri sottolinea come gli interest rate swap strutturati venduti ai 12 clienti siano completamente privi di razionale economico: «Le caratteristiche delle formule di calcolo sono talmente macchinose da rendere i contratti derivati in esame inutilizzabili per finalità di copertura dei rischi di tasso di interesse e francamente, in quasi tutti i casi, difficilmente utilizzabili anche per assumere ragionevoli posizioni di investimento sulle curve dei rendimenti». E, allora, a cosa servivano? Secondo gli inquirenti a «stornare illecitamente», tramite abnormi commissioni di intermediazione, parti del patrimonio di Italease.
Tanto che a partire dal 2005 «il 56% dei compensi» da negoziazione in derivati è stato incassato da Calza e De Filippo e - scrive l'ordinanza d'arresto - sia nei confronti di Sarandrea e Fabbri sia nei confronti di Faenza «si è già raggiunta la prova della retrocessione di quote di denaro distratto».
La perizia di Gualtieri, spiega - analizzando i contratti uno ad uno -che«è totalmente da escludere l'ipotesi che i dirigenti e i funzionari di Italease coinvolti in queste operazioni potessero considerale normali operazioni di interest rate swap», come è «parimenti da escludere che i procacciatori e i clienti coinvolti non fossero consapevoli che a fronte degli enormi guadagni ottenuti vi fossero degli elevati rischi finanziari che avrebbero dovuto essere ripartiti fra le parti in gioco».
Così, la perizia, nel tentativo di spiegare quello che non ha logica di mercato, arriva alla conclusione che gli elementi raccolti «inducono a ipotizzare un accordo tra i clienti, procacciatori e taluni dirigenti e funzionari della banca in danno di Italease». Solo con questa chiave di lettura, si spiegano infatti le anomalie operative, i guadagni degli in-termediari, quelli delle società clienti e, come si è capito, le perdite di Italease.
SOLO GUADAGNI PER I CLIENTI - I contratti derivati complessi sull'andamento dei tassi che Italease comprava da banche internazionali e rivendeva ai clienti sono tutti di tipo not par: volendo semplificare, sono contratti speculativi, che partono con un valore iniziale negativo. Sono scommesse quasi perse dal sottoscrittore e, con alta probabilità, vinte dalle banche d'investimento che hanno costruito il derivato.
Ovviamente questo disequilibrio viene pareggiato sotto il profilo economico alla firma del contratto con degli importi (upfront) immediati. Una sorta di premio, dato a chi rischia i soldi puntando sul cavallo brocco, che ha consentito a Italease di incassare all'apertura dei contratti (da Deutsche Bank, Bnp Paribas, Société Genérale e altre banche) ben 173 milioni di euro, e di accollarsi i rischi relativi. Gli stessi contratti che Italease comprava dalle banche venivano poi intermediati ai clienti lasciando su Italease il rischio di controparte, la possibilità cioé che il cliente non onorasse il contratto.
Ora la perizia di Gualtieri sottolinea che Italease non ha girato ai clienti, salvo pochi casi, gli importi upfront. Tuttavia «i contratti derivati sono stati disegnati in modo che i clienti di Italease nei primi periodi di vigenza dei contratti ottenessero flussi netti positivi, guadagnassero sempre». E poi cosa è successo? «I contratti sono stati sempre chiusi anticipatamente prima che divenisse applicabile la formula che avrebbe potuto determinare flussi netti negativi, cioè pagamenti per i clienti, i quali non hanno mai dovuto pagare nulla ad Italease».
COSTI PER 404 MILIONI - La singolarità, spiega l'analisi, è che «i clienti hanno chiuso anticipatamente i contratti tutte le volte che erano in una posizione con valore economico negativo, però non hanno mai pagato nulla a Banca Italease a titolo di costo di uscita dal contratto con valore negativo». Al contrario la banca «per la chiusura anticipata dei contratti» ha dovuto pagare complessivamente alle controparti internazionali - solo sulle posizioni di questi 12 clienti - 404,9 milioni di euro.
Durante la vecchia gestione, Italease per evitare di avere un rilevante effetto negativo sul proprio conto economico, a causa degli elevati costi di chiusura anticipata pagati alle controparti di mercato e non incassati dalle imprese clienti, sostituiva i contratti chiusi anticipatamente con nuovi contratti derivati». Nella sostanza assumeva posizioni in derivati esotici ancora più rischiose delle precedenti, con un valore economico negativo ancora più alto, per compensare il costo di chiusura dei contratti e incassare nuovi importi upfront.
IL BILANCIO DEI DERIVATI - Questa attività sui derivati «chiaramente non improntata al servizio alla clientela e per la quale è ben difficile individuare un beneficio per Banca Italease» alla fine ha prodotto questo risultato: i 12 clienti «hanno incassato 10,9 milioni di euro a titolo di pagamento di differenziali swap per effetto del meccanismo che prevedeva che i contratti nei primi periodi di vigenza generassero sempre flussi netti positivi a favore dei clienti».
I procacciatori, a loro volta, hanno incassato 16,6 milioni di euro di commissioni. Mentre Italease ha incassato upfront per 173,8 milioni, ha pagato costi di chiusura dei contratti per 404 milioni e costi per i procacciatori di 16,6 milioni. Così, tenendo conto che ha retrocesso upfront ai clienti per un milione di euro, con l'operatività di intermediazione in derivati con solo 12 piccole e medie imprese ha perso 248,8 milioni di euro.
LE RESPONSABILITÀ - Le azioni giudiziarie in corso, faranno nel tempo chiarezza su quanto è successo in Banca Italease all'epoca di Faenza. Oggi la banca, ricapitalizzata per 700 milioni di euro, ha un nuovo presidente, Lino Benassi, un nuovo amministratore delegato, Massimo Mazzega, un altro consiglio d'amministrazione e un nuovo collegio sindacale. L'istituto nel corso di questo esercizio 2008 tornerà - secondo i piani industriali - a generare utili e sia mai vengano provate le distrazioni subite, Italease dalle vicende del passato può sperare di recuperare parte del maltolto.
Tuttavia, nella ripartizione delle responsabilità della vecchia gestione, la perizia sottolinea che «l'estremo tecnicismo per valutare e gestire questi contratti derivati ha circoscritto in modo naturale il numero dei soggetti che potevano occuparsene all'interno della banca e ha conferito ad essi notevoli gradi di libertà operativa per le obiettive difficoltà da parte degli addetti ad altre funzioni di comprendere pienamente i termini economici di questa operatività».
In altre parole, l'anomalia era chiara a chi stava guidando quelle operazioni, ma non così evidente per il resto del management. Per quanto riguarda le dodici società grandi sottoscrittrici di derivati, Gualtieri sembra ritenere che siano state «una più o meno consapevole sponda per un'operatività organizzata per fini diversi dall'attività di servizio alla clientela».
«La documentazione preparatoria degli accordi contrattuali tra la Banca e il cliente» sembra sottolinearlo. «Infatti le proposte formulate da Banca Italease ai clienti portano quasi sempre la data immediatamente ( uno o due giorni) antecedente la conclusione dei contratti». Una stranezza, vista la rilevanza dei contratti e la difficoltà a comprenderli. Tanto che l'advisor suppone la documentazione possa essere stata predisposta per «far apparire l'esistenza di una dialettica negoziale».
2 - I MAGNIFICI 12 VINCEVANO SEMPRE.
Forse inconsapevolmente, forse no, hanno fatto da sponda - scrive l'indagine interna - alla presunta associazione a delinquere di cui è accusato l'ex amministratore delegato di Italease, Massimo Faenza. Sono dodici società. Tutte o quasi di recente costituzione, prevalentemente immobiliari romane e con il pallino dei derivati. A causa loro Italease ha dovuto accusare 248 milioni di perdite. Ma che società sono? Quanto hanno incassato con i derivati intermediati da Italease?
La prima società della lista è la "milanese" Immobilia Re, che sembra riconducibile al gruppo Statuto. La perizia di Gualtieri ha stimato abbia incassato grazie ai derivati sottoscritti con Italease circa 1,53 milioni di euro. E a beneficiare dell'operazione sono stati soprattutto il procacciatore Claudio Calza (Caronte), che ha incassato 1,2 milioni, e il mediatore F. L Italia 700mila euro. A pagare è stata solo Italease che, dopo avere incassato un upfront di 45 milioni dalla controparte bancaria, remunerato i procacciatori e pagato 115,9 milioni per chiudere le posizioni in derivati, ha perso 72,7 milioni.
L'immobiliare controllata attraverso Compagnia Fiduciaria Nazionale, a sua volta è controllata dai commercialisti Angelo e Alberto Aldrighetti, è nata nel novembre del 2006 è ed stata svezzata a derivati. A un mese dalla costituzione, il 24 gennaio 2006, ha infatti iniziato a sottoscrivere contratti derivati con Italease e dopo sei mesi, a fronte di un patrimonio netto di 34,9 milioni, il valore nozionale dei contratti derivati stipulati era di 175 milioni.
E qual è l'origine di quei rapporti contrattuali? Secondo la perizia, dai documenti sembra che tutto nasca in poche ore: il 23 gennaio Banca Italease scrive all'immobiliare per proporle operazioni di copertura in derivati «in vista di uno steepening della curva dei tassi» e il giorno dopo i primi tre contratti per un valore nozionale di 75 milioni sono già firmati.
Vantaggi della governance con «amministratore unico»? Forse. Ma «le modalità operative, il tipo di cliente e la costituzione di una società veicolo per lo scopo -scrive la perizia - sono un chiaro indizio di un'attività con fini speculativi preordinata per far guadagnare i procacciatori e il cliente».
WHEELRENT AUTONOLEGGIO - Anche con il cliente romano Wheelrent Autonoleggio le cose, per Banca Italease, non vanno bene. La società che opera nel settore della cartellonistica per case è stata costituita nel 2000 e fa capo ai signori Carboni. È una società con solo 13 dipendenti che nel 2005 ha registrato un utile netto di 168mila euro, ma che grazie ai derivati di Italease ha incassato 658mila euro.
Senza entrare nel merito dei contratti, il rapporto sottolinea che l'operatività in derivati di Wheelrent è stata «completamente scollegata dal passivo finanziario dell'impresa» ed è anomala per la «frequente chiusura e riapertura dei contratti» soprattutto perché «anchequando il nuovo contratto replicava quasi interamente le condizioni economiche di quello precedente, è stata pagata una commissione al procacciatore».
Anche in Wheelrent le decisioni sui derivati sono fulminee: la firma dei contratti segue di poche ore la lettera di Italease. Il risultato finale è che Wheelrent ha incassato 658mila euro, il procacciatore, lo Studio Tributario De Filippo, 558mila, mentre per Banca Italease la perdita di 28,6 milioni. La società ha infatti incassato upfront per 9,8 milioni ma, oltre alle commissioni, ha dovuto spesare 37,8 milioni per la chiusura anticipata dei contratti.
GRUPPO RAREM - È romano il terzo grande sottoscrittore di derivati intermediati da Italease, la Rarem: gruppo che fa capo alla famiglia Benedini e che si occupa principalmente di restauro di edifici monumentali.
La perizia dice che la Rarem ha lavorato a Castel Sant'Angelo e nella Reggia di Caserta, ma il suo bilancio 2006 non è ricco come il palazzo reale del Vanvitelli: registra un patrimonio netto di soli 1,3 milioni e un utile di 114mila euro. Insomma, si tratta di una realtà poco più che artigianale che tuttavia, a partire dal marzo del 2004, sottoscrive 19 contratti derivati con Italease.
Secondo la perizia, inizialmente l'operatività in derivati è compatibile con le attività della società, ma a partire dal 2005,«in coincidenza con l'intervento del procacciatore Amf Consulenti associati Antonio Rizzola», «assume le caratteristiche anomale simili a quelle verificate per gli altri clienti». Il risultato è che il Gruppo Rarem ha incassato quasi 900 mila euro (780mila per i flussi derivanti dagli Swap e 93mila per upfront) il procacciatore Antonio Rizzola ha incassato 1,3 milioni di euro, mentre Italease ha perso 22,9 milioni.
NABUCCO RE - La Nabucco Re è un'altra immobiliare romana, che secondo notizie di stampa fa capo a Calza, ma che ufficialmente è controllata dalla famiglia Signori. Si può dire che anche questa Pmi fin dalla nascita si è data ai derivati: costituita nello scorcio del 2005, nel gennaio del 2006 sottoscriveva i primi tre contratti con Italease per 135 milioni di euro di valore nozionale.
Grazie a questi, Nabucco Re ha incassato oltre 1,8 milioni di euro ( almeno 954 mila euro di differenziali di swap e 918mila euro per retrocessione di upfront), il procacciatore Calza ha incassato 933 mila euro, il collega Ralle 665 mila mentre Italease, fra i costi di chiusura dei contratti con le controparti bancarie, commissioni e retrocessione di upfront alla Nabucco, ha perso 9,4 milioni. Niente di nuovo. Le vicende contrattuali di questi 12 grandi sottoscrittori si ripetono con monotonia.
EUROLOGISTICA - La barese Eurologistica, con i suoi 5 dipendenti, è riconducibile all'ex senatore Giuseppe Degennaro. È una società di gestioni immobiliari e ha stipulato con Italease 4 contratti derivati: ha incassato 1,9 milioni di differenziali di swap. Italease ci ha perso 22,8 milioni di euro.
TORRE SPACCATA - La Torre Spaccata è un'immobiliare milanese che fa capo alla famiglia di Riccardo Rossi. Nel 2006 aveva un patrimonio netto di 99mila euro e con un swap Italease ha incassato 1,1 milioni di euro. Il procacciatore Angelo Stefanazzi ha incassato 350mila euro, Italease ci ha perso 21,2 milioni.
RADIO DIMENSIONE SUONO - L'emittente romana Radio Dimensione Suono e Rds servizi, della famiglia Montefusco, di contratti derivati ne hanno sottoscritti sette incassando 1,18 milioni di euro. I procacciatori hanno ricevuto oltre 2 milioni, mentre Italese ha perso 17,8 milioni.
IMMOBILIARE EUROPEA - Costituita nel 1991, a Roma, l'Immobiliare Europea che fa capo a Pierino Tulli ha chiuso il 2006 con 6mila euro di utili. A partire dal 2005 ha sottoscritto tre contratti di derivati con Italease incassando a titolo di pagamento dello swap 291mila euro. Intalease ne ha persi 17,7 milioni.
PARCO DEI MEDICI - Costituita nel 2005 anche la romana Parco dei Medici sembra riconducibile al gruppo Statuto. L'immobiliare ha sottoscritto 8 contratti derivati, ha incassato 1,1 milioni. E mentre il procacciatore Calza è stato remunerato con 5,4 milioni, Italease ha perso 400mila euro.
ANAGNINA PROPERTY - Altra società che pare riconducibile al gruppo Statuto, è la napoletana Anagnina Property. L'immobiliare costituita nel 2005 ha sottoscritto 5 derivati con Italease, ha incassato 819 mila euro, il procacciatore Calza ha preso 2,4 milioni mentre Italease ha perso 17 milioni.
BB PARLAMENTO - L'immobiliare Bp parlamento è di Milano e fa capo al gruppo Farina. E nata solo alla fine del 2006 ma, nei pochi mesi precedenti le dimissioni di Faenza, ha sottoscritto 4 contratti derivati Italease, ha incassato 413mila euro e ne ha fatti incassare 946mila al mediatore Calza. Per Italease la perdita è stata di 10,9 milioni di euro.
CML INTERNATIONAL - L'ultima della lista è la Cml International della famiglia Caporusso di Piedimonte (Fr). Nata nel 2000, la Cnl opera nelle macchine utensili con un risultato d'esercizio nel 2006 di 496 mila euro. A partire dal 2004 ha iniziato a sottoscrive contratti derivati con Italease, forse per «valide ragioni economiche». Alla fine ha incassato 146mila euro, il procacciatore ne ha presi 110mila, Italease ha perso 6,5 milioni.
Dagospia 28 Gennaio 2008
1 - BANCA ITALEASE, I SEGRETI DELLA TRUFFA SUI DERIVATI.
Con i derivati, c'è chi vince e c'è chi perde. Ma Banca Italease ci ha perso 778 milioni di euro: troppi per farsene una ragione. E, così, scavando fra contratti privi di logica economica e risalendo il fiume delle commissioni pagate a singolari procacciatori d'affari, la nuova gestione dell'istituto ha rintracciato le orme di quella che per i Pm di Milano è stata un'associazione a delinquere guidata dall'ex amministratore delegato Massimo Faenza.
La svolta è arrivata il 6 agosto grazie a un'analisi che il nuovo amministratore delegato di Italease, Massimo Mazzega, ha commissionato al consulente Paolo Gualtieri, ordinario di economia degli intermediari finanziari. Una perizia, acquisita dalla magistratura, che sfoltisce il ginepraio dello scandalo derivati facendo emergere la responsabilità della vecchia gestione e più di una prova indiziaria sulla presunta appropriazione indebita. Quella di cui oggi è accusato Faenza, colpito in settimana da un'ordinanza di custodia cautelare insieme a ex dirigenti, Massimo Sarandrea e Roberto Fabbri, e intermediari, Claudio Calza e Luca De Filippo.
La ricostruzione dell'advisor Gualtieri è partita da un dato di fatto: «Le enormi perdite causate dall'operatività in derivati di Banca Italease sono per oltre il 50% dovute ai contratti conclusi con appena 12 clienti», quasi tutti immobiliaristi di Roma, la città di Faenza. L'unico nome un po' conosciuto è quello di Radio Dimensione Suono. Le altre sono ragioni sociali poco (o per nulla) note: Immobilia Re, Wheelrent Autonoleggio, Gruppo Rarem, Nabucco Re, Eurologistica, Torre Spaccata, Immobiliare Europea, Parco dei Medici, Anagnina Property, Bb Parlamento, Cml International.
La pista per tentare il recupero di parte dei 778 milioni di perdite è partita da qui. Dall'operatività passata con queste sconosciute Pmi. «La Banca - spiega il documento dell'advisor consultato dal Sole 24 Ore - ci ha chiesto di esaminare l'operatività in derivati partendo dall'esame dei contratti conclusi con i 12 clienti che hanno generato gli importi di marked to market negativi più elevati e quindi le perdite maggiori». L'obiettivo di Gualtieri è stato quello di fare luce su un'operatività anomala, con «ammontari enormi rispetto al numero ridotto di clienti e alla loro modesta dimensione economico patrimoniale».
L'advisor di Italease non ha tardato ad accorgersi che«l'elemento di maggiore anomalia è costituito dalle modalità operative adottate per la conclusione e gestione dei contratti derivati, senza dubbio tese a fare guadagnare i clienti, ad avvantaggiare i procacciatori e a scaricare sulla banca gli effetti economici dei rischi assunti». Insomma, solo i soci di Italease hanno perso i soldi con lo scandalo dei derivati, mentre per i 12 grandi sottoscrittori e per gli intermediari quei contratti hanno generato guadagni.
Inutile dire che la perizia di Gualtieri ha un contenuto tecnico-finanziario, e non è entrata nel merito dell'eventuale spartizione di questi guadagni, su cui si è soffermata invece l'ordinanza d'arresto di Faenza, Fabbri, Sarandrea, Calza e De Filippo. La perizia spiega solo perché queste attività «abbiano deviato dalla normalità, senza alcun dubbio», perché «l'operatività in derivati di Italease sembri essere lo strumento tecnico per distrarre somme dalla Banca piuttosto che una reale attività di gestione dei rischi finanziari della clientela».
ASSURDITÀ CONTRATTUALI - A fronte delle perdite nette causate a Italease dai derivati - che nel momento della perizia ammontavano a oltre 665 milioni di euro - Gualtieri sottolinea come gli interest rate swap strutturati venduti ai 12 clienti siano completamente privi di razionale economico: «Le caratteristiche delle formule di calcolo sono talmente macchinose da rendere i contratti derivati in esame inutilizzabili per finalità di copertura dei rischi di tasso di interesse e francamente, in quasi tutti i casi, difficilmente utilizzabili anche per assumere ragionevoli posizioni di investimento sulle curve dei rendimenti». E, allora, a cosa servivano? Secondo gli inquirenti a «stornare illecitamente», tramite abnormi commissioni di intermediazione, parti del patrimonio di Italease.
Tanto che a partire dal 2005 «il 56% dei compensi» da negoziazione in derivati è stato incassato da Calza e De Filippo e - scrive l'ordinanza d'arresto - sia nei confronti di Sarandrea e Fabbri sia nei confronti di Faenza «si è già raggiunta la prova della retrocessione di quote di denaro distratto».
La perizia di Gualtieri, spiega - analizzando i contratti uno ad uno -che«è totalmente da escludere l'ipotesi che i dirigenti e i funzionari di Italease coinvolti in queste operazioni potessero considerale normali operazioni di interest rate swap», come è «parimenti da escludere che i procacciatori e i clienti coinvolti non fossero consapevoli che a fronte degli enormi guadagni ottenuti vi fossero degli elevati rischi finanziari che avrebbero dovuto essere ripartiti fra le parti in gioco».
Così, la perizia, nel tentativo di spiegare quello che non ha logica di mercato, arriva alla conclusione che gli elementi raccolti «inducono a ipotizzare un accordo tra i clienti, procacciatori e taluni dirigenti e funzionari della banca in danno di Italease». Solo con questa chiave di lettura, si spiegano infatti le anomalie operative, i guadagni degli in-termediari, quelli delle società clienti e, come si è capito, le perdite di Italease.
SOLO GUADAGNI PER I CLIENTI - I contratti derivati complessi sull'andamento dei tassi che Italease comprava da banche internazionali e rivendeva ai clienti sono tutti di tipo not par: volendo semplificare, sono contratti speculativi, che partono con un valore iniziale negativo. Sono scommesse quasi perse dal sottoscrittore e, con alta probabilità, vinte dalle banche d'investimento che hanno costruito il derivato.
Ovviamente questo disequilibrio viene pareggiato sotto il profilo economico alla firma del contratto con degli importi (upfront) immediati. Una sorta di premio, dato a chi rischia i soldi puntando sul cavallo brocco, che ha consentito a Italease di incassare all'apertura dei contratti (da Deutsche Bank, Bnp Paribas, Société Genérale e altre banche) ben 173 milioni di euro, e di accollarsi i rischi relativi. Gli stessi contratti che Italease comprava dalle banche venivano poi intermediati ai clienti lasciando su Italease il rischio di controparte, la possibilità cioé che il cliente non onorasse il contratto.
Ora la perizia di Gualtieri sottolinea che Italease non ha girato ai clienti, salvo pochi casi, gli importi upfront. Tuttavia «i contratti derivati sono stati disegnati in modo che i clienti di Italease nei primi periodi di vigenza dei contratti ottenessero flussi netti positivi, guadagnassero sempre». E poi cosa è successo? «I contratti sono stati sempre chiusi anticipatamente prima che divenisse applicabile la formula che avrebbe potuto determinare flussi netti negativi, cioè pagamenti per i clienti, i quali non hanno mai dovuto pagare nulla ad Italease».
COSTI PER 404 MILIONI - La singolarità, spiega l'analisi, è che «i clienti hanno chiuso anticipatamente i contratti tutte le volte che erano in una posizione con valore economico negativo, però non hanno mai pagato nulla a Banca Italease a titolo di costo di uscita dal contratto con valore negativo». Al contrario la banca «per la chiusura anticipata dei contratti» ha dovuto pagare complessivamente alle controparti internazionali - solo sulle posizioni di questi 12 clienti - 404,9 milioni di euro.
Durante la vecchia gestione, Italease per evitare di avere un rilevante effetto negativo sul proprio conto economico, a causa degli elevati costi di chiusura anticipata pagati alle controparti di mercato e non incassati dalle imprese clienti, sostituiva i contratti chiusi anticipatamente con nuovi contratti derivati». Nella sostanza assumeva posizioni in derivati esotici ancora più rischiose delle precedenti, con un valore economico negativo ancora più alto, per compensare il costo di chiusura dei contratti e incassare nuovi importi upfront.
IL BILANCIO DEI DERIVATI - Questa attività sui derivati «chiaramente non improntata al servizio alla clientela e per la quale è ben difficile individuare un beneficio per Banca Italease» alla fine ha prodotto questo risultato: i 12 clienti «hanno incassato 10,9 milioni di euro a titolo di pagamento di differenziali swap per effetto del meccanismo che prevedeva che i contratti nei primi periodi di vigenza generassero sempre flussi netti positivi a favore dei clienti».
I procacciatori, a loro volta, hanno incassato 16,6 milioni di euro di commissioni. Mentre Italease ha incassato upfront per 173,8 milioni, ha pagato costi di chiusura dei contratti per 404 milioni e costi per i procacciatori di 16,6 milioni. Così, tenendo conto che ha retrocesso upfront ai clienti per un milione di euro, con l'operatività di intermediazione in derivati con solo 12 piccole e medie imprese ha perso 248,8 milioni di euro.
LE RESPONSABILITÀ - Le azioni giudiziarie in corso, faranno nel tempo chiarezza su quanto è successo in Banca Italease all'epoca di Faenza. Oggi la banca, ricapitalizzata per 700 milioni di euro, ha un nuovo presidente, Lino Benassi, un nuovo amministratore delegato, Massimo Mazzega, un altro consiglio d'amministrazione e un nuovo collegio sindacale. L'istituto nel corso di questo esercizio 2008 tornerà - secondo i piani industriali - a generare utili e sia mai vengano provate le distrazioni subite, Italease dalle vicende del passato può sperare di recuperare parte del maltolto.
Tuttavia, nella ripartizione delle responsabilità della vecchia gestione, la perizia sottolinea che «l'estremo tecnicismo per valutare e gestire questi contratti derivati ha circoscritto in modo naturale il numero dei soggetti che potevano occuparsene all'interno della banca e ha conferito ad essi notevoli gradi di libertà operativa per le obiettive difficoltà da parte degli addetti ad altre funzioni di comprendere pienamente i termini economici di questa operatività».
In altre parole, l'anomalia era chiara a chi stava guidando quelle operazioni, ma non così evidente per il resto del management. Per quanto riguarda le dodici società grandi sottoscrittrici di derivati, Gualtieri sembra ritenere che siano state «una più o meno consapevole sponda per un'operatività organizzata per fini diversi dall'attività di servizio alla clientela».
«La documentazione preparatoria degli accordi contrattuali tra la Banca e il cliente» sembra sottolinearlo. «Infatti le proposte formulate da Banca Italease ai clienti portano quasi sempre la data immediatamente ( uno o due giorni) antecedente la conclusione dei contratti». Una stranezza, vista la rilevanza dei contratti e la difficoltà a comprenderli. Tanto che l'advisor suppone la documentazione possa essere stata predisposta per «far apparire l'esistenza di una dialettica negoziale».
2 - I MAGNIFICI 12 VINCEVANO SEMPRE.
Forse inconsapevolmente, forse no, hanno fatto da sponda - scrive l'indagine interna - alla presunta associazione a delinquere di cui è accusato l'ex amministratore delegato di Italease, Massimo Faenza. Sono dodici società. Tutte o quasi di recente costituzione, prevalentemente immobiliari romane e con il pallino dei derivati. A causa loro Italease ha dovuto accusare 248 milioni di perdite. Ma che società sono? Quanto hanno incassato con i derivati intermediati da Italease?
La prima società della lista è la "milanese" Immobilia Re, che sembra riconducibile al gruppo Statuto. La perizia di Gualtieri ha stimato abbia incassato grazie ai derivati sottoscritti con Italease circa 1,53 milioni di euro. E a beneficiare dell'operazione sono stati soprattutto il procacciatore Claudio Calza (Caronte), che ha incassato 1,2 milioni, e il mediatore F. L Italia 700mila euro. A pagare è stata solo Italease che, dopo avere incassato un upfront di 45 milioni dalla controparte bancaria, remunerato i procacciatori e pagato 115,9 milioni per chiudere le posizioni in derivati, ha perso 72,7 milioni.
L'immobiliare controllata attraverso Compagnia Fiduciaria Nazionale, a sua volta è controllata dai commercialisti Angelo e Alberto Aldrighetti, è nata nel novembre del 2006 è ed stata svezzata a derivati. A un mese dalla costituzione, il 24 gennaio 2006, ha infatti iniziato a sottoscrivere contratti derivati con Italease e dopo sei mesi, a fronte di un patrimonio netto di 34,9 milioni, il valore nozionale dei contratti derivati stipulati era di 175 milioni.
E qual è l'origine di quei rapporti contrattuali? Secondo la perizia, dai documenti sembra che tutto nasca in poche ore: il 23 gennaio Banca Italease scrive all'immobiliare per proporle operazioni di copertura in derivati «in vista di uno steepening della curva dei tassi» e il giorno dopo i primi tre contratti per un valore nozionale di 75 milioni sono già firmati.
Vantaggi della governance con «amministratore unico»? Forse. Ma «le modalità operative, il tipo di cliente e la costituzione di una società veicolo per lo scopo -scrive la perizia - sono un chiaro indizio di un'attività con fini speculativi preordinata per far guadagnare i procacciatori e il cliente».
WHEELRENT AUTONOLEGGIO - Anche con il cliente romano Wheelrent Autonoleggio le cose, per Banca Italease, non vanno bene. La società che opera nel settore della cartellonistica per case è stata costituita nel 2000 e fa capo ai signori Carboni. È una società con solo 13 dipendenti che nel 2005 ha registrato un utile netto di 168mila euro, ma che grazie ai derivati di Italease ha incassato 658mila euro.
Senza entrare nel merito dei contratti, il rapporto sottolinea che l'operatività in derivati di Wheelrent è stata «completamente scollegata dal passivo finanziario dell'impresa» ed è anomala per la «frequente chiusura e riapertura dei contratti» soprattutto perché «anchequando il nuovo contratto replicava quasi interamente le condizioni economiche di quello precedente, è stata pagata una commissione al procacciatore».
Anche in Wheelrent le decisioni sui derivati sono fulminee: la firma dei contratti segue di poche ore la lettera di Italease. Il risultato finale è che Wheelrent ha incassato 658mila euro, il procacciatore, lo Studio Tributario De Filippo, 558mila, mentre per Banca Italease la perdita di 28,6 milioni. La società ha infatti incassato upfront per 9,8 milioni ma, oltre alle commissioni, ha dovuto spesare 37,8 milioni per la chiusura anticipata dei contratti.
GRUPPO RAREM - È romano il terzo grande sottoscrittore di derivati intermediati da Italease, la Rarem: gruppo che fa capo alla famiglia Benedini e che si occupa principalmente di restauro di edifici monumentali.
La perizia dice che la Rarem ha lavorato a Castel Sant'Angelo e nella Reggia di Caserta, ma il suo bilancio 2006 non è ricco come il palazzo reale del Vanvitelli: registra un patrimonio netto di soli 1,3 milioni e un utile di 114mila euro. Insomma, si tratta di una realtà poco più che artigianale che tuttavia, a partire dal marzo del 2004, sottoscrive 19 contratti derivati con Italease.
Secondo la perizia, inizialmente l'operatività in derivati è compatibile con le attività della società, ma a partire dal 2005,«in coincidenza con l'intervento del procacciatore Amf Consulenti associati Antonio Rizzola», «assume le caratteristiche anomale simili a quelle verificate per gli altri clienti». Il risultato è che il Gruppo Rarem ha incassato quasi 900 mila euro (780mila per i flussi derivanti dagli Swap e 93mila per upfront) il procacciatore Antonio Rizzola ha incassato 1,3 milioni di euro, mentre Italease ha perso 22,9 milioni.
NABUCCO RE - La Nabucco Re è un'altra immobiliare romana, che secondo notizie di stampa fa capo a Calza, ma che ufficialmente è controllata dalla famiglia Signori. Si può dire che anche questa Pmi fin dalla nascita si è data ai derivati: costituita nello scorcio del 2005, nel gennaio del 2006 sottoscriveva i primi tre contratti con Italease per 135 milioni di euro di valore nozionale.
Grazie a questi, Nabucco Re ha incassato oltre 1,8 milioni di euro ( almeno 954 mila euro di differenziali di swap e 918mila euro per retrocessione di upfront), il procacciatore Calza ha incassato 933 mila euro, il collega Ralle 665 mila mentre Italease, fra i costi di chiusura dei contratti con le controparti bancarie, commissioni e retrocessione di upfront alla Nabucco, ha perso 9,4 milioni. Niente di nuovo. Le vicende contrattuali di questi 12 grandi sottoscrittori si ripetono con monotonia.
EUROLOGISTICA - La barese Eurologistica, con i suoi 5 dipendenti, è riconducibile all'ex senatore Giuseppe Degennaro. È una società di gestioni immobiliari e ha stipulato con Italease 4 contratti derivati: ha incassato 1,9 milioni di differenziali di swap. Italease ci ha perso 22,8 milioni di euro.
TORRE SPACCATA - La Torre Spaccata è un'immobiliare milanese che fa capo alla famiglia di Riccardo Rossi. Nel 2006 aveva un patrimonio netto di 99mila euro e con un swap Italease ha incassato 1,1 milioni di euro. Il procacciatore Angelo Stefanazzi ha incassato 350mila euro, Italease ci ha perso 21,2 milioni.
RADIO DIMENSIONE SUONO - L'emittente romana Radio Dimensione Suono e Rds servizi, della famiglia Montefusco, di contratti derivati ne hanno sottoscritti sette incassando 1,18 milioni di euro. I procacciatori hanno ricevuto oltre 2 milioni, mentre Italese ha perso 17,8 milioni.
IMMOBILIARE EUROPEA - Costituita nel 1991, a Roma, l'Immobiliare Europea che fa capo a Pierino Tulli ha chiuso il 2006 con 6mila euro di utili. A partire dal 2005 ha sottoscritto tre contratti di derivati con Italease incassando a titolo di pagamento dello swap 291mila euro. Intalease ne ha persi 17,7 milioni.
PARCO DEI MEDICI - Costituita nel 2005 anche la romana Parco dei Medici sembra riconducibile al gruppo Statuto. L'immobiliare ha sottoscritto 8 contratti derivati, ha incassato 1,1 milioni. E mentre il procacciatore Calza è stato remunerato con 5,4 milioni, Italease ha perso 400mila euro.
ANAGNINA PROPERTY - Altra società che pare riconducibile al gruppo Statuto, è la napoletana Anagnina Property. L'immobiliare costituita nel 2005 ha sottoscritto 5 derivati con Italease, ha incassato 819 mila euro, il procacciatore Calza ha preso 2,4 milioni mentre Italease ha perso 17 milioni.
BB PARLAMENTO - L'immobiliare Bp parlamento è di Milano e fa capo al gruppo Farina. E nata solo alla fine del 2006 ma, nei pochi mesi precedenti le dimissioni di Faenza, ha sottoscritto 4 contratti derivati Italease, ha incassato 413mila euro e ne ha fatti incassare 946mila al mediatore Calza. Per Italease la perdita è stata di 10,9 milioni di euro.
CML INTERNATIONAL - L'ultima della lista è la Cml International della famiglia Caporusso di Piedimonte (Fr). Nata nel 2000, la Cnl opera nelle macchine utensili con un risultato d'esercizio nel 2006 di 496 mila euro. A partire dal 2004 ha iniziato a sottoscrive contratti derivati con Italease, forse per «valide ragioni economiche». Alla fine ha incassato 146mila euro, il procacciatore ne ha presi 110mila, Italease ha perso 6,5 milioni.
Dagospia 28 Gennaio 2008