"UNA WATERLOO SINDACALE" - NON SOLO "LIBERO" O "IL GIORNALE", ANCHE "LA REPUBBLICA" SCARICA LA CGIL DELLA CASTA DEI PILOTI - CISL E UIL: EPIFANI HA GIOCATO ALLA ROULETTE RUSSA ED È PARTITO IL COLPO.

Roberto Mania per "la Repubblica"


«Una catastrofe sindacale, con qualcuno che si accinge a fare il becchino dell´azienda», secondo il segretario della Uil, Luigi Angeletti. Una Waterloo. Perché le lancette dell´orologio delle relazioni industriali dopo il fallimento del negoziato con la Nuova Alitalia non torneranno più indietro. Ci sarà un prima e un dopo Alitalia. Come è stato con la sconfitta alla Fiat, nel 1980.

«Il sindacato ha fatto una bruttissima figura nei confronti dell´intero paese. Ora chi si fiderà più di noi?», diceva Renata Polverini dell´Ugl. Insomma, il baratro. «Ma solo di qualche sindacato», precisava Raffaele Bonanni della Cisl. «Perché - aggiungeva - c´è sindacato e sindacato. E i "sandinisti" non sono più compatibili con l´attuale contesto. C´è chi ha voluto giocare alla roulette russa e, si sa, qualche volte parte il colpo». Allora, un suicidio sindacale.

E per la seconda volta in pochi mesi: prima provocando la fuga, in concorso con il centro destra di Silvio Berlusconi, dell´Air France (la più grande compagnia del mondo), poi dando alla fragile cordata tricolore, densa di conflitti di interesse, promossa dal premier e realizzata da Corrado Passera e Roberto Colaninno, il pretesto per ritirare l´offerta. Ora nell´angolo c´è rimasto soprattutto Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, in compagnia degli assistenti di volo più agguerriti, eredi dei Cobas degli anni '80, e dei piloti, neanche un sindacato ma un´ "associazione professionale", iper-corporativa e anche con tanti privilegi. Un paradosso sindacale.

Guglielmo Epifani ha giocato una partita rischiosissima, convinto che Colaninno non avrebbe mollato. Solo questa certezza lo ha portato a una mossa al limite del temerario: prima l´invio di una lettera nella quale la Filt-Cgil (cioè la federazione dei trasporti di Corso d´Italia) chiedeva, insieme ai cinque sindacati autonomi del personale di volo, la riapertura di un negoziato per quanto con tempi strettissimi per il contratto dei piloti, degli assistenti e, per una parte, anche degli addetti ai servizi di terra; poi ha spedito la sua di lettera per dire sì al piano industriale, sì, ma con qualche precisazione, anche al contratto del personale di terra, e un non possumus sul contratto dei piloti, delle hostess e degli steward.



Ponendo in questo modo una questione delicata - ma anche antica per la Cgil - di rappresentatività sindacale. «Insomma - è la tesi di Epifani - io non posso firmare un contratto di una categoria nella quale non sono rappresentativo». Una soluzione che a chi non mastica sindacato non può che apparire barocca. D´altra parte non è la prima volta che Epifani opta per soluzioni tortuose anziché lineari. All´epoca dell´ultimo governo Prodi, il segretario della Cgil non firmò il protocollo sul welfare. Vi aderì, in un primo tempo, solo «per presa visione». Una formula senza precedenti e piena di ombre. Quasi una non scelta.

Questa volta, invece, Colaninno e i suoi 17 alleati, morsi dai dubbi sulla bontà dell´investimento tanto più dopo il tracollo delle Borse mondiali, volevano chiarezza. Per Colaninno l´adesione della Cgil era «decisiva». E forse solo un sì convinto della Cgil avrebbe potuto far emergere le difficoltà della cordata. Quelle che Epifani aveva ben presenti, tanto da parlare di «sofferenze»: i troppi conflitti di interesse, da Benetton che controlla Aeroporti di Roma, alla Banca Leonardo, incaricata di valutare la congruità del prezzo degli asset in vendita ma partecipata anche da Benetton e Tronchetti Provera che poi sono anche in Cai; e anche le iniziative della Corte dei conti e della Guardia di Finanza.

La scelta di Epifani non è stata netta. Per dirla con un esponente di primo piano del Pd «si è comportato come chi non dice mai sì e al massimo non dice no». E il no, così, l´ha detto Colaninno. Le contraddizioni di Epifani non hanno superato l´esame dell´assemblea di palazzo Clerici. Nemmeno i "berluschini", che pure ci sono nella cordata, sono riusciti a trovare una via di scampo che sarebbe piaciuta soprattutto al Cavaliere. La sintesi l´ha fatta Marco Tronchetti Provera: «I fatti parlano da soli». D´altra parte una cordata così, senza un forte know how del settore del trasporto aereo e con la competizione che c´è, non avrebbe potuto reggere una guerriglia sindacale senza limiti.

Colaninno & co. cercavano la "discontinuità" nelle relazioni sindacali della Magliana. Non ce l´hanno fatta. Ma hanno imposto ai sindacati di voltare pagina.


Dagospia 19 Settembre 2008