DRAGHI NEGA A CONSORTE DI FARE IL BANCHIERE: PRIVO DEI "REQUISITI DI ONORABILITÀ" - E GERONZI? TUTTO OK, SI CHIEDE IL "SOLE" BY DE BORTOLI? - OLTRE AL CDA, AVRÀ VOCE IN CAPITOLO, ANCHE BANKITALIA?.
Riccardo Sabbatini per "Il Sole 24 Ore - Plus"
Negando nei giorni scorsi a Giovanni Consorte (ex presidente di Unipol) l'autorizzazione ad acquisire Banca Emilveneta, la Banca d'Italia ha nei fatti indicato la via da seguire per risolvere l'annosa ed ancora insoluta questione dei requisiti di professionalità ed onorabilità degli esponenti bancari. Utilizzando la sua discrezionalità, Via Nazionale ha sostanzialmente giudicato non soddisfatto il requisito della sana e prudente gestione.
È un giudizio di sostanza, e non di forma, ed il potere arbitrario che lo sostiene trae la sua legittimazione dal fatto che un istituto di credito gestisce un'attività tutelata dalla Costituzione (il risparmio). Pertanto appartiene ai suoi azionisti, ma è anche un "bene pubblico".
Nell'attuale formulazione dei requisiti di professionalità ed onorabilità, invece, non è così. Nel caso un amministratore abbia subito una condanna non definitiva - una condizione che accomuna diversi esponenti del credito, tra i quali lo stesso Consorte e, ad esempio, il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi - scatta la sospensione che può essere revocata dai Cda. È un iter in cui la Banca d'Italia, attualmente, non interviene.
L'occasione per un cambiamento è offerta dalla riforma del diritto societario del 2004 che ha imposto nuovi "requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza" agli amministratori delle banche affidando al ministero dell'Economia il compito di redigere un decreto attuativo. Da allora sono passati più di 4 anni nulla è stato fatto. Il problema più serio, per la verità, riguarda il nuovo requisito di indipendenza perché la legge, letteralmente, vieterebbe anche al proprietario di una banca di far parte del proprio Cda. Il che è inverosimile. Ma naturalmente, in relazione a vicende di cronaca giudiziaria, ha fatto discutere anche l'ipotesi di modificare i requisiti di onorabilità.
Tutto finora si è bloccato perchè la questione si è rapidamente personalizzata con quei 3-4 nomi "eccellenti". Ma ora la Banca d'Italia, sia pure in modo non formale, suggerisce un possibile percorso che potrebbe essere recepito nel decreto. Quello di avere voce in capitolo, in aggiunta ai Cda, nei procedimenti giudiziari che ancora non si sono conclusi. Nella sua intervista estiva su «Il Sole-24 Ore» Geronzi ha avuto parole di apprezzamento per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha detto - «trovo molto maturato». Chissà se lo è a tal punto da firmare un decreto che, per inciso, riguarda anche il presidente di Mediobanca.
Dagospia 22 Settembre 2008
Negando nei giorni scorsi a Giovanni Consorte (ex presidente di Unipol) l'autorizzazione ad acquisire Banca Emilveneta, la Banca d'Italia ha nei fatti indicato la via da seguire per risolvere l'annosa ed ancora insoluta questione dei requisiti di professionalità ed onorabilità degli esponenti bancari. Utilizzando la sua discrezionalità, Via Nazionale ha sostanzialmente giudicato non soddisfatto il requisito della sana e prudente gestione.
È un giudizio di sostanza, e non di forma, ed il potere arbitrario che lo sostiene trae la sua legittimazione dal fatto che un istituto di credito gestisce un'attività tutelata dalla Costituzione (il risparmio). Pertanto appartiene ai suoi azionisti, ma è anche un "bene pubblico".
Nell'attuale formulazione dei requisiti di professionalità ed onorabilità, invece, non è così. Nel caso un amministratore abbia subito una condanna non definitiva - una condizione che accomuna diversi esponenti del credito, tra i quali lo stesso Consorte e, ad esempio, il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi - scatta la sospensione che può essere revocata dai Cda. È un iter in cui la Banca d'Italia, attualmente, non interviene.
L'occasione per un cambiamento è offerta dalla riforma del diritto societario del 2004 che ha imposto nuovi "requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza" agli amministratori delle banche affidando al ministero dell'Economia il compito di redigere un decreto attuativo. Da allora sono passati più di 4 anni nulla è stato fatto. Il problema più serio, per la verità, riguarda il nuovo requisito di indipendenza perché la legge, letteralmente, vieterebbe anche al proprietario di una banca di far parte del proprio Cda. Il che è inverosimile. Ma naturalmente, in relazione a vicende di cronaca giudiziaria, ha fatto discutere anche l'ipotesi di modificare i requisiti di onorabilità.
Tutto finora si è bloccato perchè la questione si è rapidamente personalizzata con quei 3-4 nomi "eccellenti". Ma ora la Banca d'Italia, sia pure in modo non formale, suggerisce un possibile percorso che potrebbe essere recepito nel decreto. Quello di avere voce in capitolo, in aggiunta ai Cda, nei procedimenti giudiziari che ancora non si sono conclusi. Nella sua intervista estiva su «Il Sole-24 Ore» Geronzi ha avuto parole di apprezzamento per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha detto - «trovo molto maturato». Chissà se lo è a tal punto da firmare un decreto che, per inciso, riguarda anche il presidente di Mediobanca.
Dagospia 22 Settembre 2008