FERMI TUTTI! L'OREAL SI PAPPA GIORGIO ARMANI - ROBERTA, DA NIPOTE-CELEBRITY A MANAGER-EMPORIO - HAUTE VOGUE - I "BASTARDI" NON SFILANO - RIPICCHE DA STILISTI IN VACANZA - MARZOTTINO GORIZIANO.

Fashion Victims per "Prima Comunicazione" (www.primaonline.it)

1 - ROBERTA CAMBIA STATO - Praticamente è stato un terremoto. La fine dell'anno scolastico della moda, quello che termina a luglio, ha portato uno scompiglio tra i direttori della comunicazione come non si vedeva da anni. Come un fulmine a ciel sereno per i più, perché in realtà era da tempo che con gli intimi diceva che non ce la faceva più: e infatti il direttore commerciale di Armani, Giovanni Ganci, si è lasciato scappare una dichiarazione a un giornale on line in cui dice che "è un vero peccato. Giorgio e Robert hanno avuto occasionalmente un rapporto tumultuoso, ma Robert ha sempre mantenuto alto l'incremento dei posti di lavoro".

Robert Triefus, il direttore worldwide della comunicazione di Giorgio Armani, si è dimesso dal suo incarico ed è andato a occupare un posto inventato appositamente per lui da Gucci. Un posto di direttore della comunicazione e marketing fino a oggi inesistente nel marchio della doppia G e nel quale l'inglese con un curriculum enorme (da Calvin Klein a The Body Shop e perfino un posto di marketing manager al quotidiano The Observer) risponderà solo a Mark Lee, chief executive officer del marchio fiorentino di proprietà del francese Ppr.

E fin qui, sembra un normale cambiamento di posto. Senonché, alla Giorgio Armani, e nel mondo delle pr, si sono aperte le congetture su chi potesse andare a occupare il posto, difficile ma ambito, di Triefus. Si è cominciato a dire di tutto, e c'era chi addirittura prospettava l'ingresso in Armani della worldwide pr director di Gucci, Giulia Masla, che un po', nella fantasia di tutti, si sarebbe dovuta risentire dell'arrivo di Triefus.

Poi, come se non bastasse, è arrivata un'altra dimissione improvvisa: quella di Silvia Negri dallo studio Karla Otto, dove occupava da meno di un anno il ruolo di amministratore delegato. Le dimissioni, comunicate alla chetichella via e-mail all'inizio di agosto quando tutti erano già partiti per le vacanze, hanno accreditato le voci secondo le quali la Negri sarebbe andata da Armani (dove in realtà era già stata qualche anno fa, proprio dopo essere andata via dallo stesso studio Otto, dove ha cominciato la sua carriera), ma nulla di fatto: pare che la soluzione non sia neanche stata presa in considerazione.

E invece, cosa dicono i bene informati? Colpo di scena! Quelli che sanno sempre tutto prima ancora che il tutto succeda, prospettano una soluzione che ha dell'incredibile, una soluzione tutta interna alla famiglia Armani. Che sarebbe: Roberta Armani, la nipote di Giorgio che dal suo ingresso nel mondo del lavoro si è occupata prima delle pr, poi delle celebrities e infine è diventata celebrity lei stessa come testimonial dello stile dello zio (e infatti nei comunicati del 'chi veste chi' il suo nome rientrava fra le dive e i divi vestiti Armani), assumerebbe la direzione worldwide della comunicazione.

Questo cambiamento di stato, da celebrity a manager, sarebbe un premio per Roberta, finora fedelissima al credo dello zio Giorgio. Non so dire se questa congettura sia vera, non avendo io grandi conoscenze in questa versione di `casa Armani', ma i bene informati sono talmente bene informati che mi portano a credere che alla fine la soluzione questa sarà. E allora, se così sarà, complimenti e auguri a Roberta, la prima celebrity trasformata in comunicatore del XXI secolo.

(Retroscena. Dicono ancora i bene informati, che Roberta è come un Papa di transizione: in realtà il nuovo direttore della comunicazione arriverà, con tutto il resto della compagnia di manager e via dicendo, appena L'Oréal perfezionerà l'acquisto, ormai deciso, della Giorgio Armani. Mi sembra pura fantasia... Ma se, come accade sempre più spesso, la fantasia fosse più vera della realtà?).

2 - VOGUE COUTURE - Sono un'inguaribile fashion victim. Lo so, devo ammetterlo. All'inizio dell'anno, cioè a settembre, divento una sfegatata della moda. Sarà perché, tra luglio e agosto, mi stomaco talmente tanto a vedere per le strade e sulle spiagge le brutture vestimentarie dell'ineducazione imperante e diffusa (quella che dà il titolo al mio sconosciuto pamphlet "Agosto, moda mia non ti conosco") dei vestitini di pizzo alla Positano portati con gli stivali di cuoio alla ibizenca, o degli uomini panciuti che indossano i pinocchietti e le magliette sponsorizzate dai marchi di benzina, che poi a settembre mi serve trovare un po' di tempo per incantarmi davanti alle vetrine dei negozi belli. Quest'anno, però, è successa una cosa speciale.

Alla rentrée in città ho trovato ad attendermi nella cassetta della posta di casa il numero di settembre di Vogue Italia, con allegato lo speciale della haute couture. Beh, devo dire grazie alla Franca Sozzani: in un attimo mi si sono cancellate dalla memoria tutte le brutture viste in due mesi di spiagge italiane ed estere perché il servizio che ha pubblicato con le fotografie di Steven Klein è talmente bello che lascia il fiato sospeso.



Per la prima volta da anni, ho guardato e riguardato quelle foto straordinarie che sanno perfino far rivivere il mondo sexy-trash-glamorous di Helmut Newton senza farne una citazione, costruite con i vestiti della haute couture scelti con una cura attenta (quasi maniacale) per descrivere un mondo della moda che sta cambiando, che si proietta verso qualcosa di nuovo (finalmente!) anche se con un po' di ritardo rispetto a quando lo doveva fare. Ecco, ora mi sono riconciliata con la moda. E spero che questo stato di grazia mi duri a lungo.

(Un piccolo appunto alla Sozzani: erano proprio necessarie quelle pagine di pubbli-redazionale dell'alta moda romana? Neanche i cavoli a merenda sembrano tanto fuori posto... E quelle pagine iniziali di Valentino? Mah... Lo so, sono egoista e presuntuosa: il fatturato vale questo e altro).

3 - LA BASTARDA NON SFILA - Che brutto destino nascere mentre i genitori si separano: il rischio di essere definiti bastardi è enorme. E le punizioni dei perbenisti non tardano ad arrivare. E successo a Victor&Rolf, il duo di olandesi che da promettenti stilisti si sono ormai trasformati (vista anche l'età) in eterne promesse, che ora non possono far sfilare, a Parigi come sempre, la collezione primavera-estate 2009 perché il nuovo padrone del loro marchio, la società Only the Brave di Renzo Rosso, dice che non la produce e non la venderà per cui è inutile spenderci dei soldi, mentre il vecchio produttore, la Gibò di Franco Penè, dice che siccome gli stilisti non sono più suoi è inutile sprecare soldi per fare una sfilata.

Tutti attenti a spaccare la lira in quattro, questi industriali! Come si vede, se c'è una caratteristica in comune tra tutti i produttori di moda è la generosità. (Tra parentesi. Il negozio milanese di Victor&Rolf, che aveva aperto Penè in viaSant'Andrea, è stato prontamente chiuso. Renzo Rosso ha promesso ai due olandesi che ne aprirà subito un altro. E alcuni giurano che mentre lo diceva cantava la "Carmen": "Peut-étre demain, peut-étre jamais, mais pas aujourd'hui, c'est certain!").

4 - INCONTRI DA PAURA - Mi arrivano, come cronache dalle vacanze agostane, notizie dei soliti dispettucci tra stilisti in vacanza nello stesso posto. Tutti a Mykonos, per lo più in barca. Segnalati, tra le viuzze del paese in corteo con boys e guardie del corpo, Giorgio Armani e Valentino, negli stessi giorni ma in orari differenti, attenti a non incontrarsi. Stessa isola anche per i Dolce&Gabbana e i gemelli Dean e Dan di DSquared, i primi in barca, i secondi in una villa. Ben attenti anche loro a non incontrarsi. (Chissà perché tutta questa paura dell'incontro).

Roberto Cavalli e Jean-Paul Gaultier, invece, si dividevano equamente Ibiza e non avrebbero potuto incontrarsi neanche a volerlo, tanto erano diversi orari e frequentazioni. Sull'isola greca, però, c'era tanta altra parte della moda italiana: stylist, giornalisti e pierre a volontà. Tanto che qualcuno, rimasto a Milano causa crisi economica, pregava in un'improvvisa eruzione vulcanica (o meglio in un altrettanto improvviso sprofondamento dell'isola, grazie al peso di valigie evestiti trasportati fin lì) che avrebbe lasciato un sacco di posti liberi negli uffici modaioli.

5 - PICCOLE RECENSIONI - Siccome, come dicevo sopra, sono una inguaribile fashion victim, ho letto i giornali di moda anche in agosto. "Ecco, è finita l'estate", ho pensato quando ho visto il 10 agosto la copertina di Amica con un tailleur grigio pesante che mi ha fatto venire freddo. "Ecco ci sono caduti anche loro", invece ho detto quando è arrivato il Vanity Fair americano con la storia di Carlà Sarkozy (però, c'era dentro una testimonianza di Karl Lagerfeld che descriveva bene la prima coppia francese: "Sono due predatori", diceva del presidente e di sua moglie).

Ed "ecco la Latella è tornata a lavorare", ho detto quando il 20 agosto è arrivato il numero di A con in copertina Veronica Berlusconi in stile Madonna con Bambino in caftano verde e i piedi su scarpe a zeppa-piedistallo. E ancora, "ma la Latella non va mai in vacanza?", quando la settimana dopo è arrivata A che, in perfetto stile Vanity Fair di Crescenzago, aveva Carlà Sarkozy in copertina che diceva: "Non sono solo una moglie devota". Veramente?

6 - A VOLTE TORNANO... - Ma in questo caso meno male che tornano. Phoebe Philo, la stilista dalle mani d'oro che in poche stagioni ha compiuto il miracolo in casa Chloé (dove aveva ereditato lo scettro dalla sua amica Stella McCartney di cui per anni è stata l'ombra) e che aveva abbandonato la moda per dedicarsi alla sua bambina, è pronta per assumere il comando di Céline, il marchio del gruppo Lvmh da anni nelle mani di Ivana Omazic, da sempre ritenuta più adatta a fare una ipotetica seconda da Giorgio Armani che a disegnare il marchio francese resuscitato all'epoca da Michael Kors che ne aveva fatto un simbolo del lusso all'americana. Ora Phoebe potrebbe compiere il miracolo: farne un marchio di moda. Con grande soddisfazione del settimo uomo più ricco del mondo, l'insuperabile Bernard Arnault.

7 - MATTEO L'HA FATTO - Il piccolo Matteo Marzotto non ha resistito a stare lontano dalla moda. E cosa avrà mai 'sta moda che tutti la schifano quando sono dentro e poi se appena appena si allontanano non vedono l'ora di ritornarci dentro? Io, però, glielo avevo detto quando gli ho fatto gli auguri per la sua nomina a presidente dell'Ente del turismo italiano ottenuta via Michela Brambilla. Impegnati e fai bene, gli avevo detto, e non lasciarti incantare dalle sirene della moda. Ma lui invece, no. E ha accettato la nomina a presidente di Mittelmoda, una manifestazione che si tiene a Gorizia


Dagospia 23 Settembre 2008