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Dall'introduzione di "SEXYRAMA" di Roberto Baldazzini - Coniglio Editore

Lo ricordo come se fosse oggi: avevo otto anni. Ero in solaio e mi venne la febbre dopo aver scoperto in una vecchia cassa le annate complete di «Grand Hotel» dal 1946 al 1961, che mia madre aveva salvato dal bombardamento. Cominciai a sfogliarle e di fronte a quelle bellissime immagini e a quelle storie di passioni sconvolgenti provai un'emozione violenta e mai conosciuta prima: mi colpiva la sofferenza e il travaglio che quei personaggi vivevano per poter amare, mi catturavano le atmosfere create dagli elegantissimi disegni a mezze tinte di Walter Molino.

Da allora cominciai a dare la caccia a fotoromanzi, fumetti e riviste di ogni tipo. Solo adesso, a distanza di tanti anni, sono in grado di affermare che il mio prepotente desiderio di "possedere/collezionare" tutte quelle riviste era assai più di un gioco, e che l'averle, in certi momenti, rappresentò per me addirittura un imperativo. Fatto sta che per quante ne comperassi, non mi bastavano mai: ne ero avido e le volevo tutte!

Sfogliando quelle pagine, imparai a elaborare quello che presto divenne per me un vero e proprio rituale: inquadravo la foto preferita e la mia mente automaticamente creava una griglia trasformando le fotografie in linee. Le mie linee. Ogni qual volta i miei occhi si posavano su certe immagini in bianco e nero (soprattutto quelle insuperabili degli anni 50), era come se tornassi a un mondo misterioso e al tempo stesso familiare,
al quale in fondo sentivo d'aver sempre appartenuto. La visione di quelle dive sorridenti, dalla capigliatura morbida e fluente, che sapevo inguainate nella "pesante" biancheria intima con sopra un tailleur sfiancato da un'evidente vita di vespa, mi rassicurava e mi invitava ad immedesimarmi in quelle forme e in quelle atmosfere.

È probabilmente questa, insieme all'idea inconscia che un giorno mi sarebbero tornati utili per il mio lavoro di disegnatore, la ragione che negli anni mi ha spinto a comperare ed accumulare senza sosta riviste e libri illustrati di ogni genere. Tutto quello che leggevo o vedevo, lo ricostruivo poi meticolosamente nella mia testa, spesso aggiungendovi dettagli che sulla carta non avevo trovato. Viaggiavo con la fantasia in un universo spregiudicato, fantasticavo intorno all'erotismo dei personaggi, spogliavo le protagoniste dei miei fotoromanzi.



Le pulsioni erotiche erano sempre più violente e presto mi resi conto che solo attraverso il disegno sarei riuscito a rappresentare i feticci che la mia immaginazione tendeva a sublimare. Non mi è mai uscito dalla mente il piacere con cui, ancora bambino, disegnai un piccolo intero esercito di bamboline di carta, una diversa dall'altra ma tutte invariabilmente nude, alle quali modellai seni e fianchi di varie forme, creando espressioni e personaggi particolari.

Un gioco prezioso e segreto, che custodivo gelosamente: se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza, me ne sarei vergognato. I sensi di colpa erano tali che più avanti negli anni mi sopraffecero, obbligandomi a strappare quei fogli in mille pezzi e a buttare via tutto: un gesto impulsivo e avventato di cui mi sono pentito mille volte, e per riparare al quale mi ritrovo ora a scrivere queste righe a proposito di SEXYRAMA.

Che per me è un progetto importante, perché mi consente di continuare a raccontare il mio feticismo per l'immagine femminile, ma di farlo in una maniera diversa, forse più evidente e svelata rispetto al lavoro creativo che abitualmente svolgo come autore di fumetti e artista visivo. L'ho interamente realizzato attingendo al mio confinato archivio di settimanali di moda e costume, fotoromanzi e riviste erotiche, con l'intenzione di costruire un percorso per immagini teso ad evocare più che a testimoniare, attraverso il quale provare ad osservare l'evoluzione degli atteggiamenti del costume nella società italiana.

A tal fine, ho scelto con cura gli sguardi e i corpi che sono stati i miei personali feticci nel ventennio che va dal 1960 al 1979, un arco di tempo ragionevolmente lungo che mi consente di cogliere due punti estremi: da un lato il potere seduttivo dello sguardo divoratore di quelle irraggiungibili dive filo-hollywoodiane, dall'altro la dimensione "frastagliata" e casalinga di quell'immaginario porno-erotico alla portata di tutti, presente in ogni casa, che irruppe nelle nostre vite sul finire degli anni 70 e che il messaggio televisivo non ha mai cessato di alimentare.



Dagospia 23 Settembre 2008