P. S. ALLA "GOCCIA CINESE": LE RISPOSTE CERCHIOBOTTISTE DI PAOLO MIELI ALLE LETTERE MAI RICEVUTE.
Da Il Foglio
Qui gutta ci cova. E' arrivata la "Goccia cinese", la raccolta delle risposte di Paolo Mieli ai lettori del Corriere, ovvero, la prateria di mezzo dove si sta senza andare lì o là. La cinesissima goccia messa a scavare lì, dove c'è Berlusconi che non ha ancora fatto una mera vendita che fosse mera, oppure là, tra i rococò dell'opposizione che davanti a cotanta "anomalia delinquenziale" si sono persi tutto il riformismo. Né lì, né là, ma solo qua: nella terzietà. Ed è proprio una bell'età, la terzietà: nessuno insulta, i lettori scrivono, Mieli risponde. Tutti i giornali hanno già dato ampio spazio per salutare l'arrivo in libreria di questo volume, ma noi che siamo soci antemarcia del Circolo Paolo Mieli possiamo offrire ben più che un'anticipazione o una recensione: abbiamo le risposte a certe lettere mai ricevute.
Turiddu Butterfly da Castiglioncello: "Caro Mieli, sono trascorse due settimane dalla chiusura di 'Gay Watch', la rubrica di Daniele Scalise sull'Espresso e nessuno ha sollevato il problema. Fosse accaduto a Panorama si sarebbe gridato al regime". Risposta: "Gentile Turiddu, a Panorama non può certo accadere una cosa simile, ma lei non può insinuare che un grande giornale come quello di via Po, abbeveratosi alla lezione di Scalfari, Benedetti e me stesso, una testata che raccoglie il meglio della critica dialogante possa - con l'attuale direzione - nutrire opachi scatti omofobi, semplicemente a via Po hanno approfittato del bonus che li fa intoccabili e si sono liberati di Gay Watch. Lei mi sta costringendo a dire che se l'avessero fatta una cosa simile a Panorama probabilmente qualcuno avrebbe gridato al Regime? No, qualcuno avrebbe inserito Segrate nel tour del girotondo".
Gianni Cuperlo: "Caro Mieli, ma ti pare possibile che l'Unità mi abbia purgato un articolo censurando le parti su Flores d'Arcais?". Risposta: "Gianni, i' vorrei che tu, Flores e io, fossimo presi nell'incantamento del riformismo della terzietà, lo vorrei davvero, ma non sono tempi questi e comunque non è potuta accadere una cosa simile, non puoi insinuare che un grande giornale come l'Unità, rigeneratosi nel contributo d'intelligenza così dialogante e così chic qual è quello di Furio Colombo, possa oggi nutrire opachi scatti squadristi, probabilmente c'è stato bisogno di un opportuno editing: una forma di vigilanza democratica anche perché, caro Cuperlo, devi trovare il modo di farti legittimare. Controlla tra i documenti, forse hai perso il bonus".
Omar Nar Hanef: "Illustre Mieli, io sono musulmano e non le dico quante ne devo passare, non pretendo di avere un pensiero equidistante, ma le pare possibile che uno come Gino Strada, a piazza S. Giovanni, si sia potuto permettere di mettere sullo stesso piano criminale le sanzioni all'Iraq e l'attacco alle Due Torri e nessuno gli ha detto niente?". Risposta: "Gentile signore, Gino Strada merita tutta la nostra considerazione e con lui tutti quei bravi cittadini impegnati che l'hanno applaudito, ma non possiamo insinuare che nel suo discorso (a tratti equilibrato, a tratti dialogante, a tratti trattenuto), ci fosse un opaco tentativo di equiparazione tra Bush e Saddam o bin Laden, quasi a pareggiare tra le sanzioni e i kamikaze. E' solo questione di bonus. Lui ce l'ha, ha anche il diritto di firma sugli appelli".
Piero Chiambretti: "Caro Mieli, io vorrei starmene tranquillo a far la trasmissione senza essere scocciato dall'impegno democratico, però una cosa non la capisco: i giornali mi stroncano perché mi sono perso i girotondi. Anche Benigni non c'è andato": Risposta secca: "Altolà, non insinui nulla su Benigni e non pensi di essere finito nel mirino della critica a causa delle sue deprecabili assenze ai girotondi. Pensava di tenersi il bonus dopo aver fatto causa alla Cgil? Non si abbandoni più a opachi rigurgiti antisindacali e si goda le sue letterate".
Dagospia.com 1 Ottobre 2002
Qui gutta ci cova. E' arrivata la "Goccia cinese", la raccolta delle risposte di Paolo Mieli ai lettori del Corriere, ovvero, la prateria di mezzo dove si sta senza andare lì o là. La cinesissima goccia messa a scavare lì, dove c'è Berlusconi che non ha ancora fatto una mera vendita che fosse mera, oppure là, tra i rococò dell'opposizione che davanti a cotanta "anomalia delinquenziale" si sono persi tutto il riformismo. Né lì, né là, ma solo qua: nella terzietà. Ed è proprio una bell'età, la terzietà: nessuno insulta, i lettori scrivono, Mieli risponde. Tutti i giornali hanno già dato ampio spazio per salutare l'arrivo in libreria di questo volume, ma noi che siamo soci antemarcia del Circolo Paolo Mieli possiamo offrire ben più che un'anticipazione o una recensione: abbiamo le risposte a certe lettere mai ricevute.
Turiddu Butterfly da Castiglioncello: "Caro Mieli, sono trascorse due settimane dalla chiusura di 'Gay Watch', la rubrica di Daniele Scalise sull'Espresso e nessuno ha sollevato il problema. Fosse accaduto a Panorama si sarebbe gridato al regime". Risposta: "Gentile Turiddu, a Panorama non può certo accadere una cosa simile, ma lei non può insinuare che un grande giornale come quello di via Po, abbeveratosi alla lezione di Scalfari, Benedetti e me stesso, una testata che raccoglie il meglio della critica dialogante possa - con l'attuale direzione - nutrire opachi scatti omofobi, semplicemente a via Po hanno approfittato del bonus che li fa intoccabili e si sono liberati di Gay Watch. Lei mi sta costringendo a dire che se l'avessero fatta una cosa simile a Panorama probabilmente qualcuno avrebbe gridato al Regime? No, qualcuno avrebbe inserito Segrate nel tour del girotondo".
Gianni Cuperlo: "Caro Mieli, ma ti pare possibile che l'Unità mi abbia purgato un articolo censurando le parti su Flores d'Arcais?". Risposta: "Gianni, i' vorrei che tu, Flores e io, fossimo presi nell'incantamento del riformismo della terzietà, lo vorrei davvero, ma non sono tempi questi e comunque non è potuta accadere una cosa simile, non puoi insinuare che un grande giornale come l'Unità, rigeneratosi nel contributo d'intelligenza così dialogante e così chic qual è quello di Furio Colombo, possa oggi nutrire opachi scatti squadristi, probabilmente c'è stato bisogno di un opportuno editing: una forma di vigilanza democratica anche perché, caro Cuperlo, devi trovare il modo di farti legittimare. Controlla tra i documenti, forse hai perso il bonus".
Omar Nar Hanef: "Illustre Mieli, io sono musulmano e non le dico quante ne devo passare, non pretendo di avere un pensiero equidistante, ma le pare possibile che uno come Gino Strada, a piazza S. Giovanni, si sia potuto permettere di mettere sullo stesso piano criminale le sanzioni all'Iraq e l'attacco alle Due Torri e nessuno gli ha detto niente?". Risposta: "Gentile signore, Gino Strada merita tutta la nostra considerazione e con lui tutti quei bravi cittadini impegnati che l'hanno applaudito, ma non possiamo insinuare che nel suo discorso (a tratti equilibrato, a tratti dialogante, a tratti trattenuto), ci fosse un opaco tentativo di equiparazione tra Bush e Saddam o bin Laden, quasi a pareggiare tra le sanzioni e i kamikaze. E' solo questione di bonus. Lui ce l'ha, ha anche il diritto di firma sugli appelli".
Piero Chiambretti: "Caro Mieli, io vorrei starmene tranquillo a far la trasmissione senza essere scocciato dall'impegno democratico, però una cosa non la capisco: i giornali mi stroncano perché mi sono perso i girotondi. Anche Benigni non c'è andato": Risposta secca: "Altolà, non insinui nulla su Benigni e non pensi di essere finito nel mirino della critica a causa delle sue deprecabili assenze ai girotondi. Pensava di tenersi il bonus dopo aver fatto causa alla Cgil? Non si abbandoni più a opachi rigurgiti antisindacali e si goda le sue letterate".
Dagospia.com 1 Ottobre 2002