TABACCI AMARI - "GLI ITALIANI, COMPRESO OSCAR LUIGI SCALFARO, DOVREBBERO CHIEDERE SCUSA ALLA DC. CITARISTI NON E' PREVITI, ANDREOTTI NON E' BERLUSCONI."



Barbara Palombelli per "Sette"


"La verità è che gli italiani dovrebbero chiedere scusa alla Democrazia Cristiana. E anche voi, giornalisti, dovreste fare la vostra parte. Quando sono stato inquisito, ho conquistato otto colonne su Repubblica e 4 sul Corriere della Sera. Quando sono stato assolto da tutto, nel 1996, l'unico giornale che ha pubblicato la notizia, un articolino di 20 righe, è stato "L'Osservatore Romano".

Quel clima, quei giorni, quell'anno. il 1993. Non so se ce la farò a dimenticare, anche se sono riuscito a prendermi delle belle rivincite. Vede? Qui davanti a lei, seduto su questa poltrona c'è un uomo libero, che ha lottato, si è difeso ed è uscito da quel girone dell'inferno che molti chiamano "Mani Pulite". Stanza del presidente della commissione parlamentare Attività Produttive della Camera dei Deputati, piano nobile del palazzo di Montecitorio. Bruno Tabacci non riesce a trattenere la rabbia e una lacrima sfugge dall'angolo dell'occhio. E' solo un attimo, "è la prima volta che rileggo il mio discorso in aula del 17 febbraio 1993. Ho il vizio di parlare con i documenti e le ho fatto fare delle fotocopie interessanti.Sono state giornate durissime, la famiglia, la vita, l'onore, tutto il mondo mi era caduto sulla testa. C'è stato chi si è ucciso, come l'amico Moroni, e chi - come me - ce l'ha fatta a riprendersi. avevo una grande forza interiore. Ero stato presidente della Regione Lombardia, sedevo nella ristrettissima direzione del partito in piazza del Gesù. Insomma, stavo per fare il salto.".

Tabacci, classe 1946, allievo di Giovanni Marcora e amico di Gianni Goria, stimatissimo da Ciriaco de Mita, nel 1992 era davvero candidato ad una carriera veloce al vertice della Dc. Laureato in economia, cresciuto in quella Lombardia che raccoglieva il meglio della tradizione popolare e riusciva a integrarlo tanto con i movimenti cattolici di base quanto con i banchieri e gli imprenditori, aveva - e ha mantenuto - i tratti decisi dell'uomo del Nord. Oggi è deputato nel gruppo Udc.

Il suo primo avviso di garanzia?
"E' datato 17 luglio 1992, mi annientò. In quel clima. Venivo accusato, dal pool di Milano, di ricettazione e illecito finanziamento".
Quando ha conosciuto Antonio Di Pietro? In quella occasione?
"No, molti anni prima. Nel 1989 Di Pietro avviò un'inchiesta su 2 miliardi di finanziamenti per il restauro di cento parrocchie nell'oltrepo' pavese danneggiate dalle frane. si inventò che avevamo utilizzato una procedura irregolare. Eppure, la regione Lombardia era riuscita in tempo record a salvare i 40 mila sfollati della Valtellina. Li chiamarono i campanili d'oro. erano soltanto gli ultimi fondi stanziati dalla protezione civile, destinati alle chiese. Negli anni successivi, a parte le questioni giudiziarie, con di Pietro ci siamo sempre evitati".





Lei ha parlato spesso, in questi anni, di doppiopesismo. Pensa di essere stato trattato male, oppure allude a personaggi che possono essere stati risparmiati dalla tempesta di tangentopoli?
"Sono vere entrambe le cose. Tutto il mondo era stato democristiano. Pensi che le vecchie donne della mia terra, il mantovano, la chiamavano "democrazia", così, senza aggettivi. come le centraliniste di piazza del Gesù. Al grande festival dell'immoralità, invece, ci fu chi si salvò. E chi doveva comunque essere beatificato, al di là dei finanziamenti elettorali.".

A chi pensa?
"Successe una cosa curiosa: Sergio Mattarella fu indagato per 50 milioni, disse che avrebbe lasciato la politica e una settimana dopo veniva acclamato alla festa dell'Unità di Reggio Emilia. Due pesi, due misure. E c'erano, intanto, amici di partito in galera, altri che non ce la facevano a mettere insieme il pranzo con la cena".
Chi le voltò le spalle, all'arrivo dell'avviso di garanzia?
"La prima, indimenticabile, Ombretta Fumagalli Carulli. Eppure, ero stato proprio io a offrirle la candidatura alla Camera e a farla eleggere, nel 1987, con i fondi del partito."
I finanziamenti per cui lei passo' i suoi guai.
"Quelli di Citaristi, i soldi che hanno usato tutti. anche qualcuno che oggi se ne è dimenticato e magari fa i girotondi. Severino Citaristi è un galantuomo, uno a cui dovremmo intitolare delle strade in tutte le città d'Italia. Una delle persone più oneste che ho conosciuto. condannato a 18 anni, una assoluta volgarità. Ma lei lo sa che Severino Citaristi gira per Bergamo, riverito da tutta la città? Guardi, in questa lettera. (Tabacci sfila il primo dei documenti promessi da una cartellina trasparente, messa in ordine dalla segretaria, Cinzia, anche lei una ex Dc)".

Che cosa che scrive l'ex tesoriere dello scudocrociato?
"Leggo: "E' già bello che non mi sbattano in galera, che in motivo delle ragioni di salute mi sia stata prorogata la sospensione della pena da parte del tribunale di sorveglianza di Brescia." E poi richiama "i princìpi e i valori a cui siamo stati a suo tempo educati e che sono piuttosto lontani da certi vuoti proclami dell'attuale maggioranza. ". Con Citaristi mi sento responsabile: fui proprio io a presentarlo, nel 1985, a De Mita. se non l'avessi fatto!"
Quali altri documenti mi vuole mostrare?
"Le due lettere che scrissi all'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. La prima, l'11 gennaio 1993, recita: Non so fino a quando avrò la forza di resistere a una campagna di tali proporzioni.Il mio torto è quello di avere fatto le cose alla luce del sole. Sono vittima di accostamenti ingiuriosi, arbitrari e di calunnie. ".
Cosa le rispose?
"Nessuna risposta, né privata né pubblica. A Scalfaro i democristiani davano fastidio, si era allineato al clima, alla moda. Sciolse il Parlamento, nel 1994, con un atto arbitrario, sull'onda del giustizialismo imperante. E i nostri aggressori diventarono gli sconfitti di quella stagione. Un avversario come Violante, con cui ho un rapporto leale, nonostante tutto, teorizzava la via giudiziaria al potere e incoraggiava le furie della destra estrema. Quando poi il veleno utilizzato contro la Dc e il Psi cominciò a versarsi ovunque, anche contro di loro. vinse Berlusconi".

I suoi attuali alleati nella maggioranza che sostiene il governo, allora erano scatenati.
"Altroché. Non ho dimenticato la Lega che agitava il cappio, il Movimento sociale di Fini che ci chiamava ladri, non ho dimenticato il tg di Emilio Fede, il più duro di tutti. ma io ero un dirigente della Dc, da Scalfaro mi aspettavo almeno un cenno di risposta, una solidarietà umana fra amici, o ex amici. Niente. Neppure quando scrissi di nuovo, nell'estate del 1996, dopo le assoluzioni. Leggo: "Lontana da me la tentazione di pietire per una vicenda personale... vorrei soltanto favorire una rilettura più pacata e realistica di un periodo della nostra storia più recente, nella quale la lucidità è stata spesso prevaricata dall'emozione, il perseguimento del fine ha giustificato l'adozione di mezzi talvolta intollerabili per ottenerlo, l'equilibrio fra i poteri dello Stato è andato in frantumi. e i processi sono stati celebrati nelle piazze, sui giornali, nei telegiornali. " Ponevo tante domande al capo dello Stato, domande ancora attuali. E chiudevo così: Di fronte al tempo trascorso, emerge ancor più la inaccettabilità sul piano storico, civile, culturale e morale di una operazione che ha portato di fatto alla soppressione violenta della Democrazia cristiana. Non è onesto far credere che questo paese sia stato guidato per 45 anni da un partito caratterizzato dalla diffusa presenza di "ladri e mafiosi". Non si possono vincere le riserve e le resistenze di un popolo proponendogli una ricostruzione storica parziale e strumentale.".

Lei è favorevole o contrario alla commissione d'inchiesta su Tangentopoli?
"Vorrei fare una premessa. Noi ex dc ci siamo difesi nei processi, non dai processi, come hanno fatto gli esponenti di Forza Italia. Citaristi non è Previti, Andreotti non è Berlusconi. Se la commissione lavorerà anche sul biennio del vero terrore, il 1992-93, può essere utile per chiudere una volta per tutte con quella fase inquietante della nostra storia. Se invece si pensa di utilizzarla a partire dal novembre 1994, dall'avviso di garanzia di Berlusconi. se qualcuno immagina che la storia pulita di questo paese sia cominciata con la Lega e il Polo delle Libertà, allora non ci sto. E non credo che i processi vadano rifatti, né che i magistrati vadano messi sotto accusa. Dobbiamo lavorare per ristabilire l'equilibrio dei poteri. Sono stato per quattro anni fuori dalla politica, fuori dal Parlamento per sette, mi sono reinventato un mestiere vero per non farmi vincere dalla depressione, adesso posso permettermi il lusso della libertà. Posso anche permettermi il lusso di non desiderare alcuna vendetta".



Moriremo democristiani?
"No. Noi ex vogliamo costruire qualcosa di nuovo sulle radici antiche. C'è un grande spazio per una storica ricomposizione politica dei centristi: dobbiamo riempire un vuoto che i cittadini, in buona fede, avvertono".


Dagospia.com 31 Gennaio 2003