AAA SVENDESI MONTEPACCHI - LUNEDI' PARTE IL TANTO SOFFERTO AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DA 5 MILIARDI AL PREZZO DI 1 EURO PER AZIONE, CONTRO GLI ATTUALI 24 DI BORSA. I SOCI CHE NON PARTECIPERANNO SARANNO DI FATTO SPAZZATI VIA
Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”
ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA
Se l’istituto non avesse da poco accorpato le azioni in un rapporto di cento a una, Mps avrebbe offerto i nuovi titoli ad appena 1 centesimo. Invece è di 1 euro il prezzo delle nuove azioni Montepaschi che saranno emesse nell’aumento di capitale da 5 miliardi che parte lunedì, una delle più grandi ricapitalizzazioni della storia bancaria italiana recente.
Il prezzo è molto lontano dall’attuale livello di Borsa di 25 euro per azione, conseguenza di una ricapitalizzazione dalle proporzioni enormi, che determinerà l’emissione di ben 5 miliardi di nuove azioni a fronte delle 117 milioni ora in circolazione. E si tratta di un aumento di capitale monstre anche perché è pari al 170% circa dell’attuale valore di mercato di 3 miliardi.
Alessandro Profumo Fabrizio Viola
I numeri dell’operazione sono stati decisi ieri da un consiglio-fiume della banca senese presieduta da Alessandro Profumo. Il prezzo di emissione di 1 euro rappresenta uno sconto del 35,5% sul «terp», cioè il prezzo teorico dopo lo stacco dell’opzione, calcolato alla chiusura di Borsa di ieri. Lo sconto è più alto rispetto agli aumenti di capitale recenti di Bpm (500 milioni) e Banco Popolare (1,5 miliardi), attorno al 30%, ma il raffronto è poco significativo — spiegano fonti vicine alla banca — proprio per la differenza di entità tra aumento di capitale e capitalizzazione di Borsa.
La negoziazione dei diritti partirà lunedì 9 fino al 20 giugno, e potranno essere esercitati fino al 27. Poi ci sarà da collocare l’eventuale inoptato. Si andrà dunque oltre la scadenza del 1° luglio entro la quale vanno pagati i 360 milioni di interessi sui Monti bond, pena l’emissione di nuove azioni a favore del Tesoro. Tuttavia non dovrebbero esserci problemi nel ritardo limitato — pochi giorni, al massimo un mese — nel pagamento della cedola e nel rimborso di 3 dei 4 miliardi di aiuti di Stato. In tal senso ci sarebbe già l’assenso di Tesoro e Banca d’Italia.
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Ora la parola passa alle banche del consorzio di garanzia Ubs, Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca come global coordinators, Barclays, BofA Merrill Lynch, JP Morgan, Commerzbank, Morgan Stanley e SocGen come bookrunners (i legali sono Cleary Gottlieb per le banche e Linklaters per Mps) che dovranno collocare l’aumento presso gli investitori istituzionali e presso i risparmiatori. Per stimolare il retail la banca guidata da Fabrizio Viola ha anche deciso una campagna pubblicitaria ad hoc.
Intanto si avvia alle fasi conclusive il processo sul primo dei filoni dell’inchiesta Mps arrivato a dibattimento, quello sul presunto occultamento del «mandate agreement», il documento che collegava le due parti della ristrutturazione del derivato Alexandria tra Mps e la banca giapponese Nomura.
Il reato ipotizzato è ostacolo alla vigilanza, per aver tenuto nascosto nella cassaforte dell’allora direttore generale Antonio Vigni questo contratto-quadro, che sarebbe stato fondamentale per comprendere la vera natura di quelle transazioni, servite per spalmare in trent’anni una perdita di 220 milioni maturata nel 2009. Oggi al Tribunale di Siena è fissata la requisitoria dei pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, e dell’avvocato di parte civile Bankitalia.
Oltre a Vigni, sono imputati l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex capo dell’area finanza, Gianluca Baldassarri. Quello sul «mandate» è l’unico filone rimasto a Siena, visto che l’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta è finita a Milano per competenza territoriale. A Siena è rimasta poi l’inchiesta sulla cosiddetta «banda del 5%».