ARZILLI GUZZETTI IN AZIONE – IL PRESIDENTE DELL’ACRI CON CARIPLO VUOLE ORGANIZZARE UN’ALTRA BELLA OPERAZIONE “DI SISTEMA” E RILEVARE I TITOLI DI MPS IN MANO ALLA FONDAZIONE – COMPAGNIA SAN PAOLO SI E’ TIRATA INDIETRO – CARIVERONA PER PARTECIPARE CHIEDE PRIMA I SOLDI PER L’USCITA DA CDP

1 - GUZZETTI TIMONIERE DI UN'ALTRA OPERAZIONE DI SISTEMA ALL'ITALIANA
Carlotta Scozzari per Dagospia

L'intervento "di sistema" con cui le Fondazioni stanno tentando di togliere le castagne dal fuoco alla "collega" senese prima socia di Mps, comprandole parte delle azioni delle banca, è di chiara impronta guzzettiana.

Giuseppe Guzzetti, il potente presidente dell'Acri e numero uno della Cariplo, a suo tempo inserito nel gruppo di "arzilli vecchietti" (ha 79 anni) contro cui sbraitava Diego Della Valle, è dunque in manovra per trovare una soluzione tra l'istituto di Rocca Salimbeni e l'ente azionista.

Guzzetti, ex democristiano, ha già tentato di coinvolgere nella partita la Compagnia di San Paolo, che tuttavia si è tirata indietro. Possibile invece che partecipi Cariverona, che però - come riportava "il Sole 24 ore" di sabato - dovrebbe chiedere in cambio che "il sistema" le paghi (come crede di meritare) l'uscita dalla Cdp (ossia circa 500 milioni).

A Siena, il rischio è il muro contro muro. Il presidente Alessandro Profumo e l'amministratore delegato Fabrizio Viola spingono, infatti, perché l'aumento di capitale da 3 miliardi prenda il via a gennaio, mentre la Fondazione capitanata da Antonella Mansi, bisognosa di vendere titoli prima dell'operazione, chiede più tempo, pena il voto contrario all'assemblea dei soci di venerdì. Da qui la necessità di sbloccare l'impasse con una di quelle soluzioni "di sistema" che fino a qualche anno fa tanto andavano di moda.

Ne sa qualcosa, ad esempio, Intesa Sanpaolo, che negli anni della guida di Corrado Passera (che ormai sembra avere definitivamente imboccato la strada della politica) era una esperta di soluzioni di sistema, come ad esempio quella dei "capitani coraggiosi" dell'Alitalia, la compagnia di bandiera che proprio in questi giorni dovrebbe essere "salvata" dagli arabi di Etihad.

Del resto, Guzzetti, che con la sua Cariplo ha in mano quasi il 5% di Intesa ed è grande amico (anche se negli ultimi tempi forse un po' meno) di Giovanni Bazoli, conosce benissimo come funzionano queste operazioni e deve avere pensato di riproporre lo schema proprio con Mps.

Una delle caratteristiche fondamentali di queste operazioni è ad esempio l'avallo politico. In questo caso, secondo "Repubblica", arriverebbe dal ministero dell'Economia di Fabrizio Saccomanni. Riesce, invece, piuttosto difficile pensare che Bankitalia si sia entusiasmata alla possibilità che in Monte Paschi si assista a un passaggio di consegne nell'azionariato da una Fondazione ad altre Fondazioni.

Non si era detto che si sarebbe dovuto spezzare il legame tra istituti di credito ed enti azionisti e che banche e Fondazioni avrebbero dovuto diversificare rispettivamente l'azionariato e gli investimenti? O forse, semplicemente, si tratta di regole che non valgono nel caso delle operazioni "di sistema"...


2 - MPS, FONDAZIONI E FONDI IN CAMPO, OFFERTA-BIS PER IL 20% DELLA BANCA
Andrea Greco per "la Repubblica"

Aveva chiesto 14 centesimi di euro per azione. Ieri, al secondo round di trattativa segretissima, glieli avrebbero informalmente offerti. Antonella Mansi, tenace presidente della Fondazione Mps, a ore riunirà la sua deputazione per far esaminare la proposta bis di una cordata di investitori italiani e stranieri, fondi e Fondazioni ex bancarie. Difficilmente la proposta, da formalizzare entro domani, verrà rifiutata, anche perché in caso contrario si aprirebbe un crepaccio forse mortale per il "sistema Siena", composto dalla più antica banca del mondo e dal suo ente azionista, inguaiato per aver voluto seguire fino in fondo le strategie disgraziate della passata gestione.

Le trattative erano imbastite da una decina di giorni, ma la prima offerta delle fondazioni - a un prezzo attorno ai 12 centesimi per azione - erano state rifiutate da Mansi, perché non avrebbero consentito all'ente di garantirsi un futuro dentro la banca conferitaria. La situazione, infatti, è complessa e quasi compromessa. Fondazione Mps ha un debito da 340 milioni e tutto il suo 33,5% di azioni nella banca è in pegno a una dozzina di creditori, che potrebbero escuterlo non appena il titolo scende a 0,128 euro (venerdì ha chiuso a 0,169 euro). Non avendo i soldi per sottoscrivere la ricapitalizzazione imposta dalla Commissione Ue al Monte per restituire nel 2014 almeno 2,5 miliardi dei 4,07 miliardi prestati dal Tesoro, la Fondazione premeva per un aumento ritardato a maggio del prossimo anno.

Tutto il contrario del management della banca, che approfittando della fase favorevole dei mercati era riuscito nel non facile compito di radunare una dozzina di banche d'affari che garantissero un aumento da 3 miliardi da far partire entro fine gennaio. Con questi opposti argomenti si era arrivati allo scontro frontale, e l'assemblea per votare l'aumento, convocata a Rocca Salimbeni il 27 dicembre, prometteva scintille (Mansi aveva già dichiarato e ribadito che avrebbe votato contro la proposta del management, che si sarebbe probabilmente dimesso).

Di qui la necessità di un intervento "di sistema", nato dalle preoccupazioni del ministro Fabrizio Saccomanni e per l'orgoglio del presidente della Cariplo (e delle 88 Fondazioni riunite in Acri) Giuseppe Guzzetti. Della partita, a quanto si apprende, sarebbero Cariplo, fondazione Cariverona e forse Compagnia di Sanpaolo (che oggi riunirà gli organi deliberanti), oltre a due o tre Fondi italiani e stranieri. Insieme, investendo quasi 350 milioni in contanti, rileveranno poco meno del 20% delle azioni Mps in mano alla Fondazione, che resterà con il 13,5%. L'ente senese rimborserà parte dei debiti alle banche, e userà parte dei denari per sottoscrivere una quota in aumento che le permetta di restare azionista attorno al 5%.

La cordata Fondazioni-Fondi, invece, sborserà un altro mezzo miliardo (i numeri precisi dipendono dall'esito della trattativa, ma anche dal prezzo di emissione che è stimato attorno a 15 centesimi) per restare attorno al 17% post aumento. Nessun patto, e nessuna richiesta di governance, sembra profilarsi. Lo spirito della cordata è, piuttosto, di salvare capra e cavoli, fornendo ossigeno finanziario alle due istituzioni senesi; possibilmente rivendendo le azioni Mps entro breve, approfittando del possibile rimbalzo borsistico se la ricapitalizzazione riuscirà. Un preliminare fondamentale, a riguardo, sarà l'assemblea: che in caso di accordo tra Mansi e la cordata dovrebbe riunirsi il 27 o il 28, per votare sì all'aumento subito come chiesto da Fabrizio Viola e Alessandro Profumo.

 

 

Profumo Presidente di Banca Mps insieme a Riffeser e Giuseppe Guzzetti il Presidente Acri la casi tutte le Fondazioni Bancarie Italiane GUZZETTI SALZA monte-dei-paschi-di-siena-sedemonte dei paschi di siena ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA Alessandro Profumo Fabrizio ViolaLETTA E SACCOMANNI images antonella mansi

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…