
LE BANCHE ITALIANE FANNO INDIGESTIONE DI BTP – SARÀ L’ARIA SOVRANISTA, MA GLI ISTITUTI ITALIANI HANNO AUMENTATO CONSIDEREVOLMENTE LA QUOTA DI BUONI DEL TESORO IN PANCIA: I CINQUE BIG NAZIONALI DEL CREDITO NE HANNO PER 111 MILIARDI (+16% IN TRE MESI) – L’AUMENTO PIÙ RILEVANTE È QUELLO DI BANCO BPM (+50% IN UN ANNO). SARÀ UN CASO CHE SI TRATTA DELL’ISTITUTO PIÙ CARO AL GOVERNO, SOPRATTUTTO ALLA LEGA? – DELUDE LA “BANCA DI STATO”, MPS
Estratto dell’articolo di Vittorio Malagutti per “Domani”
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Sostiene Giancarlo Giorgetti – lo ha detto sabato scorso – che è una questione di «sicurezza nazionale». Per il ministro dell’Economia le banche italiane sono chiamate a difendere la patria e i conti pubblici.
Giorgetti e il governo tutto ne sono così convinti che hanno piegato lo strumento del Golden Power al punto di prescrivere a Unicredit di non diminuire gli investimenti in titoli italiani nel caso riuscisse ad acquisire il BancoBpm e la controllata Anima, una società di gestione del risparmio.
È la nuova finanza in salsa sovranista e anche un po’ trumpiana, se vogliamo, visto che proprio Giorgetti in visita a Washington il mese scorso ha esaltato il concetto «virile» (ha detto proprio così) dell’interesse nazionale che va per la maggiore negli Stati Uniti.
«Comprate italiano», è il messaggio recapitato da Roma ai banchieri. E allora sarà un caso, o forse no, ma i Btp sono tornati in cima alle preferenze dei grandi istituti di credito, che nei mesi scorsi hanno fatto incetta di titoli di stato tricolori.
[… La conferma arriva dai conti trimestrali appena pubblicati. Tutti i big del settore, a cominciare dai leader Intesa e Unicredit, hanno puntato alla grande sull’Italia, aumentando la quota di attività finanziarie collocate dal Tesoro di Roma. Certo, il mercato aiuta.
[…] Anche tra il 2022 e il 2023 i titoli pubblici made in Italy battevano i concorrenti diretti, ma i grandi istituti di credito hanno incrementato i loro acquisti solo in quest’ultimo periodo, dopo che negli anni precedenti gli investimenti erano rimasti stabili o erano addirittura diminuiti.
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
Un’accelerazione che di sicuro non dispiacerà a Giorgetti. Per non parlare di Giorgia Meloni, che da sempre dichiara di voler riportare il debito pubblico quanto più possibile in mani italiane. A quanto pare i banchieri si sono mossi proprio in questa direzione, spostando una parte dei loro ricchissimi bilanci verso investimenti targati Repubblica italiana.
Ecco allora che in tempi molto movimentati per la finanza nazionale, mentre una raffica di offerte pubbliche miliardarie promette di ridisegnare la mappa del potere, scalatori e scalati, vincenti e perdenti, tutti condividono una rinnovata passione per i Btp.
Conti alla mano, però, si scopre che alcune banche hanno comprato Italia più di altre.
SEDE DI BANCO BPM A PIAZZA MEDA - MILANO
Vediamo i numeri, allora. Secondo i conti appena pubblicati, i primi cinque istituti di credito nazionali a fine 2024 possedevano 96 miliardi di titoli di stato. A marzo di quest’anno la stessa voce di bilancio segnala attività per circa 111,5 miliardi. Un aumento del 16 per cento nell’arco di soli tre mesi.
[…] Come detto, questi numeri prendono in considerazione le cinque banche più grandi. E cioè Intesa, Unicredit, BancoBpm, Bper e Mps. Tutte, nessuna esclusa, hanno aumentato quella che in gergo tecnico viene definita “esposizione al rischio sovrano”.
Ogni istituto, però, si è mosso modo suo. Intesa, tenendo conto della solo attività bancaria, cioè escludendo le attività delle compagnie d’assicurazioni controllate, ha aumento i Btp in portafoglio di oltre il 30 per cento in un trimestre, passando dai 21 miliardi di fine 2024 ai 28,8 miliardi di marzo. A ben guardare, però, la banca leader di mercato è tornata un’esposizione paragonabile a quella del 2022, quando i titoli di stato italiani valevano poco meno di 27 miliardi.
Ben più decisa, invece, la svolta del BancoBpm, che nel primo trimestre del 2025 è passato da 12,6 a 16,5 miliardi e nei due anni precedenti aveva segnalato obbligazioni governative per 10,9 miliardi. Per l’istituto guidato da Giuseppe Castagna l’esposizione al rischio Italia è aumentata del 50 per cento circa nell’arco di poco più di un anno.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
D’altra parte, anche il governo sembra sensibile alle sorti dell’istituto che più investe, in proporzione le sue dimensioni, in titoli di stato.
Ne sanno qualcosa ai vertici di Unicredit che nell’ops su BancoBpm dovranno fare i conti con il Golden Power sfoderato dall’esecutivo.
[…] Lo stesso Unicredit sembra meno sensibile al fascino dei Btp. A marzo 2025 i titoli di stato italiani in portafoglio alla banca guidata da Andrea Orcel sfioravano i 41 miliardi, solo un miliardo in più rispetto a fine 2024. E Il Monte dei Paschi, l’unico istituto in cui il Tesoro è coinvolto direttamente, visto che ancora ne possiede l’11 per cento?
Anche Siena ha aumentato la sua quota di Btp in bilancio. Poca cosa, però: 11,6 miliardi a marzo, contro i circa 11 miliardi di dicembre 2024 e i 10,5 miliardi segnalati nel bilancio 2023.
A quanto pare, la dieta imposta da Luigi Lovaglio, il numero uno del Monte, prescrive una buona dose di rischio sovrano, ma senza esagerare.