crodino big

CHI C'ERA DIETRO L'ANALCOLICO BIONDO CHE FA IMPAZZIRE IL MONDO? - PRIMA DEI PROSECCHI, DEGLI SPRITZ E DEGLI APERICENA ANDAVA FORTE LUI, IL CRODINO: PARTÌ TUTTO DAL GENIO DELL'IMPRENDITORE PIETRO GINOCCHI, UN SIGNORE NATO A PARMA 120 ANNI FA CHE FONDÒ UN'INDUSTRIA ALIMENTARE DESTINATA A TRASFORMARE IL PICCOLO COMUNE PIEMONTESE DI CRODO - I FALLIMENTI, LE BATTAGLIE LEGALI CON SAN PELLEGRINO E CAMPARI, UNA TESTIMONIAL MITICA COME BRIGITTE BARDOT: COSÌ È NATO IL MITO... - VIDEO

 

Valerio Varesi per “il Venerdì di Repubblica

 

pietro ginocchi inventore del crodino 2

Prima dei prosecchi, degli spritz e degli apericena, c'era lui: il «biondo che fa impazzire il mondo». Era l'era dei bitter che si contendevano i banconi dei bar di tutt'Italia con le loro bollicine colorate e l'effervescenza degli anni Sessanta. Il Crodino, assieme al suo rivale concorrente San Pellegrino, con cui ingaggerà una battaglia commerciale durata a lungo, è stato uno dei protagonisti di quella stagione in cui l'Italia neo industriale scopre l'analcolico coi suoi colori accattivanti nel crepuscolo del mondo rurale incentrato sul vino.

 

Una delle figure centrali di questa trasformazione delle abitudini nel bere fu Pietro Ginocchi, un signore nato a Parma centoventi anni fa, nel 1901, da una famiglia di origini pavesi che, a partire da una semplice fonte di acque ricche di sali minerali, fonda un'industria alimentare destinata a colonizzare le tavole di tutto il mondo e a trasformare il piccolo comune di Crodo, centro un tempo quasi sconosciuto di una valle piemontese vicino al confine svizzero, in una piccola città ricca e con piena occupazione.

 

crodino

In occasione della sua elezione a Città della cultura, Parma ha dedicato a questo figlio adottivo una mostra (aperta fino a Natale nei locali dell'Archivio storico comunale). Perché se il Crodino, il cui marchio è oggi posseduto dalla Campari, è un prodotto industrialmente trainante sul mercato degli analcolici, lo si deve a Ginocchi emigrato a Milano a trent'anni dopo una sfortunata vicenda industriale proprio a Parma.

 

Come in tutte le avventure, caso e fortuna intervengono a deviare la traiettoria esistenziale e lavorativa. Nella città emiliana, Ginocchi era già un manager di rilievo alla fine degli anni Venti. Dirigeva lo scatolificio Musi e Polon che produceva barattoli di latta per l'industria del pomodoro la quale, nel 1927, fatturava già 100 mila lire all'anno, quattro volte più della Barilla di allora.

 

LA BATTAGLIA DI SAN PELLEGRINO

crodino 8

Tuttavia, in quello stesso anno un incendio distrugge la fabbrica e dà inizio alla sua (temporanea) rovina. La proprietà passa alla Sirma di Firenze, ma le cose continuano ad andar male al punto che Ginocchi chiede il passaporto per emigrare in Sudamerica. Cambia però idea e, invece di passare l'Atlantico, resta in Italia dove nel '33, diventa presidente delle terme di Crodo. In breve, quelle che erano due semplici fonti, la Cristella e la Valledoro, vedono nascere intorno l'albergo, i bagni e un parco.

 

crodino 7

Ma Ginocchi ha in mente qualcos'altro. Capisce che se tutto resta in quella valle non ci potrà essere un'evoluzione, così decide di spostare in viale Brianza a Milano, la capitale economica, tutta la produzione delle acque minerali. Un bombardamento nel giorno di San Valentino del '43 rade al suolo i capannoni, Ginocchi non si perde d'animo e nel giugno dello stesso anno chiede al Reale Genio Civile di Novara di costruire un nuovo stabilimento a Crodo, località meno bersagliata dagli aerei alleati.

 

UNA MISCELA PER TUTTI I SENSI

crodino 6

Nel dopoguerra è così già pronta la struttura per la produzione industriale. Ma non basta l'attività di imbottigliamento, il mercato degli analcolici è maturo per lanciare un bitter. Cosciente che la battaglia sarà soprattutto combattuta sul marketing, crea una bottiglia molto simile a quella dell'analogo prodotto Campari. Ne nasce una disputa legale da cui Ginocchi esce sconfitto.

 

crodino 5

Ma le schermaglie legali s'innescano anche con la San Pellegrino per via del marchio: stella rossa a cinque punte per quest'ultima e stella verde a sette punte per Crodo. Il tutto finisce con un accordo ma quello tra Ginocchi e Giuseppe Mentasti, responsabile delle fonti lombarde, è duello che dura decenni. Tuttavia, il bitter di Crodo è un flop e nel '63 viene ritirato dal commercio.

 

crodino 3

È per ripensare il prodotto che Ginocchi contatta Maurizio Gozzelino, enologo torinese esperto di essenze aromatiche, vincitore della selezione per la fornitura della miglior ricetta relativa a una bevanda analcolica. In primo luogo si decide di creare un prodotto di colore diverso dall'amaranto della San Pellegrino.

 

crodino 4

«Quando si beve e si mangia» spiega l'enologo oggi ultra ottantenne «contano anche gli occhi e immediatamente dopo l'aroma. Studiammo l'Aperol decidendo di differenziarci da quell'idea di bitter per realizzare un aperitivo più moderno.

 

Ginocchi mi illustrava le sue idee e io cercavo di realizzarle in laboratorio». Nel '64 il Crodino è pronto e una platea di degustatori lo approva. «A mio parere» riprende Gozzelino, «oltre alla novità, fu determinante una legge che proibì il colorante rosso 123 che usava la San Pellegrino. Cosicché il suo bitter dovette essere ritirato lasciando al Crodino il via libera».

 

crodino 2

Il successo è immediato e il piccolo centro prospera. Su 1.600 residenti, 450 lavorano alla produzione di bevande. Si lavora su tre turni e i camion fanno la fila per caricare le casse di bitter.

 

La fortuna del prodotto è spinta anche da un'altra intuizione di Ginocchi: la pubblicità sui giornali e sui canali televisivi. Il primo lotto produttivo, il 28 luglio del 1965, sforna 53.855 mila bottiglie. Ma in seguito, con una testimonial come Brigitte Bardot, coperta d'oro per lo spot, la produzione si moltiplica. Sex symbol degli anni Sessanta, è la bionda più celebre del pianeta, niente di meglio per pubblicizzare un altro biondo.

 

brigitte bardot

«Ginocchi non si avvaleva di un'agenzia di pubblicità, pensava tutto lui e poi chiedeva a registi e attori di realizzare le sue idee» spiega Marco Mantovani, il presidente del Museo nazionale delle acque minerali, fondato a Crodo proprio da Ginocchi. Così sono nate le avventure dell'elefantino Billo e del bimbo Tappo, la pubblicità con Raffaele Pisu e gli slogan rimasti famosi nell'immaginario collettivo.

 

ARRIVANO GLI OLANDESI

crodino 1

L'avventura industriale di Ginocchi finisce nell'83 mentre ha in testa di costruire un nuovo stabilimento. Gli occhi lo tradiscono così decide di cedere l'impresa agli olandesi della Bols. Firma un accordo dove lui resta amministratore, ma qualche giorno dopo trova la porta del suo ufficio con la serratura cambiata, estromesso senza un grazie.

 

Gli olandesi realizzano un altro stabilimento a Sulmona dove il nuovo proprietario, l'italiana Campari, in un primo tempo progetta di trasferire la produzione poi realizzata a Novi Ligure e in piccola parte ancora nella vecchia sede di Crodo.

 

pietro ginocchi inventore del crodino 1

Ormai fuori, Ginocchi dimostra d'essere un industriale di stampo olivettiano. Finanzia il Centro studi e ricerche sulle acque minerali, pone le basi del museo che include un ricchissimo archivio e un teatro, aderendo alla passione coltivata per l'intera vita. Si deve a un suo contributo anche la creazione del parco regionale delle valli Veglia e Devero.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....