IO LO CONOSCO BENE - ECCO A VOI CARLO DE BENEDETTI, PROTAGONISTA DI UNA SERIE IMPRESSIONANTE DI INSUCCESSI MA SEMPRE SULLA CRESTA DELL'ONDA – CHI LO SCRIVE? PEPPINO TURANI, COAUTORE CON SCALFARI DI “RAZZA PADRONA” ED EX CAPO DELL’ECONOMIA DI “ESPRESSO”-“REPUBBLICA”

Giuseppe Turani per "Quotidiano.net"

Nella storia del capitalismo italiano ci sono stati molti geniali fondatori (a volte anche un po' briganti ...). Basterà citare per tutti il vecchio senatore Agnelli (nonno dell'Avvocato) al quale si deve la creazione della Fiat, cioè dell'azienda che ha maggiormente contribuito al benessere della società italiana, sia pure fra contraddizioni e problemi.

Ma bisogna ricordare (anche se oggi non va più di moda) un altro geniale piemontese (era di Biella), Riccardo Gualino, che prima aveva fondato la Snia come compagnia per il trasporto del carbone dagli Stati Uniti all'Italia. In seguito la Snia si trasformò in azienda tessile-chimica (il rayon).

Quando i Perone tentarono di portare via la Fiat al senatore Agnelli, Gualino si schierò con l'amico torinese (erano entrambi vicepresidenti delle rispettive società). In seguito Gualino fondò un sacco di altre cose. La Rumianca (azienda chimica, che poi finì a Rovelli).

La società dolciaria Venchi Unica, la Lux Film (Carlo Ponti e Dino De Laurentis lo hanno sempre considerato come il loro maestro), e anche una banca (la Banca Agricola italiana) che poi finì dentro l'istituto San Paolo di Torino.
La straordinaria parabola di Gualino finisce molto male.

Amante dell'arte e spirito molto indipendente, non piace a Mussolini e viene inviato al confino a Lipari. Intanto le sue aziende vanno in fallimento. Ma lui, tornato in libertà, riuscirà a dirigere quel che resta del suo vasto impero dalla Francia.

Di storie così se ne potrebbero raccontare a decine. Compresa quella, fra le più straordinarie, di Enrico Mattei, nominato commissario liquidatore dell'Agip e che invece si "inventa" l'Eni, oggi il maggiore gruppo italiano. E quella dei Ferrero di Alba, che, partendo dal cioccolato, hanno costruito un vero e proprio impero alimentare.

E poi c'è tutta la schiera dei "nuovi": dagli stilisti a quei 4-5 mila rappresentanti del "Quarto capitalismo". Tutto si può dire del nostro paese, ma non che non abbia avuto talenti imprenditoriali.

Ma ci sono stati (e ci sono) anche capitalisti inutili, che poco o niente hanno aggiunto al panorama industriale del paese.
Il caso più clamoroso è probabilmente quello dell'ingegner Carlo De Benedetti, protagonista di una serie impressionante di insuccessi, ma sempre sulla cresta dell'onda.

L'Ingegnere, come viene chiamato, si affaccia sulla scena pubblica all'inizio degli anni Settanta. Per due ragioni: è il primo industriale che va (come presidente degli imprenditori torinesi) a un festival dell'Unità a difendere a viso aperto le sue posizioni. Inoltre, cede l'azienda di famiglia alla Fiat e in cambio riceve un grosso passo di azioni Fiat e ne diventa amministratore delegato.

In quel momento sembra a tutti che sarà il successore dell'Avvocato Agnelli. E' giovane, è intelligente, capisce molto di finanza, è certamente molto ambizioso.
La storia con la Fiat, operò, dura appena cento giorni. Lui dice che se n'è andato perché non si trovava bene. Altri dicono che è stato pregato di accomodarsi fuori dalla porta.

Quale sia la verità ormai non ha più molta importanza. Quello che conta è che non è diventato l'erede degli Agnelli. E quindi non è diventato nemmeno il numero uno dell'industria italiana, come si pensava e come forse anche lui sperava.
Da quel momento in avanti la sua storia prende uno stranissimo andamento.

Ogni tanto ha dei colpi di fortuna incredibili, che però poi si trasformano in insuccessi clamorosi. Uscito dalla Fiat, compra una vecchia conceria (quotata in Borsa) e la trasforma in una holding industriale, la Cir.

Nel 1978 la grande occasione: entra in Olivetti. A cedergli l'azienda è il sindacato di controllo (malfermo) organizzato da Mediobanca. La società va male e i banchieri aspirano solo a liberarsene.

Cdb (altro suo soprannome) la riorganizza e per qualche Anno le cose vanno bene. Ma ormai siamo nell'era dei computer e la Olivetti sbaglia tutto. Per salvarsi tenterà un'alleanza con l'americana At&T. Ma la cosa non funziona. Si racconta che in questi frangenti l'Ingegnere abbia incontrato anche Steve Jobs, che voleva un milione di dollari per cedergli in 20 per cento della Apple. Ma l'Ingegnere rispose che non aveva tempo da perdere con dei ragazzini.

Nel 1981 tenta di diventare banchiere. Compra un po' di azioni e viene nominato vicepresidente della banca più chiacchierata del momento, il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. In questo caso l'avventura (che doveva portarlo a prendere il controllo della banca) non dura nemmeno due mesi. De Benedetti si rende conto che è finito in un covo di serpenti e se ne va, non senza farsi ricomprare le sue azioni a un prezzo molto vantaggioso. Ci sarà un processo, ma alla fine verrà assolto.

In Olivetti (è un suo vanto costante) se i computer sono un fallimento, in compenso va bene la telefonia mobile: la Omnitel. Il successo è talmente grande, che subito la Omnitel viene venduta alla tedesca Mannesmann, che più tardi verrà assorbita dalla Vodafone.

Esi dovrebbe stendere un velo sulla scalata Alla Sgb, la società finanziaria che controlla mezzo Belgio e una delle più importanti d'Europa. Pur di procurarsi le azioni necessarie per avere la maggioranza, riceve (lui, uomo di sinistra) nella sua residenza di Torino il dittatore Mobutu.

Ma tutto questo non servirà a niente. Dicono che negli ultimi giorni utili per la scalata gli era stato offerto un pacco di azioni che gli avrebbe dato la vittoria: non l'ha comprato perché il prezzo era troppo alto, salvo pagare un prezzo Ancora più alto poche ore dopo nel tentativo di vincere comunque la partita. Ma la perderà.

Solo di passaggio si possono citare l'acquisto, poi annullato dell'azienda agro-alimentare Sme dall'Iri. E la Buitoni, venduta poi quasi subito agli svizzeri della Nestlé.

Intanto dalla Olivetti si era dimesso e aveva nominato al suo posto Roberto Colaninno (fondatore e amministratore fino a quel momento della Sogefi, azienda di componenti per auto della Cir). Colaninno si servirà poi della Olivetti per scalare Telecom. Oggi l'azienda esiste ancora, ma fa solo un po' di stampanti. E è qualcosa meno dell'ombra di quella che era stata ai tempi di Adriano Olivetti.

Nel 1990 comincia la guerra per il controllo della Mondadori (in cui era confluito anche il gruppo Espresso) con Berlusconi. La battaglia andò avanti per mesi senza esclusione di colpi.

E alla fine (grazie a una mediazione andreottiana, che non voleva nessuno dei due troppo forte) all'Ingegnere rimase il gruppo Espresso e a Berlusconi la Mondadori. C'è stata anche una causa che ha costretto Berlusconi a pagare una fortissima penale alla Cir.

Va citato, infine, il caso di Sorgenia, una società energetica della Cir, nata quindici anni fa, e che oggi si trova con quasi due miliardi di debiti: e dovrà essere salvata dalle banche, al pari di tante altre avventure industriali italiane andate a male.

E qui possiamo fermarci. L'impero industriale che De Bendetti sognava quasi cinquanta anni fa non ha mai visto la luce. Ormai lui si è ritirato in pensione (dice). Ma quello che si lascia alle spalle è poca cosa. Un gruppo, Sorgenia, che non sa stare in piedi con le proprie gambe, una serie di residenze per anziani (Kos), e il gruppo Espresso-Repubblica (costruito però non da lui, ma da Scalfari e Caracciolo a da lui comprato).

Alla fine della storia, quindi, non è possibile affermare che l'Ingegnere abbia arricchito l'Italia in qualche modo. Sotto la sua gestione (anche se la colpa non è la sua, era scritto nella storia) la Olivetti è sparita. La Buitoni è stata venduta.
E l'impero (grazie al dramma di Sorgenia) dovrà esser salvato dalle banche e, magari, saranno proprio loro a prendere il controllo.

Ecco, questo è un esempio di capitalismo inutile. A che cosa è servito al paese? Niente. In compenso ha fatto molti interventi in politica, ha dato molti consigli (perentori) a Marchionne su come salvare la Fiat (cosa poi realizzata, ma in altro modo) e ai vari governi.

Non sui tratta del solo, ovviamente. Basterà citare tutti gli errori della Banca Intesa, quando ha voluto farsi "banca di sistema" e si è infilata in quel pasticcio senza nome di Alitalia. Ma anche nel finanziamento di tanti operatori immobiliari, finiti poi a gambe all'aria.

E, se si vuole, si può citare anche il gruppo Lucchini, che aveva dato tanto lavoro a Brescia e altrove e che ormai è andato quasi tutto in fumo. Anche qui, era scritto nella storia che per l'acciaio questi non erano tempi, ma il problema è che gli eredi di Gino Lucchini non hanno saputo inventarsi niente. Insomma, l'Italia è piena di imprenditori di valore, ma anche di chiacchieroni.

 

 

 

Giuseppe Turani e Barbara Lightwood Giuseppe TuraniCARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERASILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTICARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIOL AVVOCATO GIANNI AGNELLI Roberto Calvi CARLO DE BENEDETTI ROBERTO COLANINNO FOTO LAPRESSE NICOLA CARACCIOLO E EUGENIO SCALFARI sca49 carlo caracciolo eugenio scalfari

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…