COME TI INCATENO L’AVVOCATO - LO STUDIO LEGALE BONELLI EREDE PAPPALARDO VINCOLA I SOCI PER TRE ANNI: CHI VA VIA PRIMA, PAGA UNA PENALE DA CAPOGIRO

Da www.legalcommunity.it

Soci vincolati allo studio per tre anni. Penali salatissime per chi lasciasse prima l'associazione. Impegno alla condivisione dei clienti anche da parte dei fondatori che rinviano la pensione a data da destinarsi. Ecco cosa prevede l'ultima svolta della law firm più potente d'Italia.

Un patto d'acciaio. Un vincolo che lega i 57 soci dello studio per tre anni. Nessuno potrà lasciare prima. Salvo pagare una penale da capo giro.

Si fa sul serio in Bonelli Erede Pappalardo. Associazione professionale che anche nel 2013 si è confermata, in base alle stime di legalcommunity.it, il primo studio legale d'Italia per fatturato con 135 milioni di euro (+1,5%).

Si punta a centrare davvero l'obiettivo dell'istituzionalizzazione, entrato nell'agenda dei soci della law firm nel 2011 e riaffermato ufficialmente nell'assemblea che, a maggio 2013, ha varato l'attuazione del piano strategico triennale.

NESSUNO SI MUOVE PER TRE ANNI.

Quando il 4 aprile scorso lo studio ha annunciato la costituzione del dipartimento di diritto penale (con l'ingresso di Francesco Sbisà, ha colto l'occasione per comunicare al mercato anche l'avvenuta sottoscrizione di un «patto di fedeltà» da parte dei soci.

COSA È?

Secondo quanto Mag by legalcommunity ha appurato, si tratta di un accordo che vincola i partner a restare in Bonelli Erede Pappalardo per tre anni. L'impegno è stato sottoscritto da tutti i soci dello studio tranne uno (Giorgio Fantacchiotti che passa in questi giorni da Linklaters, si veda l'articolo in questo numero di Mag).

In calce al documento, ci sono, quindi le firme dei fondatori Sergio Erede e Franco Bonelli, così come quelle dei managing partner, Stefano Simontacchi e Marcello Giustiniani e di tutti i componenti dell'associazione professionale dalla A di Vittorio Allavena alla V di Gianfranco Veneziano.

UNA PENALE BLINDA PARTNERSHIP.

Di fatto, per lo studio nato nel 1999 e in cui oggi operano più di 300 professionisti, è giunta l'ora delle cosiddette decisioni irrevocabili. E' arrivato il momento di contarsi e capire chi vuole davvero lavorare per la realizzazione di un progetto professionale che sta comportando la radicale riorganizzazione della struttura e del suo modus operandi. Si pensi solo alla creazione dei focus team per industry (come alta gamma, energy e pharma) e per prodotto (come danno ambientale, arbitrati internazionali e transfer pricing) varata la scorsa estate.

E proprio per non perdere tempo si è deciso di sottoscrivere questo patto di fedeltà che, oltre all'impegno morale a lavorare per la realizzazione degli obiettivi fissati dal piano strategico, prevede anche una penale economica a carico di chi decida di chiamarsi fuori prima dei tre anni.

CHI LASCIA PRIMA, PAGA TANTO.

L'introduzione della penale è stata indispensabile per evitare che l'accordo si riducesse a un blando gentleman agreement, ossia un patto tra gentiluomini che una proposta allettante (o come direbbe Robert Redford "indecente") da parte di uno studio concorrente interessato a mettere le mani su uno dei partner avrebbe potuto facilmente far venir meno.

Invece, secondo quanto appreso da Mag by legalcommunity, la somma che un socio "infedele" dovrebbe versare in caso di recesso anticipato è stata congeniata con una formula tale da renderla proibitiva non solo per l'eventuale partner dissidente, ma anche per l'ipotetico studio che pur di mettere a segno il lateral hire valutasse la possibilità di pagarla al posto dell'avvocato. La cifra è calcolata in proporzione agli utili percepiti negli ultimi anni dal singolo socio. Ed è facile immaginare che, più importante è il socio, più alta è la penale.

LO STUDIO AL CENTRO.

Il piano strategico, nelle presentazioni ufficiali, parla di mettere «il cliente al centro di un servizio qualificato e integrato». Questo significa che lo studio punta a offrire un'assistenza quanto più completa possibile ai propri assistiti e a far sì che i soci siano impegnati a che ogni cliente riceva, per qualunque necessità, l'assistenza migliore possibile dal professionista più competente all'interno della law firm.

Si tratta, quindi, di attivare meccanismi che spingano i partner a non tenere i propri clienti per sé, secondo una tradizionale logica individualistica, ma a sviluppare «un'organizzazione sinergica e integrata».

A ben guardare, quindi, questo approccio non solo mette il cliente al centro, come sottolineano gli statement ufficiali, ma anche e soprattutto lo studio.
Infatti, l'impegno alla condivisione della clientela, assieme all'introduzione di un sistema di remunerazione individuale basato sulla performance dell'intera associazione professionale e non del singolo, dovrebbe consentire di raggiungere l'obiettivo strategico di trasformare il business case del socio nel portafoglio clienti dello studio legale.

Ecco il perché del patto di fedeltà. La sola implementazione di modelli di cross selling e di pratiche operative mirate alla condivisione della clientela non poteva bastare. La letteratura legale è piena di statistiche che mostrano come i tentativi d'istituzionalizzazione basati solo sull'introduzione di best practice di questo tipo abbia esiti fallimentari nel 70-80% dei casi.

EREDE E BONELLI RIMANDANO LA PENSIONE.

E nel caso di Bonelli Erede Pappalardo, il patto di fedeltà serve anche a gestire il passaggio generazionale. Non è un caso che a firmarlo (e c'è chi dice anche a promuoverlo) siano stati pure i fondatori: Sergio Erede e Franco Bonelli.

I due soci erano alla soglia del pensionamento da statuto. Bonelli ha compiuto 75 anni nel 2013. Erede li compirà nel 2015. E le vecchie regole statutarie prevedevano che quella fosse la soglia anagrafica per l'uscita dalla partnership. Un'uscita che, secondo voci di mercato sarebbe potuta costar cara allo studio, a causa di ventilate mega-liquidazioni dovute ai due avvocati. In realtà, secondo quanto appurato da Mag by legalcommunity, il "costo" dell'uscita di scena dei due avvocati non avrebbe comportato alcun un esborso da parte dello studio. Piuttosto, avrebbe comportato una possibile perdita in termini di relazioni, clienti e fatturato.

Ma i soci hanno deciso di rinnovare l'accordo con i fondatori (che in base alla riforma fanno parte di un gruppo di 9 partner remunerati a prescindere dal risultato annuale) i quali, non solo hanno rimandato la pensione a tempo indeterminato, ma saranno parte attiva nel processo di istituzionalizzazione su cui la gestione Simontacchi-Giustiniani ha deciso di accelerare. Detto altrimenti, anche i clienti di Erede e Bonelli diventeranno parte del business case dello studio.

 

Sergio EredeAVV SERGIO EREDE Sergio EredeMarcello GiustinianiStefano Simontacchi

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....