LA CRESCITA ECONOMICA E’ FINITA, NULLA SARA’ COME PRIMA, ANDATE IN PACE – CROLLA L’OTTIMISMO DEGLI USA, CONSUMI DROGATI DA 30 ANNI DALLE BOLLE…

Maurizio Ricci per "la Repubblica"

Sboom! E la crescita non c'è più. No, non perché c'è la recessione. Ma perché la crescita è finita: il lungo boom che ha accompagnato due secoli e mezzo di rivoluzione industriale si è esaurito e si torna allo sviluppo zero o poco più della storia precedente. O, magari, va un po' meglio, ma neanche troppo e bisogna accontentarsi di una "stagnazione secolare": o quella o le bolle, come l'ultima dei subprime.

In un caso o nell'altro, a far venire i brividi è che l'allarme non arriva dalla stanca Europa, sull'orlo della deflazione, o dal vecchio Giappone che, in quella spirale è caduto da vent'anni, ma dal paese che, da sempre, si autodefinisce "la terra delle opportunità illimitate", animata dalla fede incrollabile in una robusta crescita economica che continuerà per sempre. Gli americani, a quanto pare, cominciano a dubitare anche di loro stessi. E non aiuta che, alla stessa conclusione di un destino di ristagno, almeno per i paesi avanzati, arrivino, con percorsi diversi, economisti che partono da posizioni teoriche opposte.

Perché questa non è una provocazione di oscuri studiosi. Ad accendere la miccia del dibattito è stato uno degli economisti più autorevoli del paese, ex ministro del Tesoro e il vero candidato di Obama alla guida della Fed: Larry Summers. E, sullo stesso treno è immediatamente saltato, con una punta di invidia («da un po' andavo dicendo le stesse cose, ma Larry, accidenti a lui, le ha dette meglio», ha scritto sul suo blog) un personaggio altrettanto autorevole, come il premio Nobel Paul Krugman.

Il punto di partenza è che, a quattro anni dalla fine della crisi dei subprime, l'economia americana non riesce a decollare. Peggio, dice Summers, questo era vero anche prima della crisi: nonostante l'enorme bolla di debiti e liquidità dei subprime, non c'era nessun segno di surriscaldamento dell'economia, di un impennarsi dell'inflazione.

Il motivo? Secondo Summers questo è avvenuto, perché il tasso di interesse teorico che può mettere in equilibrio risparmi ed investimenti, in un contesto di piena occupazione, si è abbassato in via permanente. Anzi, è diventato (al netto dell'inflazione) negativo. Fuori dal linguaggio in codice: per convincere un'azienda a prendere i soldi in prestito e investire, bisognerebbe che non pagasse nessun interesse su quel credito, anzi, che le si regalassero soldi in più.

E i risparmiatori dovrebbero pagare per tenere i loro soldi in banca. Una situazione estrema, che non si può reggere a lungo. Esagera Summers? Niente affatto, dice Krugman. Di fatto, è la situazione che l'America vive da trent'anni. L'economia sarebbe rimasta ferma se non ci fosse stata una bolla dietro l'altra, a sostenere i consumi. Prima quella delle casse di risparmio con Reagan. Poi quella delle dot.com, con Clinton. Infine, quella dei subprime, con Bush. Tutte a drogare l'economia e i consumi, ma senza che partisse l'inflazione.

Dietro, sottolinea Martin Wolf, c'è uno squilibrio di base: non ci sono abbastanza investimenti per assorbire una mole crescente di risparmi. E le radici di questo squilibrio sono profonde e durature. Anzitutto, l'impennarsi dell'ineguaglianza
nella società americana. I benefici della crescita degli ultimi decenni sono stati sequestrati dall'1% più ricco. Dal dopoguerra al 1973 il reddito tipico di una famiglia americana è più che raddoppiato. Nei trent'anni successivi è cresciuto solo del 22%. Nell'ultimo decennio è, di fatto, diminuito. Ma i ricchi risparmiano molto e consumano poco.

Per il resto, solo le bolle e i debiti hanno consentito al consumatore medio di continuare a spendere ed hanno così invogliato le imprese ad investire. Ma c'è un trend ancor più di fondo: la demografia. L'Europa invecchia, ma, un po', anche l'America: nei prossimi dieci anni, la forza lavoro, negli Usa, aumenterà solo dello 0,2% l'anno.

Significa meno famiglie nuove, meno case, meno elettrodomestici, meno auto. Così, anche quando investono, le imprese non hanno la stessa funzione di traino di una volta. Perché investono soprattutto in informatica e, poiché i prezzi della tecnologia dell'informazione scendono del 20% l'anno, anche lo stesso volume di investimenti comporta meno soldi di prima nell'economia.

Troppa tecnologia, insomma. O, invece, troppo poca? Perché se keynesiani come Summers e Krugman interpretano il ristagno presente e futuro come una carenza strutturale di domanda, altri economisti erano già arrivati alla stessa pessimistica conclusione partendo dai difetti dell'offerta. Non c'è abbastanza innovazione, dice Tyler Cowen, per spingere la produttività e, quindi, i redditi. È il tema di un saggio di un anno fa di Robert Gordon.

La seconda rivoluzione industriale - quella dell'elettricità, dell'auto e del trattore, anche della toilette dentro casa - quella sì che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e il nostro modo di produrre. I suoi benefici sull'economia si sono protratti per quasi un secolo. La terza, quella del computer e di Internet, ha esaurito, invece, la sua spinta sulla produttività già negli anni ‘90. Le innovazioni continuano, ma non rivoluzionano l'economia.

L'auto senza guidatore è una meraviglia, ma, una volta che sei dentro, poco importa chi guida. Gli smartphone o gli occhiali di Google sono un modo per divertirsi, più che per produrre meglio e di più. Se alla marginalità di queste innovazioni aggiungiamo le tendenze demografiche, il ristagno è inevitabile. Gordon prevede che il tasso di sviluppo a lungo termine americano si dimezzi in questo secolo, dal 2 all'1% l'anno.

Considerata l'ineguaglianza dei redditi, significa che il 99% degli americani dovrà accontentarsi di migliorare il proprio tenore di vita dello 0,5% l'anno. Non siamo lontani dallo 0,2% che ha segnato i secoli fino al ‘700: la "nuova normalità" è il mondo prima della macchina a vapore. Poi, magari, come osserva Krugman, domani esce un'invenzione paragonabile alla lampadina e tutto questo pessimismo va in fumo. Fino a quel momento, però, se considerate il vostro iPhone la porta ad un mondo nuovo, siete degli ottimisti.

 

larry summers LARRY SUMMERSpaul-krugmanPaul Krugmandisoccupati americani ENRICO LETTA E BARACK OBAMA A WASHINGTONdisoccupati americani

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...