
LA CRISI FRANCESE È UNA PESSIMA NOTIZIA PER LA DUCETTA – DOPO LA CADUTA DEL GOVERNO BAYROU, LO SPREAD TRA I TITOLI DECENNALI DI PARIGI E DI ROMA SI È AZZERATO, CON UN RENDIMENTO DEL 3,47%. È LA PRIMA VOLTA CHE IL PREMIO DI RISCHIO FRANCESE SUL DEBITO A LUNGO TERMINE È PARI A QUELLO ITALIANO – FUBINI: “VISTE LE TENSIONI POLITICHE RICORRENTI FRA MELONI E MACRON, QUALCUNO IN ITALIA POTREBBE ACCOGLIERE LA NOTIZIA CON SODDISFAZIONE. MA SE PARIGI DOVESSE REALMENTE DIVENTARE L’EPICENTRO DI UNA NUOVA CRISI DEL DEBITO SOVRANO IN EUROPA, L’ITALIA SAREBBE LA PRIMA A TROVARSI ESPOSTA AL CONTAGIO. SE I TITOLI PUBBLICI FRANCESI DOVESSERO CROLLARE, MOLTI INVESTITORI SI CHIEDEREBBERO DOVE SI NASCONDONO RISCHI SIMILI OGGI IN EUROPA…”
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per www.corriere.it
emmanuel macron giorgia meloni foto lapresse 5
Stamani, a crisi di governo ormai aperta a Parigi, è successo davvero. Ed è la prima volta mai registrata dalle serie statistiche: lo spread della Francia si è appaiato a quello dell’Italia al gradino più basso della zona euro.
Secondo i dati riportati da Bloomberg, il rendimento dei titoli sovrani di entrambi i Paesi era al 3,47% o ottanta punti sopra a quello dei titoli tedeschi a pari scadenza. Non si era mai visto prima che il premio di rischio francese sul debito a lungo termine fosse pari a quello italiano.
FRANCOIS BAYROU EMMANUEL MACRON
Viste le tensioni politiche ricorrenti fra il governo di Roma e il presidente o l’esecutivo a Parigi, qualcuno in Italia potrebbe accogliere un evento del genere con silenziosa soddisfazione. [...]
Che il rischio di default percepito di un Paese con un debito pubblico al 136,7% del Prodotto lordo (in aumento dell’1,4% nel 2025) sia pari a quello di un altro Paese con il debito pubblico di venti punti più basso (ma in aumento del 3% nel 2025) testimonia della credibilità del primo.
In questi anni l’Italia ha avuto un governo stabile che ha seguito una linea di bilancio prudente, anche a costo di far salire la pressione fiscale. Ora raccoglie i frutti non essendo più l’ultimo nell’area euro sullo spread, per lo meno non ultimo da solo.
emmanuel macron giorgia meloni foto lapresse 4
Ma le celebrazioni finiscono qui. Anzi, ci sono almeno due ragioni per le quali una crisi politica, di bilancio e di mercato delle Francia dovrebbe preoccupare classi dirigenti in Italia. In primo luogo, perché è praticamente impossibile separare il destino finanziario dei due Paesi.
Se Parigi dovesse realmente diventare l’epicentro di una nuova crisi del debito sovrano in Europa, l’Italia sarebbe la prima a trovarsi esposta al contagio. Se i titoli pubblici francesi dovessero crollare di prezzo, molti investitori si chiederebbero dove si nascondono rischi simili oggi in Europa.
Vedrebbero allora che a Sud-Est della Francia c’è un Paese con un tasso di crescita persino inferiore allo 0,7% atteso per la Francia quest’anno; con un debito pubblico ancora più alto, con molto meno «venture capital», meno start up, meno competenze e tecnologie e con ancora più sforzi da compiere per soddisfare i nuovi vincoli della Nato sugli investimenti nella difesa.
Quel Paese, ovviamente, è l’Italia. A quel punto potremmo veder crescere il premio di rischio di Roma. Per questo ha un interesse immediato a far sì che l’impasse politica a Parigi di sblocchi in modo costruttivo.
emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse
C’è poi un’altra ragione concreta, quali che siano le preferenze politiche dei singoli, per cui l’Italia deve tifare Francia. Perché oggi quello è (anche) un mercato che l’Italia non può permettersi di perdere o veder deperire.
Soprattutto dopo i dazi di Donald Trump e le pressioni commerciali della Cina, la Francia permette all’Italia un surplus negli scambi che contribuisce in modo sostanziale alla crescita. Dopo gli Stati Uniti è il mercato rispetto al quale l’economia italiana ha il più vasto avanzo commerciale; ma, a differenza degli Stati Uniti, senza dazi in arrivo.
VERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON
Così nel 2024 le imprese italiane hanno esportato dall’altra parte delle Alpi beni per 61,5 miliardi di euro (secondo l’Istituto per il commercio estero) e ne hanno importati per 48,2 miliardi (secondo l’agenzia statistica transalpina Insee). La differenza a favore dell’Italia di oltre 12 miliardi di euro va direttamente ad alimentare la crescita del Paese.
Il surplus con gli Stati Uniti è più ampio ma soggetto a un calo per colpa dei dazi, mentre con la Germania l’Italia ha addirittura un deficit commerciale. Dunque il mercato transalpino è fondamentale e una crisi finanziaria lo aggredirebbe come un virus dannosissimo. Insomma, l’Italia non ha niente di cui congratularsi per una crisi francese. Nella lingua all’origine degli idiomi di entrambi i Paesi, il latino, esiste persino un detto per esprimerlo: simul stabant, simul cadent.
giorgia meloni parlotta con emmanuel macron al g7 di kananaskis in canada