CHE DOCUMENTI È ANDATO A PRENDERE CAPITAN NAUFRAGIO IN CABINA MENTRE LA CONCORDIA AFFONDAVA? - SUBITO DOPO L'IMPATTO A SCHETTINO FU DETTO CHE ERA STATO “PERSO IL CONTROLLO DELLA NAVE”. MA DECISE DI RITARDARE L’EVACUAZIONE - UN UFFICIALE: “HO VISTO LO SQUARCIO NELLA FIANCATA DELLA NAVE E L'ACQUA CHE ENTRAVA, IL BLACKOUT È STATO QUASI IMMEDIATO... C’ERANO 5 LOCALI ALLAGATI E LA NAVE POTEVA REGGERE FINO A 3 LOCALI ALLAGATI... IL SEGNALE DI EMERGENZA È ARRIVATO DOPO MEZZ'ORA”…

Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Pochi minuti dopo l'impatto con gli scogli Francesco Schettino fu informato che la situazione era grave. Gli fu detto che era stato «perso il controllo della nave». Ma nonostante questo decise di ritardare l'ordine di abbandono della Concordia, come lui stesso è stato poi costretto ad ammettere specificando di aver condiviso la scelta con Roberto Ferrarini, il responsabile dell'Unità di crisi della Costa.

A rivelarlo sono stati gli ufficiali che la sera di venerdì 13 gennaio erano a bordo, alcuni presenti con lui in plancia. Tra loro, anche il «terzo» Silvia Coronika, secondo la quale «le persone salite con Schettino sul ponte di comando disturbavano le manovre».

I verbali acquisiti dai pubblici ministeri il giorno dopo il naufragio all'isola del Giglio ricostruiscono le fasi concitate e drammatiche del disastro, ma soprattutto la catena di errori del comandante. E gli atti processuali rivelano come il «capitano» - mentre era in piena emergenza - sia tornato in cabina «per prendere la documentazione, però non ci sono riuscito».

«C'È ACQUA»
Il direttore di macchina Giuseppe Pilon è tra i primi a rendersi conto di quanto sta accadendo. «Ho sentito dei colpi che ho attribuito alle gabbie fuori dall'area bagagli. Il tempo di andare in centrale che l'ufficiale in sala macchine mi ha detto: «C'è acqua, c'è acqua».

Tutto ciò è accaduto in pochissimo, il tempo di alzarmi, uscire dalla segreteria, 3 o 4 metri ed ero in centrale. Ho detto di controllare che tutte le porte stagne fossero chiuse come previsto. Il tempo di dirlo e il blackout era totale. Si è spento tutto... Ho aperto la porta centrale, ho aperto la sala macchine e l'acqua era già a ponte 0, è arrivata subito al quadro elettrico. Ho dato la situazione al comandante Schettino, gli ho detto che sala macchine, quadro elettrico e zona poppiera erano allagate.

Gli ho detto che avevamo perso il controllo della nave... Ho informato il comandante della situazione grave in cui versavamo, l'ho poi informato successivamente alcune volte. Non so che cosa stesse facendo di preciso in quegli istanti, penso fosse impegnato a verificare cosa stesse succedendo».

È il «responsabile della guardia in macchina» Alberto Fiorito a confermare come fosse chiaro sin da subito che la situazione era drammatica.

«Verso le 21.30 ho avvertito una sbandata a dritta, poi tutta a sinistra, poi ancora tutta a dritta. Tutto mi volava dalla consolle. In un istante ho sentito la botta sotto la centrale. Tutto tremava. Ho capito che avevamo preso qualcosa. Mi sono alzato, ho chiamato giù in macchina per evacuare. Tutti gli allarmi suonavano. Mi sono allontanato dalla centrale per aprire l'aspirazione grandi masse. Scendendo alla rampa del ponte B nel locale generatori di prora ho aperto la porta e ho visto lo squarcio nella fiancata della nave e l'acqua che entrava...

Nel giro di due minuti era già tutto allagato. Ho aperto la porta del locale del quadro elettrico principale ma c'erano già quasi due metri d'acqua. Pilon mi ha chiesto di aspirare ma era sommerso e le pompe non giravano. Il blackout è stato quasi immediato... Abbiamo contato cinque locali allagati e sappiamo che la nave può reggere fino a tre locali allagati...

Il primo segnale di emergenza è arrivato dopo circa mezz'ora. Con un collega abbiamo cercato di aiutare ad ammainare le lance. Abbiamo consigliato ai passeggeri di andare sul lato a dritta perché da quel lato le lance erano state calate. Al ponte 3 si era già a pelo d'acqua. Ho visto arrivare il nostromo e mi si è aperto il cuore perché ho capito che ero in salvo. Sono stato portato a terra e mi sono messo alla guida di una lancia per cercare di recuperare i passeggeri ma per problemi tecnici siamo dovuti tornare a terra. Non so che cosa abbia fatto il comandante, le voci che ho sentito è che si sia buttato in acqua presumo prima che tutti i passeggeri venissero evacuati».

BUGIE ALLA CAPITANERIA
Silvia Coronika è il terzo ufficiale, con Schettino ha già lavorato su un'altra nave, in Brasile. È lei a focalizzarsi sui drammatici momenti seguiti all'impatto con lo scoglio. «Vi era tanta confusione e i miei ricordi sono poco chiari sia a causa delle svariate comunicazioni che pervenivano e delle urla che si sentivano. Si cercava di capire quanti compartimenti fossero allagati e quanti fossero funzionanti. Dopo circa due minuti il comandante ha fatto chiamare le hostess per effettuare gli annunci all'equipaggio e ai passeggeri per rassicurarli perché la situazione era sotto controllo e di stare tranquilli. Di lì a pochi minuti tuttavia ci accorgiamo che la situazione era grave perché la nave è ormai ingovernabile».

Racconta ancora Coronika: «La Capitaneria di Civitavecchia chiedeva se vi fossero problemi a bordo e il comandante ordinava all'ufficiale preposto alla radio di riferire che c'era un blackout. Alla domanda se avessimo bisogno di assistenza diceva: "Al momento no". Solo successivamente il comandante discuteva con i presenti del fatto che gli servivano dei rimorchiatori ma non spiegava il perché di tale richiesta».

SCHETTINO «DISTRATTO»
A sentire le dichiarazioni della donna arriva la conferma che diversi componenti dell'equipaggio seguirono l'esempio del comandante e abbandonarono la nave prima che tutti i passeggeri fossero in salvo. «Quando sono scesa dal ponte di comando non ho visto nessuna persona in mare, le ho viste solo quando sono passata sul lato dritto, ma non subito perché c'erano le lance già calate e le zattere in corso di gonfiaggio su cui poi salivano le persone.

Subito dopo, poiché la nave si muoveva rapidamente sbandando sul lato destro, la gente ha cominciato a buttarsi in mare. Ad un certo punto anche io con 20-30 persone ci siamo buttati in mare. A nuoto ho raggiunto lo scoglio lì vicino e lì tra le altre persone c'erano Ciro Ambrosio e Dimitrios Christidis (gli stretti collaboratori di Schettino, ndr) e altri ufficiali che erano asciutti e mi riferivano di aver guadagnato terra con una scialuppa».

Il comandante ha ammesso di essere salito per recarsi ai comandi con la giovane moldava Domnica Cemortan e con il maître. Afferma Coronika: «Voglio dire che il numero di persone presenti sul ponte di comando salite con lo Schettino, non preposte a servizi relativi alla condotta della navigazione, tra cui l'Hotel directory. Chi chiedeva che isola era, il maître che chiacchierava, insomma disturbavano le manovre con un conseguente calo di attenzione».

LE CARTE IN CABINA
Mentre sulla Concordia i passeggeri sono in preda al panico e la situazione è ormai fuori controllo, Schettino va verso il proprio alloggio. È lui stesso ad ammetterlo e questo alimenta il sospetto che possa essersi portato via materiale prezioso per l'indagine, soprattutto ora che non si trova il suo computer. Dichiara a verbale: «Sono andato nella mia cabina, volevo prendere qualche registro.

Nel momento in cui sono andato in cabina, al buio, si sono aperti i tiretti, gli sportelli dei miei documenti, che sono tutti custoditi nelle carpette e sono praticamente scivolato, meno male che non mi sono rotto la testa contro la scrivania... Praticamente la nave stava così, i libri e i quaderni sono volati per terra, il pavimento è diventato scivoloso tanto è vero che sono dovuto andare carponi verso la porta».

Che cosa è riuscito a portar via? Mistero. Dopo poco Schettino approda sullo scoglio e lì trova il suo «secondo» e diversi alti ufficiali. Moltissimi passeggeri sono ancora a bordo, altri sulle scialuppe, altri ancora stanno nuotando per cercare di salvarsi. Loro l'hanno già fatto nonostante la legge imponga che debbano essere gli ultimi ad abbandonare la nave.

 

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