di maio alitalia

''È UNA GARA A CHI PRENDE LA QUOTA PIÙ BASSA''. ALITALIA PERDE OGNI GIORNO 715MILA EURO, E L'EX AD DELLE FERROVIE, MAZZONCINI, COMMENTA IN MODO CRUDELE L'OPERAZIONE DI SALVATAGGIO: ''FORSE DOVEVANO CREDERCI DI PIÙ. ALITALIA È UNA GRANDE AZIENDA, MA TRASCINARSI PER UN ANNO CON UN PROGETTO COSÌ CLAUDICANTE…''

1. ALITALIA: MAZZONCINI, SEMBRA GARA A CHI AVRÀ QUOTA PIÙ BASSA

alitalia

 (ANSA) - "Forse bisognava affrontare la cosa credendoci di più: quando fai una gara a chi non consolida, a chi ha la quota più bassa, la sensazione è che ci sia poca fiducia nell'operazione. E questo mi sembra il problema". L'ex A.d. di Fs, Renato Mazzoncini, parla così del dossier Alitalia e dei possibili soci al lavoro per una cordata guidata da Ferrovie, a margine dell'inaugurazione del Talent Garden Ostiense.

 

"Mi sembra che non sia facile che si possa chiudere domani", dice: "Con la situazione in Atlantia e Delta la situazione è ancora aperta. Avevo già espresso una opinione su questo tema, forse andava affrontato in modo diverso fin dall'inizio. Alitalia è una grande azienda di questo Paese e nessuno vuole vederla saltare ma il fatto che ci siamo trascinati per un anno con un progetto così claudicante mi sembra un problema". E aggiunge: "Spero si trovi una soluzione ma credo che ci vorrà ancora tempo".

TONINELLI MAZZONCINI

 

 

2. ALITALIA PERDE OGNI GIORNO 715 MILA EURO

Leonard Berberi per ''L'Economia - Corriere della Sera''

 

Alitalia perde ogni giorno 715 mila euro

Nei primi nove mesi di quest’anno la cassa di Alitalia si è ridotta in media di 715.328,46 euro. Al giorno. Molto meno dei circa due milioni della primavera 2017 che poi ha portato la liquidità ad essere in negativo per 92 milioni di euro il 31 dicembre 2017. Ma comunque tanto. Così dopo il prestito ponte di 900 milioni di euro (consegnato in due tranche, da 600 e 300 milioni) potrebbe esserci bisogno di staccare un altro assegno da 250 milioni per gestire la transizione tra la vecchia e la nuova Alitalia. Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’analisi del Corriere incrociando i documenti depositati in Parlamento, le note della compagnia e alcuni bilanci consegnati a chi si occupa della gestione commissariale.

 

Le date

LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI

Commissari che stanno amministrando il vettore dal 2 maggio 2017, cioè quasi 900 giorni. Il 15 ottobre scade il termine per consegnare l’offerta vincolante per rilevare e rilanciare Alitalia. Una data che sarà prorogata per la settima volta per dare tempo alla cordata Ferrovie dello Stato-Atlantia-Delta Air Lines di definire un piano industriale condiviso. E come se non bastasse oggi, il 14 ottobre, FS e Atlantia — separatamente — parleranno pure con Lufthansa che si è riaffacciata offrendo una forte partnership commerciale, ma nulla di più. Per ora.

 

L’altro rilancio

Intanto la cassa di Alitalia continua a erodersi. Un quadro chiaro della sua evoluzione lo si più tracciare sin da dicembre 2014, cioè pochi mesi dopo l’ingresso di Etihad Airways, società degli Emirati Arabi Uniti in forte ascesa. Poco prima delle quattro del pomeriggio dell’8 agosto di quell’anno gli allora amministratori delegati Gabriele Del Torchio (Alitalia) e James Hogan (Etihad) firmano l’accordo di investimento e di cessione del 49% del vettore tricolore (l’altro 51% finisce nella mani della nuova Midco Spa, tutta italiana). «Vogliamo un’Alitalia più sexy e con i migliori servizi possibili», annuncia Hogan.

 

 

L’amministrazione straordinaria

GUBITOSI LAGHI PALEARI

Il 31 dicembre del 2014 la cassa della compagnia italo-emiratina ammonta a 446 milioni di euro. L’anno successivo sale a 504 milioni, stando ai documenti consultati dal Corriere. Frutto anche di buona parte degli 1,76 miliardi di euro di ricapitalizzazione di una società che rinasce senza i debiti pregressi. Non dura molto. Già a novembre 2016 negli ambienti di Etihad iniziano le preoccupazioni sull’investimento. A gennaio 2017 si decide per un intervento drastico — sul personale e sulla flotta — da sottoporre al referendum ai dipendenti. Referendum che boccia il piano di rilancio. Etihad fa un passo indietro, il governo nomina tre commissari straordinari (Luigi Gubitosi, Stefano Paleari, Enrico Laghi) che dovranno preoccuparsi di gestire e vendere il vettore.

 

Il prestito

ALITALIA

Il 2 maggio 2017 — giorno dell’avvio dell’amministrazione straordinaria — i numeri della cassa di Alitalia sono drammatici. La liquidità è scesa a 83 milioni di euro e intanto sono stati venduti 4,5 milioni di biglietti «per un controvalore di circa 531 milioni», ricordano i commissari nelle varie audizioni al Parlamento. Si tratta di un enorme debito: sono persone che bisogna far volare, soprattutto d’estate. Poi c’è la Iata, l’associazione internazionale delle compagnie, che chiede subito 118 milioni per tutelare i passeggeri (e i vettori) dall’eventuale default. Lo stesso 2 maggio il governo stanzia 600 milioni. Senza questi il 31 dicembre 2017 la cassa del vettore avrebbe registrato -92 milioni.

 

 

L’evoluzione

Altri 300 milioni di prestito arrivano nel primo trimestre del 2018. Il 31 marzo di quell’anno nelle casse di Alitalia si contano 728 milioni. Il mese dopo la liquidità aumenta a 769 milioni per effetto della vendita dei voli estivi. E infatti con le prenotazioni autunnali il 30 giugno la cassa torna a ridursi, di poco, a 763 milioni. Non incrementerà più. Il 30 settembre 2018 ci sono 135 milioni in meno rispetto a tre mesi prima, il 31 dicembre l’anno si chiude con 506 milioni. Il 30 giugno 2019 la liquidità ammonta a 453 milioni, si riduce di mese in mese di 40 milioni (a luglio), di 52 milioni (ad agosto), di 51 milioni (a settembre).

 

LA NUOVA ALITALIA

La performance

Sulla base di queste informazioni allora è possibile effettuare un calcolo dell’evoluzione quotidiana delle casse di Alitalia. Se si prende il periodo dal 31 marzo 2018 (con all’interno i 900 milioni di euro di prestito ponte) al 30 settembre 2019 questo significa che la liquidità dell’azienda è scesa alla media di 761.384 euro al giorno. Se, invece, si considera l’intera annualità (30 settembre 2018-30 settembre 2019) allora il consumo medio è stato di 871.232 euro. Restringendo il campo al solo 2019 (1° gennaio-30 settembre) allora si tratta di 715.328 euro ogni 24 ore.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?