FALCE E CARRELLO LA TRIONFERÀ - A GENOVA PROVA AD APRIRE ESSELUNGA, MA IN CITTÀ DOMINA LA COOP - E CAPROTTI SCRIVE A NAPOLITANO

Andrea Morigi per "Libero"

Falce e Carrello colpisce ancora. A Genova, se non c'è posto per un supermercato Esselunga, lo si trova comunque per uno della Coop. Nella baruffa, stavolta, entra anche un protagonista d'eccezione, il capo dello StatoGiorgio Napolitano. Tutto parte da una vicenda giudiziaria che ha origine nell'agosto del 2010 e riguarda lo smantellamento di un edificio fatiscente a Sestri Ponente, gli ex capannoni San Giorgio.

Si tratta di valorizzare la zona, costruendo un supermercato da 2.900 metri quadrati, 870 dei quali di generi non alimentari, ai quali dovrebbero aggiungersi 400 nuovi posti auto per decongestionare le strade della cittadina, oltre che per consentire il parcheggio a chi visita il centro commerciale.

Avviate le pratiche per l'autorizzazione da parte di Levante Immobiliare, partner immobiliare di Esselunga, grazie a un primo assenso dell'ufficio viabilità del Comune, il progetto era poi stato respinto perché ritenuto troppo invasivo in base a una valutazione successiva. Così si era deciso di dare il via libera a Talea, società della galassia delle Coop rosse, che prevede invece di realizzare ben due strutture di vendita da 2.500 metri quadrati. Immediato, da parte del gruppo lombardo, il ricorso al Tribunale Amministrativo della Liguria, che dovrebbe pronunciarsi a breve.

Nel frattempo, però, il gruppo di Bernardo Caprotti, già esasperato per i divieti di aprire punti vendita a Firenze e a Modena, chiede al ministero dello Sviluppo economico di pronunciarsi. Nell'ottobre 2012, arriva un parere favorevole del governo, ma intanto Esselunga prosegue la sua battaglia a colpi di carte bollate con un ricorso tecnico al Consiglio di Stato, che come organo amministrativo, è il supremo organo di consulenza giuridico-amministrativa del Presidente della Repubblica.

Quando vi fanno appello i privati, invece, come organo di giurisdizione amministrativa, è per tutelare i propri diritti e interessi legittimi nei confronti della Pubblica Amministrazione. È una battaglia a fasi alterne, quella condotta nei tribunali fra l'impero cooperativo rosso e l'azienda di Pioltello.

Dopo la pubblicazione, nel 2007, di Falce e carrello - Le mani sulla spesa degli italiani, nel quale si denunciavano i privilegi riservati alle cooperative, sotto forma di agevolazioni fiscali e appoggi politici da parte di amministrazioni locali o istituzioni di centrosinistra, nel 2011 Coop Italia aveva querelato Esselunga, ottenendo una condanna in primo grado per concorrenza sleale, un risarcimento di 300mila euro e il ritiro del volume dal mercato.

Successivamente, il 21 dicembre 2011, la Corte d'Appello di Milano aveva accolto la richiesta di sospensiva presentata da Esselunga contro la sentenza che, nel condannare Caprotti per concorrenza sleale contro la Coop, aveva disposto il ritiro del libro. In attesa del giudizio di secondo grado, il libro edito da Marsilio è stato ristampato e ridistribuito nel circuito commerciale e il risarcimento è stato sospeso in quanto il ritiro delle copie dell'opera e il divieto di pubblicazione aveva «una sostanziale valenza di sequestro e censura».

Con una vittoria di Esselunga si era concluso anche, nel 2010, il processo di primo grado per diffamazione e concorrenza sleale intentato da Coop Liguria. Solo a Bernardo Caprotti il tribunale ha irrogato una sanzione di 50mila euro. Infine, dopo un'altra assoluzione nel 2011, nel giugno 2012 l'Antitrust aveva condannato Coop Estense a pagare una multa di 4milioni e 600mila euro e a rimuovere gli ostacoli alla concorrenza creati illegittimamente dalla cooperativa a danno di Esselunga nella provincia di Modena. Ora il fronte si sposta dalla Liguria a Roma, a Palazzo Spada e al Quirinale.

 

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