TELECOM-PRO O TELECOM VENDO? GLI SPAGNOLI VOGLIONO LIBERARSI DI TELECOM ARGENTINA, MA FOSSATI FRENA - ALIERTA SARA’ COSTRETTO A TROVARE UN ACCORDO CON FOSSATI?

Giovanni Pons per "la Repubblica"

«Non sono un vincitore ma un lottatore». Da Londra il socio Marco Fossati, che con la holding Findim controlla il 5% di Telecom Italia, lancia il suo "contropiano" ad analisti e investitori istituzionali. «Non sono contrario alle cessioni - ha spiegato - ma oggi non è il momento di vendere. Penso invece a possibili partnership, ad esempio in Brasile Gvt è un partner potenziale di Tim».

Secondo Fossati, dunque, il cda di Telecom non dovrebbe portare avanti le vendite né di Tim Brasil né di Telecom Argentina. Sarebbe invece preferibile un piano di crescita che passa per alcune partnership importanti e dal punto di vista finanziario, per dare ossigeno alla società, si potrebbe azzerare i dividendi ed emettere un bond da 2 miliardi della durata di sette anni e convertibile in azioni. «Con il giusto piano in 2-3 anni il titolo potrebbe valere 1,5 euro».

Fossati aspetta comunque di vedere quali saranno le proposte degli spagnoli di Telefonica, prima di proseguire sulla sua strada. Che prevede comunque la presentazione di una lista alternativa per il cda che verrà votata dall'assemblea da lui richiesta e che dovrebbe con ogni probabilità svolgersi intorno al 20 dicembre.

«Sto cercando di promuovere, per la prima volta in Italia, una public company: prima si cambia il cda e poi lo statuto», ha detto l'esponente della famiglia che ha venduto la Star agli spagnoli di Galina Blanca. «Sto lavorando a una lista unica ma non voglio far parte del cda, sono un investitore non un manager, preferisco che nel board sieda qualcuno più competente di me».

La speranza di Fossati è di raccogliere i consensi anche dei fondi italiani rappresentati da Assogestioni che all'ultima assemblea del 2011 erano intervenuti numerosi. Gli unici elementi che vedono Fossati d'accordo con l'attuale gestione riguardano l'eventuale cessione delle torri di trasmissione e degli immobili che nel cda che si riunisce oggi l'ad Marco Patuano dovrebbe proporre.

Idee diverse, invece, sullo scorporo della rete di accesso che Telefonica sta facendo velocemente rientrare mentre secondo Fossati sarebbe utile realizzare coinvolgendo anche la Cassa Depositi Prestiti, con la quale l'ex presidente Franco Bernabè aveva intavolato trattative. Comunque già oggi si potrà toccare con mano lo spessore del conflitto di interessi di Telefonica nelle decisioni che riguardano Telecom Italia.

Patuano, d'accordo con gli spagnoli, sottoporrà al cda l'offerta da un miliardo di euro fatta pervenire da un fondo sudamericano per il 22% di Telecom Argentina posseduto dalla società italiana. Il problema è che il prezzo offerto è inferiore di circa il 10% rispetto al valore di mercato espresso dalla quotazione del titolo in Borsa e dunque il via libera all'operazione diventa problematico.

I due consiglieri spagnoli in cda, Cesar Alierta e Julio Linares non potranno votare e neanche presenziare alle discussioni che riguardano le attività con cui Telefonica è in sovrapposizione, e dunque spetterà al resto del consiglio decidere. Patuano potrebbe comunque sostenere che, sebbene l'azienda abbia davanti ancora buone prospettive di crescita, l'attuale blocco sul rimpatrio degli utili imposto dal governo argentino e il rischio di una futura svalutazione del peso dovrebbero indurre a considerare seriamente la vendita.

Ma ciò rappresenterebbe un ulteriore dimagrimento per Telecom che negli anni '90, attraverso le privatizzazioni di aziende del Sudamerica, era riuscita a penetrare mercati come Brasile, Argentina, Bolivia, Cuba.

 

ALIERTA FRANCO BERNABE CESAR ALIERTA GABRIELE GALATERI DI GENOLA Marco Fossati di FindimTelecom Argentina telecom argentina BERNABEPATUANO

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…