
L’ULTIMA, DISPERATA, RESISTENZA DI NAGEL DI FRONTE ALL’ARMATA CALTA-MELONI E’ LA PROCURA DI MILANO! DOPO LA BOCCIATURA DEL PIANO DI ACQUISIRE BANCA GENERALI, L’ULTIMA CARTUCCIA A DISPOSIZIONE DELL’AD DI MEDIOBANCA GIACE, COME DAGO DIXIT, TRA I FALDONI DELL'INCHIESTA SULLA TORBIDA VENDITA DEL 15% DI MPS DA PARTE DEL MEF A CALTAGIRONE-MILLERI-BPM. LA SPERANZA DI NAGEL E’ CHE I PM ACCERTINO IL "CONCERTO" TRA CALTA-DELFIN-BPM (CON L’OK DEL GOVERNO) NEL COLLOCAMENTO DEI TITOLI MPS DA PARTE DEL TESORO – MA C'È UN PROBLEMA DI TEMPI: IL TERMINE PER L'ADESIONE DEI SOCI MEDIOBANCA ALL'OPS DEL MONTEPASCHI SCADE L'8 SETTEMBRE…
Massimo Giannini per Affari & Finanza – La Repubblica - Estratti
Da “follow the money” a Follow the phony”. Se vuoi capire il significato profondo della battaglia che si sta consumando sulle banche, segui la pista farlocca, quella di chi vuol farti credere che l’Ops Mps su Mediobanca è la mano invisibile del mercato che rafforza il settore creditizio. E non invece la longa manus della politica che intrallazza nel mondo degli affari.
L'impronta digitale del Palazzo la lascia il solito Claudio Borghi Aquilini, l'Alberto da Giussano in minore, ex membro del Cda di Banca Arner già sanzionato da Bankitalia per «irregolarità consistenti in carenze nell'erogazione e nel controllo del credito», senatore della Lega e fustigatore di tutte le autorità monetarie, sanitarie e finanziarie del globo terracqueo.
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Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
Non resta che tornare dal Banchiere Anziano, che aveva visto e previsto l'estate calda dei Furbetti del Quartierone. «Diciamo la verità, il colpo di scena c'è stato sul serio, non era facile prevedere che la cordata romana supportata dal governo, guidata da Caltagirone e Milleri e puntellata dalle casse previdenziali degli autonomi, sfondasse le barricate erette da Alberto Nagel all'assemblea di Mediobanca, bocciandogli l'Ops su Banca Generali.
La paura di irritare Meloni e Salvini ha fatto novanta, per Anima, Amundi e Unicredit: ma i "patrioti" sono stati tanto spregiudicati a costringere questi ad astenersi, quanto sfacciati nell'usare i contributi degli agenti di commercio, dei medici e degli avvocati. Una discreta macelleria finanziaria, diciamo…».
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Ma alla fine, per quanto inquinato da fattori "esterni" come gli interessi politici, quello che conta è il risultato: hanno vinto loro, e ha perso Nagel. «Sì — commenta il Banchiere Anziano — e a dirla tutta, in un mondo normale, dopo la sconfitta l'ad avrebbe dovuto fare fagotto, e andarsene subito. È come se il leader di un partito di maggioranza alle elezioni prendesse una scoppola e fosse sconfitto dall'opposizione: se ne dovrebbe andare. Ma in Italia non funziona così per nessuno, come sappiamo.
Nagel resta lì, a dispetto dei santi, perché ha un'ultima cartuccia da sparare, e non è certo il prezzo dell'Ops, che ovviamente Lovaglio dovrà allineare ai valori di Borsa che per Mediobanca stanno salendo parecchio.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Quella cartuccia si chiama Procura di Milano: la sola speranza che tiene ancora parzialmente in vita l'ad è che i pm accertino il "concerto" tra i Soliti Noti nel collocamento dei titoli Mps da parte del Tesoro. Se questo accadesse, tutto tornerebbe clamorosamente in gioco…».
Vero, ma c'è un problema di tempi: incerti quelli della magistratura, certissimi quelli della finanza. Forse verrà prorogato, ma in teoria il termine per l'adesione dei soci Mediobanca all'Ops del Montepaschi scade l'8 settembre.
Cioè, di fatto, tra una settimana. Impossibile che le toghe meneghine prendano decisioni rilevanti prima di allora. «L'8 settembre è oggettivamente una data altamente simbolica, sia per la Storia d'Italia sia per la cronaca finanziaria — chiosa il Banchiere Anziano — potrebbe davvero segnare la fine di un'epoca per Piazzetta Cuccia e per il suo management, convinto di trasformarla in trincea come fece Don Enrico nella Prima Repubblica.
Ma oggi i tempi sono troppo cambiati, la politica è più affamata di allora e il glorioso capitalismo italiano è ridotto a una povera cosa: quel che resta di tre o quattro grandi famiglie, sempre meno innamorate del Belpaese e sempre più interessate a macinare soldi all'estero, e uno sparuto drappello di imprenditori molto solidi, molto liquidi ma molto volatili. Il resto sono le mitiche "piccole imprese", formidabile risorsa negli Anni 80, non più oggi...».
IL PROCURATORE DI MILANO MARCELLO VIOLA
Nessuno più pensa e agisce da Sistema-Paese, se non il governo che "etero-dirige" secondo le proprie convenienze. E qui sta tutta la miopia di Borghi: il Salotto Buono non si sposta da Milano a Siena, per la semplice ragione che un Salotto Buono non c'è più. E sempre ammesso che quello che c'era prima fosse buono davvero.
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