MARPIONNE A MANDORLA - PER VENDERE 7 MILIONI DI AUTO NEL 2018, A FIAT-CHRYSLER NON RESTA CHE IL GIAPPONE: SI PARTE CON MITSUBISHI PER IL MESSICO (VOCI SU MAZDA)

Ugo Bertone per “Il Foglio

 

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE

La terza via dell’auto globale passa per l’Asia, caro Marchionne. Da solo non ce la farai a vendere 7 milioni di auto nel 2018, quasi il doppio di quelle che Fiat-Chrysler produrrà quest’anno, come hai promesso agli analisti. Soprattutto se parti con la zavorra di dieci miliardi di debito che limitano la tua azione. Ma c’è un posto dove una “Cenerentola italo-canadese” può andare al ballo e trovare le milioni di vetture che cerca: il Giappone.

 

A suggerirlo al numero uno di Fiat-Chrysler, che c’era già arrivato da solo, è il Financial Times di ieri cui non è sfuggita, nel giorno dell’annuncio di vendite trionfali per il gruppo in America, ma assai meno brillanti in Italia, una notizia all’apparenza marginale: la Chrysler venderà con il proprio marchio in Messico le berline prodotte in Thailandia dalla giapponese Mitsubishi. L’operazione, frenano da Tokyo, sarà limitata al paese del centroamerica (che comunque non ha barriere doganali con gli Stati Uniti) e riguarderà poche decine di migliaia di veicoli. “Io – protesta il ceo del gruppo nipponico, Osamu Masuko – Marchionne non l’ho mai incontrato”. Ma non c’è solo Mitsubishi. Secondo il Nihon Keizai Shimbun – il principale quotidiano finanziario nipponico – il partner ideale potrebbe essere Mazda, che ha appena liquidato l’alleanza storica con Ford.

FOTO MARCHIONNE ELKANN FOTO MARCHIONNE ELKANN

 

Marchionne e il suo omologo Masamishi Kogai hanno già siglato un patto “storico”: dalla fabbrica di Hiroshima uscirà, sia con il marchio Fiat sia Abarth, la MX-5 che in origine doveva essere lanciata come la nuova Duetto Alfa Romeo. Poi super Sergio ci ha ripensato: tutte le nuove Alfa dovranno uscire da fabbriche italiane. I giapponesi hanno capito o, forse, hanno deciso che la prospettiva di un asse, per ora commerciale, con Fiat-Chrysler può essere molto conveniente.

 

E poi c’è Suzuki che non ha esitato a rompere l’alleanza con Volkswagen scegliendo i motori Diesel Multijet di Fiat e snobbando i propulsori che si fanno a Wolfsburg. Insomma, non mancano i potenziali soci del Sol levante da associare nell’impresa dalle tante anime: Detroit, il Brasile, l’Italia sempre più caratterizzata dal lusso (Maserati, da sola, nel 2015 potrebbe compensare le perdite dell’area europea).

MAZDAMAZDA

 

Anche la struttura finanziaria di Fca, dopo la fusione offrirà nuovi margini: Exor, grazie alle possibilità offerte dalla legge olandese, potrà controllare il gruppo con una quota inferiore, rendendo possibile lo scambio “carta contro carta” con un altro produttore forte sui mercati in cui Fca non c’è o quasi. Può essere il caso di Mazda, assai attiva nell’estremo oriente asiatico. O più ancora di Suzuki che vende il 40 per cento dei 2,7 milioni di auto che produce nel subcontinente indiano, un mercato che negli ultimi cinque anni ha assorbito dieci milioni di vetture ma che potrebbe crescere assai nel prossimo futuro.

mitsubishimitsubishi

 

Un’area, per giunta, che a Fiat ha riservato molte delusioni, non ultima l’alleanza con Ratan Tata, il tycoon indiano tra l’altro proprietario di Jaguar e Land Rover che ha conservato ottimi rapporti con Luca di Montezemolo, presidente Ferrari, ma che ha in pratica interrotto la collaborazione con Marchionne, che tanti frutti doveva dare in America latina.

 

L’eredità Agnelli e la dottrina Yamashina Forse non è sbagliata la chiave giapponese per aprire le porte dell’Asia. Nel solco di una storia che ha radici lontane, come ha confermato la presenza al Sestriere dell’ambasciatore di Tokyo, Masaharu Kohno, alle celebrazioni per il decimo anniversario della scomparsa di Umberto Agnelli che fin dagli anni Ottanta ha a lungo coltivato rapporti stretti con il Sol levante, in aperta polemica verso le campagne contro “il pericolo giallo” alimentate nell’èra Romiti prima di convertirsi, tardi e male, ai metodi di produzione nati in Toyota.

 

FABBRICA CHRYSLER DI TOLUCA IN MESSICO FABBRICA CHRYSLER DI TOLUCA IN MESSICO

Tutt’altra cosa rispetto alla disciplina e allo zelo con cui Marchionne ha convertito tutte le fabbriche al World class manufacturing, l’organizzazione del lavoro studiata dal professor Yamashina dell’Università di Tokyo, presenza abituale sia a Pomigliano sia a Detroit. Da lui la “Cenerentola italocanadese” ha già imparato a dire “Konnichiwa”, nella lingua dei samurai. E magari, come suggerisce il quotidiano della City, non guasterebbe conoscere “Namaste”, il saluto indiano.

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?