AUT-AUT DI MONTEZEMOLO A MARPIONNE: O SI TROVA UNA SOLUZIONE CONDIVISA, OPPURE SARÀ LA FIAT A DOVERLO MANDAR VIA – RAMPINI: “NELLA FUSIONE FIAT-CHRYSLER C’E’ UN TIPO DI ELUSIONE FISCALE IN DISCUSSIONE ANCHE NEGLI STATES”

1.  INCONTRO  MARCHIONNE-MONTEZEMOLO

Paolo Griseri per Repubblica.it

 

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Incontro a Maranello tra Sergio Marchionne e il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo. L'ad del Lingotto è stato per due giorni nella fabbrica emiliana, per la riunione del consiglio di amministrazione della Philip Morris.

 

Il faccia a faccia si è svolto nel pomeriggio nella sala presidenziale della Ferrari. Domenica Marchionne aveva imputato a Montezemolo gli scarsi risultati sportivi del gruppo sottolineando che nel gruppo Fiat "nessuno è indispensabile".

Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo

 

Il Presidente della Ferrari non ha mai risposto pubblicamente ad accuse che a Maranello si considerano ingenerose e anche dannose per l'immagine del marchio più forte del mondo. Montezemolo ha posto un aut aut all'amministratore delegato. O si trova una soluzione condivisa, oppure sarà la Fiat a doverlo mandar via.

 

Sarà necessario trovare una via d'uscita che salvi l'immagine dei protagonisti della Ferrari e della stessa Fiat che sta per quotarsi a Wall Street. In caso di rottura, la presidenza della casa automobilistica andrà a Marchionne.

 

2. GLI AMERICANI E LA RISSA “DA POLLAIO” SULLA ROSSA

Federico Rampini per “la Repubblica

 

L’America ama la Ferrari, con il cuore e con il portafoglio: ne compra più di duemila all’anno, assorbe un terzo di tutte le vendite di Maranello, è il più grosso mercato mondiale per le nostre “rosse”.

 

SERGIO MARCHIONNE SERGIO MARCHIONNE

diego della vallediego della valle

A maggior ragione, vista da qui, la rissa attorno al futuro della Ferrari è incomprensibile. Di certo non è lo spettacolo di un capitalismo capace di esprimere un establishment nazionale, di essere classe dirigente nell’interesse generale. Per gli americani forse nessun altro marchio rappresenta il meglio del made in Italy, una sintesi riuscita di eleganza, lusso, alta tecnologia, e capacità di far sognare. Perciò non si spiegano che attorno alla Ferrari sia esplosa un’aspra lite in pubblico, coinvolgendo proprio quelli che dovrebbero essere esponenti e difensori del marchio Italia.

 

Da una parte Marchionne, imprenditore a cavallo tra le due sponde dell’Atlantico e ormai avviato a trasferire qui il centro della nuova Fca (Fiat Chrysler Automobiles), quindi considerato in America un ambasciatore del made in Italy per definizione. Dall’altra Montezemolo che sulla capacità di promozione, marketing e relazioni pubbliche si era costruito a sua volta una fama internazionale (e di recente ha venduto proprio agli americani un altro marchio del made in Italy, Poltrona Frau).

 

Infine Della Valle, che gli americani conoscono bene per l’eccellenza di Tod’s e anche per il mecenatismo a favore del Colosseo. In un paese normale, a maggior ragione in una pesante crisi economica, tre personaggi del genere sarebbero uniti nello stesso sforzo: curare l’immagine nazionale, collaborare per una rinascita. Questa, almeno, è l’abitudine degli americani che insieme a tanti difetti hanno qualche virtù sicura: pensare positivo, scommettere sul proprio futuro collettivo, anche nei momenti più bui. Da nessuna parte al mondo il capitalismo è un pranzo di gala, le gentilezze non si sprecano, ma il nostro più che di establishment dà l’immagine di un pollaio.
 

FERRARIFERRARI

Da Wall Street a Detroit, la rissa attorno alla Fiat ha attirato l’attenzione di tutti i media ( Wall Street Journal, Bloomberg) e alcune interpretazioni convergenti. La tensione che porta all’uscita di Montezemolo, più che ai risultati sportivi in F1 viene collegata alla ristrutturazione del gruppo Fca. “Gli azionisti – ricorda il Wall Street Journal – hanno quasi fatto deragliare la riorganizzazione societaria da cui dipendeva la creazione di Fiat Chrysler Automobiles... Sarebbe bastato poco, per arrivare a uno stop”.

 

MONTEZEMOLO BAHREIN MONTEZEMOLO BAHREIN

L’esito positivo ma risicato di quell’operazione di ingegneria finanziaria rilancia le illazioni che riguardano proprio la Ferrari. Una sua quotazione separata in Borsa ora viene considerata più probabile. Tre anni fa Marchionne valutava la sola Ferrari 5 miliardi di euro, quanto basta per ridurre in modo non marginale l’indebitamento di Fca. Come ricorda l’agenzia Bloomberg, alla Ferrari l’anno scorso è bastato vendere 7 mila vetture per contribuire con il 12% dell’utile operativo della Fiat, che di auto ne ha vendute 4,4 milioni. In caso di collocamento in Borsa della Ferrari, magari proprio qui a Wall Street, gli investitori americani non si farebbero pregare.
 

Domenicali MOntezemolo Domenicali MOntezemolo

La questione della fiscalità sul gruppo Fiat, che è lo spunto per l’attacco di Della Valle, è un tema importante anche negli Stati Uniti. L’operazione studiata da Marchionne (quotazione principale alla Borsa di New York, sede legale ad Amsterdam, sede fiscale nel Regno Unito) è di quelle che qui vengono definite “tax inversion”. Sono forme di elusione sempre più sofisticate, hanno suscitato controversie nei casi di Apple, Google, e altri. Sono oggetto di dure critiche da parte dell’Amministrazione Obama che cerca di porvi un rimedio. Questa “tax inversion” o elusione legale, è l’unico comportamento nel quale il nostro establishment capitalistico si è allineato perfettamente su quello americano.

 

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