banca etruria manifestazione protesta

LA NUOVA ETRURIA CONTRO LA VECCHIA ETRURIA (BOSCHI SR. INCLUSO): I LIQUIDATORI PENSANO A UNA CAUSA DA 300 MILIONI DI EURO - NEL FRATTEMPO I CORRENTISTI SCAPPANO: ALMENO 10MILA CONTI CHIUSI A INIZIO DICEMBRE. E AFFONDA LA FIDUCIA IN TUTTE LE BANCHE, NON SOLO NEI 4 BIDONI

1. BANCA ETRURIA SCRIVE: CONFLITTO D' INTERESSI PURE NEL CDA DI PAPÀ BOSCHI

Nino Sunseri per “Libero Quotidiano

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

Una maxi-richiesta di risarcimento da trecento milioni di euro sta per abbattersi sul vecchio consiglio d' amministrazione di Banca Etruria di cui era vicepresidente Pier Luigi Boschi, papà del ministro della Funzione Pubblica Maria Elena. A promuovere la causa che, per dimensioni, non ha precedenti nel nostro sistema creditizio, sono i commissari liquidatori di quello che resta dell' istituto toscano dopo lo spezzatino che ha portato alla nascita di altre due compagnie: la cosiddetta bad bank (la discarica in cui sono confluiti i crediti marci) guidata dall' ex presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro e la Nuova Banca Etruria di cui ha assunto le gestione (così come per le altre tre banche salvate) l' ex direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro.

 

A vegliare sul cadavere della vecchia banca adesso sono tre commissari: Antonio Pironti (presidente) Toni Atrigna e Andrea Guaccero. Sono loro che stanno preparando la causa il cui risultato è molto importante per gli obbligazionisti rimasti ingabbiati nel crac. Le risorse recuperate dalla liquidazione potranno essere utilizzate per il rimborso dei debiti della banca. Quindi qualcosa potrebbe arrivare anche ai risparmiatori.

giuseppe fornasarigiuseppe fornasari

 

In questo senso l' iniziativa della procedura commissariale si intreccia con l' indagine della magistratura condotta del Procuratore Roberto Rossi. Gli inquirenti puntano ad accertare gli eventuali finanziamenti concessi dalla banca in conflitto d' interessi. Prestiti cioè erogati a membri dello stesso consiglio d' amministrazione. Nel mirino, in particolare, quelli concessi al presidente Lorenzo Rosi e a Lorenzo Nataloni, ex membro del consiglio e presidente del Comitato di controllo.

 

La domanda che si pone il magistrato è molto semplice: come mai gli altri amministratori, fra cui papà Boschi, non si sono accorti di nulla? Come mai non sono intervenuti per bloccare operazioni che configuravano una palese irregolarità? Tanto più che buona parte dei prestiti concessi a Nataloni non sono più stati restituiti. Né si tratta di cifre banali. Dalle carte emergono ben due scoperture: una da 5,6 milioni alla società Td Group e un' altra da 3,4 milioni per iniziative che, stando alle carte dell' accusa, non sono nemmeno state identificate con precisione.

GIUSEPPE FORNASARIGIUSEPPE FORNASARI

 

Gran parte di questi soldi non sono stati restituiti e il buco è stato coperto con una delle emissioni obbligazionarie nella cui trappola sono finiti i risparmiatori traditi. La Procura nelle sue indagini si è appoggiata alle relazioni della Banca d' Italia da cui emerge che dentro la banca c' erano stati diversi segnali d' allarme per questi prestiti molto azzardati nel contenuto e nella forma. Tuttavia dai verbali del consiglio d' amministrazione non risultano obiezioni.

 

I finanziamenti sono stati regolarmente erogati e mai più rimborsati.

È chiaro, comunque, che per i risparmiatori la causa più importante è quella che riguarda il risarcimento danni promosso dai commissari dell' Etruria. Si tratta di un' azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori che, nel caso di fallimento, rappresenta sostanzialmente un atto dovuto. Non a caso un ricorso del genere è già stato presentato dai liquidatori delle altre tre banche salvate: Cariferrara, Carichieti e Banca Marche.

 

claudio salini ex consob e banca etruriaclaudio salini ex consob e banca etruria

Complessivamente sono stati chiesti quattrocento milioni che poi andranno a formare l' attivo della liquidazione.

L' azione promossa contro gli amministratori dell' Etruria vale, da sola, quanto le altre tre messe insieme e fra i creditori da risarcire figurano anche gli obbligazionisti la cui presenza altrove è marginale quando non addirittura nulla.

Per questa ragione i riflettori sono accesi alla massima potenza: quanti più soldi i commissari dell' istituto aretino riusciranno a recuperare tanto maggiore sarà il ristoro per i risparmiatori da aggiungere alle assegnazioni che verranno fissate dall' autorithy guidata da Raffaele Cantone.

 

claudio salini  ex consob e banca etruriaclaudio salini ex consob e banca etruria

Certo l' operazione non sarà facile. Innanzitutto bisognerà individuare episodi specifici di cattiva gestione da attribuire ai consiglieri e in questo senso l' inchiesta della magistratura sul conflitto d' interesse assume una particolare rilevanza. Inoltre serve calibrare con attenzione i soggetti su cui promuovere l' azione di responsabilità. Sia perchè sono da accertare responsabilità specifiche sia perché bisogna individuare soggetti che abbiano un patrimonio sufficiente da colpire.

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  8protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 8

Altrimenti diventa un' operazione inutile, come spesso accade nei fallimenti. Il compito di effettuare la selezione tocca alla Banca d' Italia che, secondo le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, avrebbe puntato il dito su alcune personalità ben connotate: il presidente Lorenzo Rosi, i due vicepresidenti Pier Luigi Boschi e Alfredo Berni. Sospetti anche per il direttore generale Daniele Cabiati, subentrato nell' agosto 2014 a Luca Bronchi.

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  7protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7

Fino all' anno scorso l' Etruria era stata guidata dal vecchio presidente Giuseppe Fornasari. Gli uomini di Visco hanno già appioppato ai consiglieri una multa da 2,5 milioni e ora sono pronti ad appoggiare i commissari nella loro maxi-richiesta da trecento milioni. Un particolare che potrà rivelarsi decisivo.

 

 

 

2. GIA’ CHIUSO UN CONTO SU 10

Antonio Castro per “Libero Quotidiano

 

Di dati ufficiali neanche a parlarne. Statisticamente ci vorranno mesi, e chissà se dati del genere trapeleranno mai. Però le sollecitazioni dei truffati di Banca Etruria («chiudiamo i conti»), sembrano aver fatto breccia. Roberto Nicastro, nuovo presidente della banca ponte, (l' entità finanziaria nata per decreto dal fallimento decretato dal governo), ad inizio dicembre aveva preso carta e penna e scritto ai correntisti superstiti delle quattro banche chiedendo pazienza e fiducia, e ringraziando per non aver abbandonato la barca in un momento difficile. Dei circa 100mila correntisti dei tempi d' oro pare ne siano rimasti (a inizio dicembre), circa 90mila. Forse meno.

LUCIANO NATALONI BANCA ETRURIALUCIANO NATALONI BANCA ETRURIA

 

Ora però le settimane passano, del famoso piano di «ristoro» del governo si sa soltanto che non soddisferà tutti i truffati e che bisognerà attendere almeno 90 giorni prima che Tesoro e Palazzo Chigi cesellino il decreto (in collaborazione con l' Autorità anticorruzione).

 

Insomma, altro che soluzione rapida.

E il dubbio comincia a fare breccia nei più testardi sostenitori delle nuove banche.

Dopo settimane di martellamento mediatico, il contestuale spauracchio dell' avvio del bail in (la compartecipazione all' eventuale risanamento di correntisti, azionisti e obbligazionisti), in molti correntisti sarebbe maturata la decisione di prendere altri lidi finanziari.

giuseppe fanfani era sindaco di arezzogiuseppe fanfani era sindaco di arezzo

 

Il problema è che il colpo micidiale inferto all' affidabilità delle banche (già solo il 16% degli italiani ha fiducia negli istituti di credito ed era il 23% nel 2010; sondaggio Demos, 22 dicembre 2015), sembra aver fatto breccia anche in chi non è stato colpito, né è mai entrato in una filiale delle 4 banche «sommerse e salvate».

 

Gli italiani - lo ricorda una ricerca Censis - sono talmente formichine che quasi gli si imputa il mancato contributo alla ripresa economica. Mettono da parte e non spendono. Come dargli torto: questi lunghi anni di crisi hanno convinto anche i più gaudenti e spendaccioni a «mettere fieno in cascina», semmai i tempi dovessero diventare ancora più duri. Il problema, semmai, è che ora la cascina appare assi meno sicura e granitica: le settimane passate dimostrano che le banche possono fallire, i risparmi sfumare in un click e il governo sta dimostrando di non saper cosa fare. Quantomeno prende tempo.

boschi leopolda boschi leopolda

 

L' esempio del prelivo nottetempo di Giuliano Amato (9 luglio 1992), è rimasto impresso nel portafogli e nel Dna dei risparmiatori. Il prelievo forzoso sui conti dei ciprioti (marzo 2013), non è passato inosservato. Ora l' attivazione del bail in - entrato di prepotenza nelle conversazioni delle massaie in quelle da bar - sembra aver scatenato una sorta di panico preventivo.

 

Crisi da fiducia certo, ma anche tentativo di mettersi al riparo. Non è un mistero che gli italiani siano tra gli europei quelli che confidano meno nel sistema bancario nazionale. Una ricerca della Cgia di Mestre (2013), ha cristallizzato in ben 15 milioni gli italiani che non posseggono un conto corrente, i cosiddetti unbanked.

BANCA ETRURIABANCA ETRURIA

 

Il fallimento pilotato dei quattro istituti potrebbe aver fatto da detonatore a questo sfiducia diffusa. In Europa gli italiani sono quelli che usano di più i contanti e non si può neppure giustificare con l' alto tasso di evasione la massa di moneta che circola da noi. Agli italiani piace avere i denari in tasca. O a casa. E la crisi economica ha incentivato questo comportamento. Si risparmia di più e si investe di meno a costo di rimetterci. Non a caso la giacenza media cash sui conti è aumentata. Meglio liquidi e disponibili quindi, che bloccati in un qualsiasi investimento, sintetizza il Censis. Meglio il materasso quindi, come sembra chiaro abbiano scelto i greci...

 

 

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…