1- TRA GLI SCONFITTI DI INTESA NON SOLO BENESSIA, AGGIUNGERE IL NOME DI ABRAMO BAZOLI. LA PATERNITÀ DELL’OPERAZIONE CUCCHIANI NON VA ATTRIBUITA ALL’ARZILLO VECCHIETTO, CHE NON HA MAI CONOSCIUTO L’ASSICURATORE DI ALLIANZ: È SCATTATA INFATTI NELLA MENTE FERTILE DI CORRADINO PASSERA CHE CON IL MANAGER CARO A BISIGNANI E PALENZONA HA COLTIVATO NEGLI ULTIMI SEI MESI UN RAPPORTO SEMPRE PIÙ INTIMO, PER EVITARE CHE LA COMPAGNIA SAN PAOLO IMPONESSE GALLIA O MORELLI 2- IN QUESTO MODO INTESA NON USCIRÀ DAL PERIMETRO DEGLI INTERESSI DEL PASSEROTTO CHE RIGUARDANO NON SOLO LE VICENDE DEL PASSATO MA SOPRATTUTTO IL RUOLO CHE LA PRIMA BANCA DI “SISTEMA” ITALIANA DOVRÀ SVOLGERE PER SOSTENERE I GRANDI PROGETTI INFRASTRUTTURALI PARTORITI AL MINISTERO DELLO SVILUPPO 3- IL CERCHIO (DISEGNATO CON IL COMPASSO) SI CHIUDE TRA TRE MESI QUANDO SCADRÀ BENESSIA E GIÀ SI DICE CHE ARRIVERÀ UN ALTRO TORINESE “LAICO”: MIMMO SINISCALCO, EX-MINISTRO, BEN INTRODOTTO NEI SALOTTI DELLA FINANZA INTERNAZIONALE E AMICO DI PASSERA AL PUNTO CHE HANNO TRASCORSO IL WEEKEND PRECEDENTE LA SUA NOMINA A MINISTRO A MANGIARE TARTUFI NELLA CAMPAGNA PIEMONTESE
Quando ieri Enrico Cucchiani è uscito dal quartier generale di Allianz che si trova a Monaco aveva l'aria euforica.
Nel palazzo d'epoca della compagnia di assicurazioni tedesca, l'uomo che salvo sorprese oggi pomeriggio sarà nominato al posto di Passera in IntesaSanPaolo, ha parlato a lungo con Henning Schulte-Noelle, il 69enne tedesco nato a Essen che dall'aprile 2003 guida la compagnia di assicurazione. à probabile che i due personaggi si siano lasciati con una vigorosa stretta di mano e abbiano avuto il tempo di ricordare gli anni di gioventù quando hanno frequentato le università di Pennsylvania e Stanford.
Il presidente tedesco avrà anche parlato delle preoccupazioni che cominceranno a serpeggiare dopo l'uscita di Cucchiani da Allianz Italia, che nel panorama della finanza rappresenta uno dei maggiori acquirenti di Btp e di fondi del nostro Paese.
Non si sa se tra un boccale di birra e una salsiccia bavarese abbiano avuto il tempo anche di fermarsi sul paradosso stupefacente che è venuto a galla in questi giorni per la successione di Corradino Passera. à davvero strano infatti che il presidente Abramo-Bazoli non sia riuscito a trovare tra i candidati italiani e stranieri nemmeno un banchiere per guidare la prima banca italiana. Ora è inutile insinuare che la riluttanza a salire sulla poltrona di Corradino sia stata creata dalla paura di dover mettere le mani dentro una banca che per diventare "sistemica" ha distribuito soldi in tutte le operazioni industriali.
Resta il fatto comunque, quasi incredibile, che il buon Bazoli ha dovuto ripiegare su un assicuratore per chiudere la partita. E questo è esattamente l'inverso di ciò che è accaduto nel caso di Cesarone Geronzi che da banchiere è diventato assicuratore con il risultato finale che tutti conoscono.
Il cambiamento di rotta di Abramo-Bazoli merita comunque qualche precisazione rispetto alla tesi con cui tutti i giornali oggi salutano la sua vittoria. Tra questi spiccano in particolare "La Stampa", "Il Corriere della Sera" e "Il Messaggero" dove un giornalista raffinato come Rosario Dimito arriva a scrivere in un delirio di entusiasmo che Cucchiani come Passera è "una figura di sistema...e sembra che la sensibilità sociale e morale di cui è portatore siano valori comuni a Bazoli e a Guzzetti".
Nella sua infinita miseria Dagospia tenta di smarcarsi da questi orgasmi nei confronti dell'assicuratore bocconiano ed ex-McKinsey al quale è stata appiccicata l'etichetta di "laico" che telefona a Bisignani, frequenta la Trilateral, l'Aspen Institute e i migliori salotti dei poteri marci. Sembra infatti che la paternità dell'operazione Cucchiani non debba essere attribuita all'arzillo vecchietto Bazoli, che non ha mai conosciuto l'assicuratore di Allianz, ma sia scattata nella mente fertile di Corradino Passera che con il manager ha coltivato negli ultimi sei mesi un rapporto sempre più intimo, fino al punto di passare molte ore attaccato al telefonino.
Corradino ha fatto credere di stare al gioco perché se i sabaudi sconfitti clamorosamente ai tempi della fusione tra SanPaolo e Intesa fossero prevalsi, avrebbero potuto comunque mantenere una certa influenza sulla banca, e fino all'ultimo ha fatto credere a Bazoli di non sapere nulla di Cucchiani. Quando poi ha visto che sul volto mistico dell'anziano presidente bresciano apparivano rughe profonde per lo sforzo di trovare un candidato di livello internazionale, il diabolico marito di Giovanna Salza ha tirato fuori la carta dell'assicuratore italo-tedesco. In questo modo IntesaSanPaolo non uscirà dal perimetro dei suoi interessi che riguardano non solo le vicende del passato ma soprattutto il ruolo che Intesa dovrà svolgere per sostenere i grandi progetti infrastrutturali partoriti al ministero dello Sviluppo.
Per usare un linguaggio tipico della cultura McKinsey, a prendersela nel culo sono ancora una volta i torinesi della Compagnia SanPaolo che ieri mentre Cucchiani si congedava a Monaco, si sono riuniti nella seicentesca Villa Abegg di fronte al Po e hanno preso atto dell'ultimo diktat proveniente dai piani alti di Intesa.
Per loro è un epilogo amaro, ma non l'ultimo, poiché tra tre mesi scadrà il presidente della Fondazione SanPaolo e già si dice che a coprire quella carica arriverà un altro torinese "laico": Mimmo Siniscalco, ex-ministro, ben introdotto nei salotti della finanza internazionale e amico di Passera al punto che ha trascorso il weekend precedente alla nomina a ministro a mangiare tartufi nella campagna piemontese
Il cerchio si chiude, ma più che un cerchio sembra un triangolo magico disegnato con il compasso e la benedizione finale del rassegnato Abramo-Bazoli.







