GRASSO SUPERFLUO – PERCHE’ IL PRESIDENTE DEL SENATO SPENDE IN SPOT, FOTO E RIPRESE IL TRIPLO DELLA BOLDRINI? MA SOPRATTUTTO PERCHE’ 185 MILA EURO PER L’ACQUISTO DI LIBRI D’ARTE?

Franco Bechis per "Libero"

Per ogni foto e ripresa di Laura Boldrini dall' inizio della legislatura ce ne sono quasi tre di Piero Grasso. Per ogni nastro tagliato dal presidente della Camera ce ne sono più di due che hanno visto protagonista il suo collega al Senato. Che entrambi avessero una certa cura della propria immagine era evidente a tutti. Che il più vezzoso dei due fosse però l'ex magistrato è una vera sorpresa.

Certificata dai bilanci 2013 dei due organi costituzionali, che proprio in questi giorni con parallelo, gravissimo ritardo stanno approvando i conti di previsione dell'anno corrente (che per buona regola dovrebbero essere esaminati prima della fine dell'anno precedente). Si tratta di vezzi e pavoneggiamenti che non costano nulla alla seconda e alla terza carica dello Stato. Ma ben differenti fra loro. Alla voce «spese per il cerimoniale e la rappresentanza» nel bilancio della Camera dei deputati per il 2013 sono stati inseriti 740 mila euro. Alla stessa voce in Senato la cifra esposta per l'anno in corso è quasi tre volte più grande: 2.026.000 euro.

All'interno ci sono 185 mila euro di «spese per pubblicazioni di rappresentanza e acquisto di libri d'arte», voce che invece non figura nei conti presidenziali di Montecitorio. La Boldrini farà altri regali agli ospiti, evidentemente. Ci sono sfumature diverse in quei capitolo di spesa, ma è indiscutibile che Grasso si rappresenti in giro per l'Italia e il mondo assai più della sua collega, che pure vantava un curriculum e relazioni assai più internazionali.

Quella delle spese di rappresentanza non è la sola anomalia del bilancio di palazzo Madama, da poco stampato e già accompagnato dalla ormai consueta litania di «auto-elogi» per avere risparmiato e tagliato qua e là. Tagli in effetti ce ne sono stati. Quasi sempre di proporzioni lievi e quasi impercettibili. Risparmi, no. Tanto è vero che la spesa effettiva di palazzo Madama sale comunque di circa 3 milioni di euro, dai 535,3 milioni del 2012 ai 538,3 di quest'anno.

Non si può chiamare «taglio», visto che incrementa la spesa generale dello 0,55%. Qua e là i capitoli di spesa scendono e salgono a seconda delle varie voci che li compongono. Quello più sensibile - la voce «competenze dei senatori » - scende, ma di una cifra quasi impercettibile: -1,61%. Circa 700 mila euro in tutto. Significa un taglio rispetto al bilancio dell'anno precedente di 181,15 euro al mese per i 322 senatori esistenti, compresi quelli a vita. Non sembra un passo clamoroso.

Scendono anche i rimborsi delle spese per l'esercizio del mandato elettivo. Ancora più impercettibilmente: dello 0,08%: 30.600 euro tagliati in tutto. Significa che in media i 322 senatori rinunceranno ogni mese a 7-8 caffè, visto che il taglio è stato di 7,9 euro. Taglietto anche ai trasferimenti ai gruppi parlamentari: -0,93%. In compenso i nuovi protagonisti di palazzo Madama devono essere assai più secchioni dei predecessori, perché per i loro studi e le loro ricerche si spende il 7,82% più dell'anno precedente.

In media gli studi dei 322 costano di più 54 euro al mese a testa. Salgono sensibilmente i beni di consumo acquistati: +60,74% in tutto. Nel confronto con la Camera spicca pure un'altra voce: la spesa per i servizi assicurativi. Sono diverse le compagnie che hanno vinto i rispettivi bandi (Assitalia a Montecitorio, Cattolica assicurazioni a palazzo Madama). Per la «all risk» sottoscritta per i dipendenti alla Camera si spendono 1,5 milioni di euro l'anno e al Senato 850 mila euro. Visto che la Camera ha il doppio dei dipendenti, le polizze debbono essere assai simili.

Ma fra deputati e senatori la situazione si capovolge. La Camera ha sottoscritto una polizza «all risk» (vita e danni) per i suoi 630 eletti spendendo un milione e 10 mila euro. Per i 322 senatori- che sono quasi esattamente la metà dei deputati- invece il costo raddoppia: 2 milioni e 100 mila euro. Vero che qualche rischio vita c'è di più a palazzo Madama, perché gli eletti sono mediamente più anziani.

A inizio anno a dire il vero la distanza non era siderale: età media di 57 anni per i senatori e di 54 anni per i deputati. Poi sono arrivati i grillini, e la media si è abbassata di più a Montecitorio. Ora l'età media è di 54,69 anni a palazzo Madama e di 45,8 anni alla Camera. La differenza dunque dovrebbe dare un premio più alto del 19,41% per le polizze dei senatori. Se le polizze fossero identiche, tenendo conto della differenza di età quelle dei senatori (che sono la metà) dovrebbero costare circa 700 mila euro di fronte al milione speso dalla Camera. Invece costano più del doppio: c'è qualcosa che evidentemente non quadra.

 

PIERO GRASSO SENATO GIANCARLO CASELLI E PIERO GRASSOLAURA BOLDRINI E AUNG SAN SUU KYILAURA BOLDRINI CON IL FRATELLO UGOboldrini kyenge b PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICAsenato-della-repubblica

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…